Direi che sono una persona dolce, anche se con i miei lati forti, un po’ permalosetta e lavoratrice. E direi anche abbastanza resiliente, nonostante tutto.
Qual è il tuo ruolo all’interno di ReteSviluppo?
Sono qui per il tirocinio dell’Università. Sto per laurearmi alla magistrale in Scienze della formazione con una tesi su disabilità e resilienza come cura di sé stessi, come strumento positivo per autocurarsi e trovare una via di successo nel lavoro e nella vita. Studio per diventare pedagogista, spinta dal desiderio di aiutare gli altri trovando strade e metodi che mettano al centro la persona più che il suo problema. Qui a ReteSviluppo lavoro per promuovere sui social il lato positivo della disabilità e partecipo alla stesura di progetti e interventi nelle scuole. Ci siamo conosciuti alla mappatura dell’accessibilità di Prato di Kinoa e ci siamo trovati sin da subito.
Cos’è la resilienza nella vita quotidiana di una persona con disabilità?
È sia la resistenza agli sforzi di tipo fisico, sia la forza mentale necessaria a superare tutti i pregiudizi che affrontano nella vita di ogni giorno le persone con disabilità. La resilienza è anche la capacità di far fronte al fatto che quando parli con una persona, soprattutto se sconosciuta, sai che comunque lui o lei ti guarderà prima come disabile che come persona.
È lo sforzo continuo di trovare delle luci nonostante tutte le ombre.
Dalla tua esperienza personale, professionale o del tuo percorso di studi qual è la percezione della disabilità fra i bambini? Quali interventi sarebbero secondo te necessari?
Molto è cambiato rispetto a quando ho frequentato io le scuole, quando non c’erano percorsi ad hoc per le persone con disabilità e praticamente tutto era lasciato all’improvvisazione. Penso che ancora si potrebbe lavorare sull’accettazione da parte dei pari: quando cresci e il ruolo di risorsa affettiva e di intermediazione col mondo esterno della famiglia non ti basta più, trovare degli amici, delle persone con cui confrontarsi alla pari non è semplice. In questo senso si potrebbe lavorare in molti modi diversi. Sto lavorando per esempio a una serie di interventi in forma di gioco da proporre nelle scuole attraverso cui i ragazzi possono sperimentare alcune delle difficoltà sensoriali o fisiche che le persone con disabilità si trovano ad affrontare tutti i giorni. Esercizi semplici che aiutano però in modo concreto a capire le difficoltà e a guardare oltre, alla persona.
Progetti per il tuo futuro prossimo?
Spero che nel mio piccolo quello che faccio sia d’esempio per qualcuno, per i ragazzi con e senza disabilità, e mi aiuti a farmi conoscere. L’importante per me adesso però è laurearmi con un buon voto e trovare un lavoro che mi permetta di essere il più indipendente possibile.
Solo 2: mondana e mistica. Perché sono sempre curiosa e innamorata del mondo, delle cose che succedono, mi piace stare con la gente, conoscere nuove persone e storie. Ma ho anche bisogno di riflettere, fare silenzio, interpretare, pensare e ripensare alle cose, custodirle.
Qual è stato il tuo percorso all’interno di ReteSviluppo?
Ho iniziato facendo quello che so fare sulla carta: ricerca sociale. Grazie alla fiducia delle persone che ho trovato ho potuto iniziare a fare anche quello che più amo: inventare, sperimentare, insegnare ai ragazzi facendoli divertire. Il mio percorso si è costituito su di me e questa è la cosa più bella.
Cos’è ReteSviluppo? Quali sono le novità del nuovo corso?
ReteSviluppo è passato, presente e futuro insieme. Continua a indagare la realtà e a stimolare processi partecipativi. La novità più grande è sicuramente l’attenzione ai giovani e giovanissimi e il lavoro nelle scuole. E poi un po’ di tocco femminile, ma non troppo.
Perché fare attività di ricerca ed educazione con i social network/strumenti innovativi in generale?
Perché è il mondo che ce lo chiede. Questi strumenti sono il pane quotidiano dei ragazzi che incontriamo, sono il luogo dove vivono, dove si incontrano. Possiamo scegliere di lasciare questi luoghi disabitati, entrarci a gamba tesa rischiando di cacciare gli autoctoni o entrarci così, come proviamo a fare noi, in punta di piedi, dicendo ai ragazzi “i protagonisti siete voi”. Siamo noi che andiamo incontro agli altri in questi nuovi terreni e non ci aspettiamo che siano gli altri a venire da noi. Bisogna essere un po’ esploratori, ma quale ricercatore non lo è?
Quali sono i progetti in corso?
Sta per partire un nuovo progetto a cui teniamo molto che coinvolgerà i ragazzi delle scuole medie inferiori, i loro professori e i loro genitori, sempre sul tema dei social network. Ma non sveliamo di più.
Propositi per ReteSviluppo nell’anno che verrà.
Non smettere mai di cercare.
ReteSviluppo tra dieci anni…continua tu!
Aderente alla realtà del momento, qualunque essa sia, ma mai alla moda e mai stereotipata. Un po’ controcorrente, sempre. E con tanta voglia di scoprire cosa succede al capitolo successivo.
La prima reazione che vediamo tra i commenti è quella “ufficiale”: no alla politica su TikTok. E’ proprio la policy della piattaforma cinese che stabilisce che TikTok sia uno spazio di divertimento e condivisione di contenuti ludici e di intrattenimento e, assolutamente, non politici. Bytedance, la società cinese proprietaria di TikTok ha infatti recentemente annunciato che non accetterà sponsorizzazioni e contenuti a pagamento a sfondo politico. Da una parte questa presa di posizione sembra voler creare uno spazio “incontaminato” da certe baruffe che caratterizzano altri social network, dall’altra ha a che fare, in una certa misura, con una questione di controllo dei contenuti e censura. In ogni caso, la regola è semplice e chiara: niente politica su TikTok.
