Contoanchio: l’esperienza del Comune di Campi Bisenzio
La partecipazione dei cittadini quale possibilità di influire sulle scelte di un’amministrazione pubblica ha visto negli ultimi anni una diffusione sempre maggiore tanto che, parallelamente ad istituti già previsti ed utilizzati quali i referendum, le consultazioni o le petizioni, sono prolificate le esperienze di percorsi partecipativi. Esperienze eterogenee che hanno un minimo comun denominatore quale quello di avviare forme innovative di coinvolgimento dei cittadini di fianco alle classiche forme di coinvolgimento della democrazia rappresentativa: forme strutturate di ascolto e di dialogo per ricostruire un rapporto di fiducia con le istituzioni, per ricostruire la coesione sociale, per programmare ed essere più vicini possibile alle esigenze delle persone. Un approccio quello partecipativo fondato sull’ascolto, sull’inclusione, sull’interazione, sulla creazione di piccoli gruppi di discussione coordinati da facilitatori per giungere all’elaborazione dal basso di proposte fatte dalla cittadinanza.
Tra le varie forme innovative di coinvolgimento dei cittadini vi è sicuramente quella del bilancio partecipativo in quanto in grado di promuovere il coinvolgimento su uno dei documenti più importanti sui quali l’amministrazione è chiamata a decidere: il bilancio comunale. Il bilancio partecipativo è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città attraverso il quale si consente loro di avere un ruolo attivo nello sviluppo e nella elaborazione delle politiche comunali. Nel bilancio partecipativo, la popolazione è invitata a stabilire delle priorità in vari campi o settori in merito a come investire una determinata somma economica messa a disposizione dall’amministrazione comunale.
A partire dagli anni ’90, molte amministrazioni hanno promosso esperienze di questo tipo. Tra queste il Comune di Campi Bisenzio ha deciso di intraprendere nel 2015 Contoanchio, la prima esperienza di bilancio partecipativo per questa amministrazione comunale.
Vediamo da vicino questa positiva esperienza coordinata dalla società reteSviluppo. L’amministrazione ha suddiviso il territorio in tre zone. Il primo bilancio partecipativo è stato dedicato ad una zona specifica (Sant’Angelo, San Piero a Ponti, San Cresci, San Donnino). Il Comune ha messo a disposizione 200mila euro. L’oggetto del processo partecipativo sono state le tematiche relative a: scuole (manutenzione straordinaria); viabilità (illuminazione pubblica, marciapiedi, piccoli manti stradali); verde urbano (arredo urbano, attrezzature ludiche, sistemazione e manutenzione straordinaria dei percorsi pedonali). Hanno partecipato i cittadini facenti parte di un campione rappresentativo sotto il profilo demografico e sociale e quelli che si sono autocandidati. Il percorso è stato caratterizzato da incontri pubblici di presentazione, di discussione e di restituzione dei progetti elaborati dai cittadini. I partecipanti hanno avuto la possibilità di chiedere incontri con tecnici ed esperti per avere maggiori informazioni ed approfondimenti. I cittadini sono stati messi a conoscenza ed hanno analizzato il bilancio ed il rendiconto delle attività dell’amministrazione, hanno formulato idee progettuali che gli uffici comunali hanno analizzato esprimendo per ciascuna un giudizio di fattibilità. I progetti elaborati dai partecipanti sono stati poi messi in votazione (hanno potuto votare i cittadini residenti di almeno 16 anni di età). È stata prevista una somma massima per intervento di 40mila euro.
L’esperienza di Campi Bisenzio può essere considerata a tutti gli effetti una buona pratica considerato il numero dei partecipanti (128) e soprattutto il numero dei votanti (1022) su un totale di circa 15 mila abitanti. Sono stati finanziati complessivamente 8 progetti elaborati dai cittadini. L’esperienza verrà ripetuta anche nel 2016 e nel 2017 coinvolgendo le zone rimanenti.
L’utilizzo di questo strumento si è dimostrato strategico soprattutto in questa fase storica caratterizzata da scarsità di risorse pubbliche, in cui si corre il rischio di generare una profonda divaricazione tra il principio del consenso e la capacità dell’amministrazione pubblica di rispondere ai reali bisogni della comunità. Allo stesso tempo, anche al fine di un consenso, l’amministrazione ha sentito la necessità di allargare al maggior numero possibile di attori la scelta delle priorità a livello locale. La partecipazione dei cittadini al governo della città, pertanto, è risultata necessaria a rispondere, in modo più efficace, ai bisogni della comunità locale in un’ottica di responsabilizzazione e coinvolgimento diretto dei cittadini.