Una community ben definita
Andando avanti nei commenti troviamo una precisa sottolineatura da parte degli utenti: su TikTok ci sono alcuni tipi di persone. Se vuoi starci, devi accettare chi già ci abita.
Quest’ultimo commento, che sottolinea come TikTok sia presidio di sostenitori LGBT e non razzisti ha ricevuto ben 1032 like dagli altri utenti, segno di una community attiva e chiaramente connotata, che si sente unita e vede nella piattaforma un luogo di scambio e condivisione di un modo di vedere il mondo. Non solo divertimento scanzonato, vanno bene alcuni messaggi, ma non c’è posto per l’odio, dicono i tiktoker.
Non è un paese per Boomer
TikTok, come è noto, è popolato sopratutto da giovanissimi. Ma c’è di più: c’è una netta contrapposizione tra i ragazzi e gli adulti, visti come non adatti per stare sulla piattaforma: tornino su Facebook, quello è il loro posto.
Su TikTok c’è anche un trend che sintetizza questa sorta di “scontro generazionale”: Ok, Boomer. La generazione Z risponde in maniera secca alla generazione dei baby boomers che accusa i giovani di essere buoni a nulla, di stare sempre al telefono o di non aver voglia di lavorare. Ok Boomer è quindi una risposta canzonatoria per chiudere una discussione con chi, in fin dei conti, non può proprio capire. Matteo Salvini, quindi, rientra nei “boomer”, vecchi che sanno solo giudicare.
TikTok è un social per giovanissimi, la cui vita, anche digitale, è in parte controllata dai genitori. Lo spiega bene questo commento ironico di un ragazzo che teme di non poter più usare il telefono se sua madre lo troverà a mettere un like a Salvini.
Tutti dicono che è difficile fare i TikTok
Per fare un TikTok, un piccolo video di 15 secondi, serve un po’ più di impegno rispetto a quello impiegato su altri social network. Serve creatività, conoscere gli altri trend del momento e saperli re-interpretare, serve saper gestire gli effetti a disposizione nel migliore dei modi. Un ragazzino può impiegare anche diversi giorni per produrre un buon TikTok. I video di Matteo Salvini non rispettano nessuno di questi canoni. Produce contenuti propri, senza rifarsi ad alcun trend esistente. Nei video non fa niente di divertente, originale, non canta, non balla. In un video mangia delle olive all’ascolana, in un altro piega le ginocchia con una musica di sottofondo. Sono video che non rispettano la grammatica di TikTok, risultano fuori contesto.
Il risultato è essere “cringe”, ridicolo, inappropriato per l’utente medio che lo guarda.
Incancellabile
Una caratteristica importante e distintiva di TikTok è che i commenti ricevuti non possono essere cancellati. Se su Facebook e Instagram uno staff attento o un servizio automatizzato possono immediatamente censurare il dissenso, su TikTok quel che è scritto è scritto. E sotto i video di Matteo Salvini restano, quindi, anche (o soprattutto) i commenti negativi che non siamo abituati a leggere nelle sue pagine su altre piattaforme.
Cambiare le regole?
Chiara Ferragni, anche lei approdata su TikTok da pochissimo , ha adottato da subito tutto un altro stile rispetto a Matteo Salvini, dimostrando da subito di aver capito le regole della piattaforma. Nel suo primo video ha preso un trend tra i più virali del momento, lo ha interpretato magistralmente e ha aggiunto un finale personale. Se si vuole stare su una piattaforma, bisogna prima conoscerla ed adattarsi alle sue regole. Chiara Ferragni ha studiato e ha creato un prodotto perfetto, in linea con il linguaggio, la forma e il contenuto di TikTok, aggiungendo infine qualcosa di suo, come fanno gli influencer.
Salvini propone il modello opposto: cerca di portare le sue regole su TikTok. Ci riuscirà? Non lo sappiamo. Sotto gli ultimi video iniziano a spuntare anche commenti favorevoli, lasciati per lo più da utenti “adulti” con pochi follower e nessun video caricato, forse arrivati su TikTok da pochissimo.
Per il momento, TikTok è un luogo digitale con le sue regole e i suoi abitanti, una community forte e definita che protesta così di fronte all’invasione del proprio spazio da parte di utenti che propongono modelli culturali diversi: tornate al vostro paese.
Lo scorso 13 Ottobre siamo stati all’Internet Festival di Pisa e ci siamo divertiti a riflettere con circa 80 ragazzi di due istituti superiori pisani sulle “regole non scritte” di Instagram.
Ogni ragazzo sa bene, infatti, cosa si può pubblicare e cosa non si può pubblicare se vogliamo essere popolari sul Social Network del momento.
Le regole del profilo perfetto
Per prima cosa abbiamo lanciato uno dei nostri sondaggi interattivi e, in tempo reale, gli studenti hanno potuto dire ciò di cui si può parlare e ciò di cui non si può parlare su Instagram se non vogliamo apparire degli “sfigati”.
Gli argomenti ritenuti popolari ed instagrammabili dai ragazzi sono stati (in ordine):
1. Meme
2. Corpo femminile
3. Moda e bellezza
4. Calcio
5. Cibo
Commentando questi risultati i ragazzi hanno aggiunto che Instagram è il luogo della bellezza e dell’apparire, però anche del divertimento. Infatti la maggior parte dei ragazzi cerca su Instagram dei meme che facciano ridere e parlino di attualità in maniera ironica. Un meme è una vignetta o un immagine che diventa famosa in Internet e che gli utenti stessi modificano di volta in volta con un testo a piacere, adattandola all’attualità.
Ma attenzione: i meme devono essere aggiornati e non “vecchi”, altrimenti non sono più divertenti ma ridicoli.
Gli argomenti ritenuti impopolari e inopportuni sono invece stati (in ordine):
1- Religione
2- Scuola
3- Politica
4- Videogiochi
5- La vita “reale”
Per i ragazzi gli argomenti tabù su Instagram sono tutti quelli ritenuti “seri”: la religione, ma anche ciò che si studia a scuola. In generale, la vita reale appare noiosa e non interessante da raccontare su Instagram. I videogiochi, anche se sono un passatempo, sono ritenuti da “nerd” e quindi poco attraenti.
La sfida: creare l’anti-influencer
Abbiamo quindi chiesto ai ragazzi, divisi in squadre da 4 componenti secondo il format Social Challenge, di creare dei profili Instagram di personaggi poco popolari e di immaginare una loro giornata tipo attraverso post e storie. I risultati sono stati davvero divertenti e ci permettono di capire meglio le regole non scritte che gli adolescenti conoscono benissimo.
I personaggi creati
I ragazzi hanno quindi immaginato dei personaggi che non potrebbero spopolare su Instagram, degli anti-influencer. C’è, ad esempio, il kebabbaro che racconta per filo e per segno la propria giornata, il fan del Papa, il fan della serie animata Adventure Time, il professore di filosofia ambientalista, il fan del manga giapponese Naruto e il fan del videogioco Fortnite (e della religione).
Pirani Tamburino, il kebabbaro social
Il Papa è stato scelto come immagine per un profilo a sfondo religioso che ci tiene a precisare di “non commettere peccati”
Il cavallo di Adventure Time è diventato il personaggio di un profilo Instagram infantile
Dimitro Svazzino è un professore di filosofia ambientalista e non molto popolare
Questo profilo cerca di coniugare videogiochi e religione..il top dell’impopolarità!
Elogio dell’imperfezione e degli outsider
I ragazzi hanno ironizzato sull’ansia di apparire perfetti che domina Instagram, ancora più che altri Social Network. Hanno mostrato pranzi brutti e impiattati male, delusioni amorose, espressioni infantili e frasi decisamente poco accattivanti, tipiche di un target di utenti più “adulto” che, generalmente, non abita Instagram o che comunque i ragazzi non seguono.
Un pasto frugale e poco instagrammabile
Delusioni amorose
Una frase non molto instagrammabile
Intramontabili gattini
PeppaPig e Nuela, due trend del momento per bambini
Te lo dico con un meme
Altri ragazzi hanno invece giocato sui meme. Il linguaggio di Instagram, infatti, viaggia molto attraverso questo tipo di vignette umoristiche e modificabili dagli utenti. I ragazzi hanno dimostrato grande creatività e ironia nell’adattare immagini esistenti alla sfida lanciata durante l’Internet Festival, con risultati molto divertenti.
Un meme creato per la sfida
Meme a sfondo artistico
Anche Dimitro Svazzino si cimenta nei meme
Tre insegnamenti che ci portiamo a casa
Grazie a questa sfida abbiamo capito alcune cose sul rapporto tra Instagram e adolescenti:
1- Consapevolezza della distinzione tra reale e virtuale: i ragazzi sanno benissimo che ciò che viene postato su Instagram non è la realtà ma una selezione di ciò che è bello, che può apparire appetibile e invidiabile. Lo sanno perché essi stessi stanno attentissimi alla propria immagine social e a ciò che postano. L’immagine è fondamentale su Instagram, ma non manca la consapevolezza che la vita vera è un’altra cosa.
2- Mondi separati: i ragazzi non vogliono stare in luoghi abitati da adulti. Instagram è come il luogo di ritrovo, il muretto o il bar del quartiere. Se arriva un adulto e si intrufola nella conversazione dei ragazzi, i ragazzi scappano. Al tempo stesso, Instagram non è un luogo da bambini e pre-adolescenti: per loro c’è TikTok.
3- Se vuoi parlare agli adolescenti, fai un meme: il meme è il linguaggio preferito dai ragazzi, perché fa ridere, ma con intelligenza. Forse alla fine Instagram non è un luogo così superficiale come qualcuno vuol far credere. Per riuscire a starci dentro occorre tanto, tanto lavoro.
Per bilancio partecipativo (chiamato anche partecipato) s’intende una modalità di partecipazione dei cittadini alla vita politica della propria città. Attraverso il bilancio partecipativo si va ad assegnare una quota di bilancio dell’ente locale direttamente ai cittadini, in modo da permettere a questi di riflettere ed esprimere il proprio parere sulle scelte dell’Amministrazione. I cittadini, divisi in quartieri, frazioni o sezioni, possono trovarsi in assemblee e discutere per quali progetti impiegare i fondi messi a disposizione.
L’esempio del bilancio partecipativo del Comune di Campi Bisenzio
ReteSviluppo collabora da anni con il Comune di Campi Bisenzio realizzando esperienze partecipative. Infatti,il Comune di Campi Bisenzio ha già portato avanti in maniera virtuosa nel triennio 2015–2017 l’esperienza del Bilancio Partecipato coinvolgendo tutto il Comune diviso in 3 zone. Hanno partecipato ai tavoli di discussione quasi 200 cittadini.
Grazie a ReteSviluppo, il Comune di Campi Bisenzio si distingue per l’innovativa modalità del voto elettronico: le proposte emerse dai tavoli partecipativi sui territori vengono infatti votate online da tutti i cittadini, anche da coloro che non hanno partecipato al percorso.
Andando a consolidare questo percorso positivo, il Comune di Campi Bisenzio, sempre insieme a ReteSviluppo, ha introdotto nel 2019 alcune novità:
● Percorso a livello di frazioni e non più a zone, coinvolgendo per questa prima annualità del nuovo ciclo le frazioni di Gorinello, San Cresci e Sant’Angelo.
● Scatole delle idee nei territori per raccogliere le idee dei cittadini che non partecipano agli incontri serali.
● Integrazione con gli Obiettivi Agenda 2030 sulla Sostenibilità, anche in sinergia con il percorso proposto dalla Regione Toscana per la promozione e la costruzione partecipata di una Toscana Sostenibile.
La volontà è stata quella di andare tutti insieme, amministrazione e cittadini, verso un Comune Sostenibile. Lo sforzo di legare i progetti ideati per il Bilancio Partecipativo agli Obiettivi dell’Agenda 2030 è innanzitutto un’azione con intento formativo nei confronti dei cittadini. In questo modo il percorso diventa un momento di sensibilizzazione sulle tematiche dello Sviluppo Sostenibile, oltre che un momento importante di partecipazione e di dialogo tra cittadini e amministrazione.
Il percorso si è articolato con le seguenti modalità:
Attività di campionamento: i cittadini delle frazioni sono stati contattati telefonicamente dai facilitatori di reteSviluppo e invitati a partecipare
Un incontro introduttivo in ciascuna frazione (per un totale di 3 incontri) dove è stato illustrato il percorso, sono stati presentati gli Obiettivi 2030 e sono state raccolte le prime proposte dei cittadini.
Raccolta di ulteriori proposte tramite scatole disposte in luoghi chiave dei territori.
Secondo incontro in ciascuna frazione con tavoli partecipativi e interventi dei tecnici del Comune (per un totale di 3 incontri).
Un incontro conclusivo con la presentazione dei risultati e l’avvio del voto elettronico sulle proposte emerse nel percorso.
Voto elettronico aperto a tutti i cittadini con azioni di promozione del voto sul territorio
Le regole del buon Bilancio Partecipato
Dall’esperienza virtuosa del Comune di Campi Bisenzio possiamo trarre alcune linee guida per un Bilancio Partecipato che sia veramente incisivo sul territorio.
Lavoro su piccoli territori: il Bilancio Partecipato è occasione di incontro tra i cittadini e serve per creare comunità e senso di appartenenza. Persone che non si conoscevano possono incontrarsi grazie al percorso e impegnarsi attivamente per promuovere un progetto.
Ascolto attivo ma con dei punti fermi: il Bilancio Partecipato è un’occasione importante per un’amministrazione per ascoltare il punto di vista dei cittadini e i bisogni del territorio. Tuttavia occorre stabilire a priori delle regole molto chiare (le voci di spesa, le soglie massime, l’accesso al voto). In questo modo il percorso diventa anche formativo per i cittadini, che imparano ad esempio quanto può costare un intervento su un marciapiede o un attraversamento pedonale.
Collegamento con tematiche generali: sebbene sia strumento di costruzione di comunità locale il Bilancio Partecipato può essere occasione per uscire dal localismo in senso stretto e aprire i cittadini su temi più generali e di impatto più ampio. In questo senso, la sfida del Comune di Campi di legare il percorso agli obiettivi dell’Agenda 2030 è apparsa molto interessante.
Introduzione della tecnologia: il Bilancio Partecipativo è occasione per sperimentare strumenti tecnologici nuovi e utili alla semplificazione dei processi della pubblica amministrazione. L’uso di un portale per il voto online, l’introduzione di sondaggi interattivi in diretta durante gli incontri dei tavoli, la comunicazione coi cittadini tramite email, WhatsApp e social network, sono elementi importanti per la costruzione del Comune del futuro. Da un lato ciò permette di coinvolgere maggiormente i cittadini più giovani, dall’altro serve per creare una alfabetizzazione digitale di base nelle fasce medie e può far nascere sinergie intergenerazionali (ad esempio i giovani che aiutano gli anziani a votare online).
Presenza sul territorio: perché il percorso abbia effettivamente una ricaduta sul territorio occorre coinvolgere le associazioni e i luoghi di aggregazione (circoli, parrocchie, esercizi commerciali) in modo che diventino punti di riferimento e tramite tra i cittadini e l’amministrazione. E’ opportuno accompagnare gli incontri “ufficiali” con delle occasioni informali di presenza sul territorio, in cui incontrare i cittadini e promuovere la partecipazione.
Il voto online
Il voto online è stato aperto ufficialmente con un evento durante il quale sono stati presentati tutti i progetti ammessi e sono state spiegate le modalità di voto. Durante l’incontro sono anche stati illustrati ai cittadini le motivazioni che hanno portato all’ammissibilità o non ammissibilità dei progetti: il costo (i progetti ammissibili non dovevano superare la soglia dei 40.000 euro) e la competenza del territorio dell’intervento (i progetti ammissibili dovevano riguardare territori di competenza del Comune di Campi Bisenzio e non di altri comuni limitrofi o di altri enti). E’ stato poi mostrato ai cittadini il sito del voto e i cittadini intervenuti alla serata hanno potuto subito votare.
Hanno potuto accedere al voto online tutti i cittadini del Comune di Campi residenti nelle frazioni oggetto del progetto partecipativo che avessero compiuto i 16 anni di età al momento dell’apertura del voto.
Per il voto online è stato appositamente creato da ReteSviluppo un portale web grazie al quale è possibile mostrare nel dettaglio tutti i progetti che si possono votare anche con foto, infografiche e video. Grazie al portale il cittadino, dopo aver inserito il proprio codice fiscale e il numero della propria carta d’identità, potrà esprimere il proprio voto sui progetti e sui temi proposti dall’amministrazione.
Dopo aver inserito il documento di riconoscimento richiesto, nel caso di Campi Bisenzio, il cittadino doveva scegliere due progetti: uno della propria frazione e uno di un’altra frazione. Non era possibile scegliere più progetti della stessa zona né votare un numero di progetti diverso da due.
Per ogni difficoltà tecnica nel voto o domande di chiarimento è stata messa a disposizione una help line telefonica con un numero di cellulare dedicato.
Per promuovere il voto e informare i cittadini sono inoltre state effettuate le seguenti azioni di promozione:
Campagna Facebook sponsorizzata con un post contenente le istruzioni e il link al sito del voto che ha totalizzato oltre 3.000 visualizzazioni.
Volantini con le istruzioni e il link al sito del voto distribuiti nei principali punti di aggregazione del territorio e consegnati ai cittadini presenti la sera del 5 luglio per incassettamento.
Messaggio WhatsApp a tutti i partecipanti agli incontri del Bilancio Partecipato con istruzioni per il voto, link e invito a diffondere.
Email a tutti i partecipanti agli incontri del Bilancio Partecipato con istruzioni per il voto, link e invito a diffondere.
Sollecito via messaggio a tutti i referenti dei progetti per invitare a diffondere le informazioni sul voto.
Presenza di operatori nei luoghi più frequentati dalla comunità che invitavano a votare.
La partecipazione al voto ha registrato un incremento rispetto al 2015, quando nelle frazioni di San Donnino, San Piero a Ponti e Sant’Angelo votarono 604 cittadini su circa 9.000 aventi diritto (circa il 6,7%). Quest’anno, nonostante gli aventi diritto fossero molti meno (6.200 circa), hanno votato 710 cittadini, cioè circa l’11,5%. I voti totali raccolti sono stati 1420.
I risultati quindi sono molto buoni sia in termini di partecipazione agli incontri sia in termini di partecipazione al voto online.
App To Young nasce a Firenze grazie all’ Associazione Fiorenzo Fratini Onlus per dare voce ai ragazzi che vivono un momento di malessere o disagio, e hanno voglia di parlare con una voce amica. Si tratta di un’ App per tablet e smartphone, free, leggera e facile da scaricare.
Uno strumento innovativo, gratuito, semplice da usare, per aiutare i ragazzi in difficoltà tramite una chat gestita da altri giovani formati dagli esperti del Comune di Firenze e supervisionati da una psicologa professionista e tramite il contatto col call center dell’ Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Dal momento del suo lancio, nel novembre 2018, App To Young è stata scaricata oltre 540 volte mentre sono 690 le chat effettuate. Ad oggi i ragazzi che hanno avviato almeno una chat si dividono in 297 femmine e 199 maschi. La fascia di età che ha registrato più contatti, 250 è quella tra i 12 e i 17 anni.
L’argomento più frequente nelle chat dei ragazzi è l’ autolesionismo ma tra i temi ricorrenti troviamo anche i problemi legati all’alimentazione, all’identità sessuale e alla sfera sentimentale.
Il metodo Social Challenge
La Social Challenge è un metodo partecipativo per la diffusione e la promozione di messaggi positivi tra adolescenti attraverso Instagram.
I ragazzi stessi sono coloro che meglio conoscono le regole e il funzionamento dei social, e sono in grado di determinare, molto meglio degli adulti, ciò che può funzionare o non funzionare in rete. Il metodo promuove le capacità dei ragazzi e fa emergere coloro che, tra i pari, hanno più propensione a muoversi sui social e creare una rete di influenza.
Social Challenge per promuovere App To Young
Tra gennaio e marzo 2019 sono state realizzate cinque Social Challenge per la promozione dell’applicazione App To Young nelle scuole della Provincia di Firenze. I giovani studenti, partecipando a questi eventi, si sono quindi trasformati in influencer per diffondere l’applicazione tra i loro coetanei, ottenendo ottimi risultati.
squadre create: 74
ragazzi coinvolti direttamente: 380
follower raggiunti: 3.918
like ottenuti: 7.851
Evento finale
Il 29 maggio al Tuscany Hall di Firenze si è tenuto l’ evento conclusivo dove le squadre migliori delle precedenti Social Challenge, per un totale di 160 ragazzi, si sono affrontate in una sfida finale che ha eletto i migliori influencer di App to Young.
Nella giuria erano presenti la signora Giovanna Cammi Fratini, Antonio Montanaro del Corriere Fiorentino, Silvia Francario della Fondazione CR Firenze, Lucia Corti dell’Ufficio Scolastico Regionale, Lapo Cecconi di Kinoa , Marco Benadì di Youngle, Villa Lorenzi e Progetto Itaca Firenze.
Al terzo posto si è classificata la squadra arcobalen000 dell’istituto Chino Chini di Borgo San Lorenzo, vincitrice di un buono Netflix.
Al secondo posto si è classificata la squadra colombamatteo2 dell’istituto Galielo Galilei di Firenze, anch’essa vincitrice di un buono Netflix.
La squadra vincitrice è stata manudragon9dell’istituto Valdarno di San Giovanni Valdarno. Ognuno dei ragazzi è stato premiato con una cassa bluetooth.
Da dove nasce lo Smart Poll: i processi partecipativi.
Un “processo partecipativo” è una forma di democrazia partecipata che permette ai cittadini interessati di ritrovarsi per discutere insieme e confrontarsi su tematiche di varie tipo, dividendosi in tavoli dedicati ognuno a uno specifico aspetto del tema trattato. In questo modo ogni partecipante potrà esprimere la sua opinione ed elaborare insieme agli altri proposte e progetti concreti, per esempio per il miglioramento della città o per la costruzione di un programma elettorale. Lo Smart Poll è una soluzione innovativa che è possibile integrare in questi processi per aumentare il coinvolgimento e dare maggiore possibilità di esprimersi ai partecipanti.
Gli Smart Poll come integrazione dei tavoli partecipativi.
Alla parte di discussione e interazione tradizionale aggiungiamo un’attività partecipativa innovativa, gli Smart Poll.
Ecco come funziona:
1 — In tempo reale il lavoro dei tavoli è trascritto dai facilitatori su delle slide condivise in cloud, in modo che i coordinatori possano leggerle e sistematizzarle per la restituzione finale.
2 — Finiti i lavori dei tavoli, attraverso il proprio smartphone, con un sistema semplice ed intuitivo, ogni cittadino può partecipare in diretta ad un sondaggio sui temi trattati durante l’evento. I risultati del sondaggio sono trasmessi in tempo reale su uno schermo dando la possibilità a tutti i partecipanti di esprimere la loro opinione ma anche di visualizzare e commentare istantaneamente i risultati emersi dalle votazioni. Questo procedimento permette anche di votare le proposte dei tavoli per definire quelle più gradite non solo al singolo tavolo ma all’intera assemblea. In questo modo tutti i partecipanti possono esprimere la propria opinione non solo sul tema specifico del proprio tavolo ma anche su quelli degli altri tavoli.
3 — I sondaggi in tempo reale hanno un alto grado di personalizzazione e possono essere adattati alle varie esigenze dell’evento partecipativo. I sondaggi possono essere impostati in modo che nelle infografiche proiettate in tempo reale si possa distinguere visivamente il tavolo di appartenenza dei votanti. Assegnando ad ogni tavolo un colore di riferimento sarà possibile sapere in maniera semplice e immediata quali proposte sono più gradite ai partecipanti di ciascun tavolo.
Il valore aggiunto di uno Smart Poll in un evento partecipativo.
I vantaggi di aggiungere lo Smart Poll ad un evento partecipativo sono la sua velocità, che rende rapida e agevole la lettura dei risultati, e la possibilità di dare voce a tutti i partecipanti su tematiche diverse attraverso il meccanismo interattivo dei sondaggi in tempo reale. In questo modo ogni cittadino può esprimere la propria opinione non solo sul tema relativo al proprio tavolo di discussione ma su tutti i temi affrontati durante il meeting. Gli organizzatori dell’evento, come risultato finale, grazie agli Smart Poll non avranno solo la classica documentazione di un evento di partecipazione tradizionale ma anche una serie di schede ed infografiche che mostrano in maniera semplice ed immediata i risultati dei sondaggi istantanei effettuati dai partecipanti.
Per ReteSviluppo il 2018 è stato un anno fondamentale durante il quale sono iniziati due importanti progetti innovativi per il coinvolgimento dei giovani.
Fin da quanto è nata, ReteSviluppo ha sempre cercato sia di comprendere e studiare il mondo degli adolescenti, sia di trovare nuove metodi per valorizzare il loro talento e la loro creatività.
Le esperienze di alternanza scuola lavoro hanno permesso ai giovani di entrare in contatto con strumenti sempre più innovativi e l’unione di questi due mondi ha portato alla creazione di nuove esperienze e nuovi format dedicati ai ragazzi.
KibiGO, come trasformare una necessità in un’opportunità
I ragazzi di KibiGO
Oltre ad ospitare due tirocini extra curriculari di Giovani Sì, ReteSviluppo ha accolto nei suoi uffici molti giovani studenti degli istituti superiori per l’alternanza scuola lavoro ai quali ha fatto sperimentare KibiGO, un innovativo modello di formazione che delle nasce con l’idea di rivoluzionare il percorso di inserimento in un mondo del lavoro che sta velocemente cambiando a causa della trasformazione digitale attualmente in corso.
L’attuale sistema educativo talvolta non è in grado di dare a buona parte degli studenti i giusti strumenti che l’innovazione tecnologica ha reso oggi disponibili. Spesso non c’è nemmeno la percezione delle sconfinate potenzialità che risiedono in tanti ragazzi che, a causa di varie barriere informative, sociali o territoriali, non vengono valorizzati e si trovano a intraprendere percorsi professionali senza aver prima esplorato tutte le occasioni che offre un mondo del lavoro che sta evolvendo a gran velocità.
In particolare KibiGO offre ai ragazzi l’opportunità di sviluppare nuove idee attraverso un format che unisce la sperimentazione delle nuove tecnologie, l’educazione finanziaria tramite l’uso di una moneta virtuale e la realizzazione di veri e propri prototipi da lanciare sul mercato.
Il percorso vede come protagonisti giovani tra i 15 e i 25 anni con intuito e creatività che hanno voglia di confrontarsi con le tecnologie più innovative come l’intelligenza artificiale, gli assistenti vocali, Arduino, la realtà virtuale e la stessa blockchain.
Durante il 2018 hanno partecipato al format KibiGO 23 ragazzi di 4 istituti superiori fiorentini: l’Itis Meucci, l’istituto tecnico informatico Gobetti-Volta, il liceo delle scienze umane Capponi-Machiavelli e l’istituto tecnico Balducci.
Attraverso il modello KibiGO i ragazzi sono stati in grado di sviluppare prototipi innovativi come il distributore di bevande a comando vocale Calinda, il quadro dotato di intelligenza artificiale iFrame, oltre a progettare l’architettura stessa della piattaforma KibiGO e la sua blockchain.
Social Challenge, un metodo innovativo che usa i social per creare contenuti, raccogliere dati e diffondere messaggi positivi tra i giovani
Una sessione di Social Challenge
Il lavoro di ReteSviluppo con i giovani si è sviluppato anche attraverso il metodo “Social Challenge” proposto da Kinoa/DataLifeLab ha l’obiettivo di rendere protagonisti i ragazzi chiedendo loro di trasformarsi in influencer di messaggi positivi da trasmettere attraverso i social ai loro coetanei. Si tratta quindi di utilizzare il linguaggio e il contesto tipico dei ragazzi per far circolare messaggi con un impatto positivo ed educativo.
Il format è già stato applicato alla promozione delle scuole (i ragazzi si sono trasformati in veri e propri influencer per sponsorizzare la propria scuola), alla riqualificazione di spazi urbani (i ragazzi hanno dovuto portare il proprio punto di vista su uno spazio da riqualificare attraverso foto pubblicate su Instagram) e come strumento di supporto alla didattica (i ragazzi hanno creato i profili Instagram di personaggi studiati a scuola).
Le Social Challenge realizzate fino ad ora hanno coinvolto in tutto oltre 800 giovani.
In questi mesi il format è utilizzato nelle scuole superiori fiorentine per la promozione di AppToYoung, una app che offre sostegno e aiuto agli adolescenti in difficoltà con la finalità di prevenire il suicidio.
ReteSviluppo continuerà il suo lavoro con i ragazzi attraverso KibiGO, Social Challenge e tanti eventi di formazione, discussione e incontro organizzati nei nostri spazi, sempre aperti ai giovani protagonisti del futuro.
Instagram permette di condividere due diversi tipi di contenuto:
I post: foto e video accompagnati da una breve didascalia e hashtag che restano nella bacheca dell’utente. Gli altri utenti possono interagire pubblicamente con i post, mettendo “like” (il cui simboli su Instagram è un cuore) o commentando. Il formato dei post è quadrato.
Esempio di post
Le storie: sono foto e brevi video che dopo 24 ore dalla pubblicazione vengono cancellate automaticamente. Sulle storie è possibile applicare adesivi e gif animate e, da poco, inserire una canzone di sottofondo. L’interazione nelle storie è solo privata, chi vuole rispondere a una storia lo può fare solo tramite un messaggio privato oppure ricondividendola tra le proprie storie. Attraverso le storie è possibile anche effettuare piccoli sondaggi o chiedere agli altri utenti di porre una domanda a cui rispondere. Il formato delle storie ricalca esattamente la schermata dello smartphone.
Esempio di storia
Un tempo per ogni contenuto: tempo verticale e tempo orizzontale
Il tempo verticale è quello dei post, che si scorrono attraverso un movimento verticale sul touch screen dei nostri telefonini. I post rimangono nel profilo Instagram e possiamo vederli anche a distanza di tempo.
Il tempo orizzontale è invece quello delle storie, che visualizziamo scorrendo orizzontalmente e che si cancellano automaticamente ogni 24 ore. E’ il tempo effimero nel senso etimologico del termine, dal greco ἐϕήμερος, composto da ἐπί, cioè “sopra” e ἡμέρα , cioè “giorno”. Quindi effimero è proprio ciò che “dura un solo giorno”.
I post fissano quello che resta, le storie condividono in maniera rapida quello che poi è destinato a scorrere e ad essere dimenticato.
Ricerca esplorativa: focus group
Cogliere la sfumatura tra un contenuto che merita un post e un contenuto adatto ad una storia non è affatto semplice. Nei focus group sull’uso di Instagram che abbiamo condotto come laboratorio su alcuni studenti delle scuole superiori della provincia di Firenze, i ragazzi hanno saputo spiegare a voce quando scelgono di fare una storia e quando un post solo in parte, come si può vedere dalla trascrizione dei focus:
Intervistatore: “Come faccio a capire se una cosa è adatta da essere messa in un post o in una storia?”
Ragazzo1: “Tutto quello che ti succede è una storia”
Ragazza1: “Una bella foto è un post”
Ragazzo2: “No, secondo me no, direi quasi inspiegabile, nel senso che noi tutti lo sappiamo ma altre persone come te, grandi (riferito all’intervistatore n.d.r), non ce la farete mai a saperlo. Magari anche fai una cosa ma è un post”
Ragazzo1: “Le storie sono le cose più istantanee, che rimangano un giorno e poi ciao”
Ragazzo3: “Se è uno sketch fai una storia”
Ragazzo2: “Tipo quando ha nevicato tre quarti delle persone sulle storie hanno messo il video che nevicava”
Ragazzo3: “Il post è quando ti svegli, vedi che sei molto bello e ti fai una foto”
Ragazza2: “Il post sono le foto belle con le mie amiche”
Ragazzo2: “In gita delle 800 foto che hai fatto ne metti una come post, la più bella”
A parte la convinzione, da parte dei ragazzi, che Instagram sia un mondo le cui regole sono per lo più sconosciute ai “grandi”, dai focus emerge chiaramente che il confine tra storia e post è sottile e discrezionale, anche se una cosa è certa: quello che si merita di rimanere in un post è solo la parte più “bella”.
La ricerca sul campo: Galileo Social Challenge
Per approfondire questo aspetto sul campo si è scelto di utilizzare il metodo Social Challenge. Durante la Galileo Social Challenge, che ha coinvolto circa 100 studenti di diverse scuole fiorentine, il nostro team ha proposto ai ragazzi 4 sfide da portare avanti attraverso il profilo, creato dai ragazzi stessi, di un personaggio studiato a scuola.
In tutto sono stati creati 14 profili di personaggi scelti dai ragazzi tra quelli che in questi anni hanno incontrato tra i libri di scuola.
Proprio per cogliere le sfumature nell’uso di tempo verticale e tempo orizzontale, si è deciso di chiedere ai ragazzi di rispondere agli stimoli proposti scegliendo loro stessi, di volta in volta, se fare un post o se fare una storia. In questo modo si è lasciata piena libertà di espressione ai ragazzi, che hanno potuto connotare i loro personaggi sia dal punto di vista del registro utilizzato sia nella capacità di muoversi con dimestichezza nel tempo verticale e orizzontale di Instagram.
Le quattro sfide proposte riguardavano situazioni della vita quotidiana in cui i personaggi dovevano produrre un post o una storia: la mattina al risveglio, l’innamoramento, l’interazione con un altro personaggio della sfida e il momento del pasto.
I risultati rivelano chiaramente che le storie sono lo strumento preferito per la gestione dell’interazione con altri utenti. Nella prova in cui il personaggio doveva interagire con un altro profilo, 11 squadre su 14 hanno scelto di utilizzare una storia. Il tempo orizzontale sembra essere quindi quello dello scambio di battute, della condivisione di momenti passati insieme, del lancio di provocazioni. La sfida in cui, invece, i ragazzi hanno scelto di utilizzare prevalentemente i post è stata quella relativa all’amore (10 squadre su 14). Il tempo verticale, quello che resta, è quindi quello delle relazioni amorose e dell’amore in generale.
Se mi lasci non ti cancello
Al termine del gioco/contest è stata anche effettuata una breve discussione con i ragazzi che hanno partecipato ed è stato chiesto loro di provare a spiegare che criterio avessero utilizzato per scegliere se creare un post o una storia. “L’amore è qualcosa che rimane”, hanno detto gli studenti. Se le interazioni, scherzose o serie, con gli amici, il risveglio, i pasti, le cose del quotidiano, fanno parte di quel tempo orizzontale effimero, che ogni 24 ore si cancella e riparte, l’amore è qualcosa che merita un posto nel tempo verticale della nostra esistenza. Chissà cosa penserebbe Zygmunt Bauman e come concilierebbe con il suo “amore liquido” questa scelta dei ragazzi di immortalare l’amore come qualcosa che resta impresso, probabilmente non solo in una bacheca di Instagram.
La Toscana e l’innovazione, una sfida da vincere per creare lavoro e occupazione
Considerazioni sul sistema innovativo in Toscana di Lapo Cecconi:
Pro
Sicuramente il punto di forza della Toscana, non solo nel campo dell’innovazione è ovviamente la sua attrattività territoriale. Essere un punto di riferimento internazionale nei settori dell’arte, del turismo, della moda e della creatività garantisce la presenza sul territorio di un forte sistema di pmi con robusto know how nei settori tradizionali che può fare da volano per le nuove imprese innovative. Alcuni distretti da ormai qualche anno registrano dati dell’export molto incoraggianti che garantiscono le risorse per investire nell’innovazione e nell’industria 4.0.
Le tre aree universitarie della Toscana, con il sistema Pisa e il polo di Navacchio in testa lanciano segnali positivi, soprattutto nel campo della robotica, terziario avanzato e life science. Dopo anni di frammentazione tra i vari soggetti nel campo dell’innovazione stiamo finalmente assistendo ai primi segnali di collaborazione.
Anche in Toscana il Piano Nazionale Industria 4.0 ha dato l’impulso alla nascita dei primi Competence Center e Digital Innovation Hub, che dovrebbero mettere in contatto imprese, università e centri di ricerca, per realizzare progetti, fare formazione, autovalutare la maturità digitale e accedere ai finanziamenti pubblici e privati.
Firenze grazie al suo richiamo internazionale negli ultimi anni sta diventando un polo di aggregazione dove nascono continuamente nuovi spazi di coworking che diventano luoghi ibridi dove si incontrano imprenditori e studenti, vengono scelti come sede della startup, dove si fa formazione e networking.
Inoltre nel panorama regionale si sta timidamente affacciando una nuova figura imprenditoriale già presente nel resto d’europa, quella del business angel, cioè di un professionista che decide di aiutare, con il proprio denaro, giovani startupper che hanno un’idea imprenditoriale ma non hanno i fondi per svilupparla.
Contro
Il sistema dell’innovazione in Toscana deve assolutamente crescere perché abbiamo numeri bassi di start up, poca integrazione tra le aziende innovative e quelle tradizionali con forte know how, abbiamo una scarsa attrazione di investitori e le risorse quando ci sono vengono spesso filtrate tra troppi intermediari. Le regioni del Nord stanno investendo molte più risorse e stanno attraendo innovazione e talenti per poter rinnovare il proprio tessuto imprenditoriale e lanciare le sfide alle altre regioni e hub europei e internazionali.
Per competere a livello internazionale serve aggregazione, gioco di squadra e una forte identità, le risorse a disposizione e quelle da raccogliere devono puntare nella stessa direzione ed è quindi necessario abbattere una volta per tutte i campanili, ormai antistorici. Le istituzioni, le aggregazioni imprenditoriali e le università, devono scegliere, selezionare e allargare la squadra per raggiungere obiettivi specifici e identitari e per accompagnare, abbracciando una volta per tutte il cambiamento, questo territorio verso le sfide del futuro, sul quale siamo già in ritardo.
Collegare in modo efficace il sistema della formazione con il mercato del lavoro nei settori più innovativi e ad alta specializzazione tecnologica è una sfida ben nota ma per la quale non sono state trovate soluzioni adeguate. Il rischio è perdere talenti come sta succedendo nel sud Italia, accontentarsi della rendita delle bellezze del nostro territorio e scegliere di non essere protagonisti.
Unica certezza, certificata dai dati, è che per l’ennesima volta a rimetterci sono i giovani che dall’inizio della crisi, quindi da ormai dieci anni, continuano a registrare statistiche impressionanti. Un costante 30% nella casella della disoccupazione. Ci stiamo rendendo conto che il problema sta diventando irrisolvibile con le ricette applicate sono ad oggi?
Lapo Cecconi
Gli interventi dei nostri ospiti:
“Stiamo vivendo un cambiamento molto significativo dal punto di vista tecnologico ma anche sociale e sanitario e adesso c’è una necessità sempre maggiore di aumentare e migliorare la presa in carico delle persone. — ha sottolineato l’assessore regionale Stefania Saccardi — I crescenti problemi sociali come la disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della popolazione potranno essere affrontati solo grazie ad un forte investimento nell’innovazione tecnologica che permetterà di affrontare queste sfide in modo più efficace e riducendo i costi di gestione. L’esperienza di Kimap è un esempio di come la tecnologia può venire in aiuto ad un’esigenza sociale. La Toscana ha un patrimonio straordinario. Oltre alle Università, vere e proprie eccellenze, abbiamo una straordinaria industria innovativa, sia nel settore del farmaco che delle tecnologie informatiche. Come amministrazione abbiamo l’obiettivo di mettere tutto in sinergia, per alimentare e migliorare questo ecosistema puntando su realtà come la Fondazione Toscana Life Sciences, capace di mettere in relazione questi mondi, clinica e ricerca, coordinando pubblico e privato.”
Stefania Saccardi
“I dieci anni di attività di ReteSviluppo sono il successo di un team che fin dall’inizio ha creduto nell’innovazione e nella creatività come motore di sviluppo per l’intera comunità. Un’attività molto legata al tema del sociale e che grazie al navigatore Kimap ha realizzato una mappatura delle barriere architettoniche della città, che presto entrerà negli open data del Comune di Firenze: una collaborazione pubblico-privata sempre importante per la crescita delle comunità.” ha dichiarato Cecilia Del Re, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Firenze “È bello vedere come una realtà così giovane sia già così affermata nell’ecosistema fiorentino dell’innovazione. Un’esperienza particolarmente virtuosa, che ha permesso anche a tanti ragazzi degli istituti superiori di entrare a contatto diretto con il mondo dell’impresa e dell’imprenditorialità, rendendoli protagonisti delle attività e fonti di nuovi progetti. I primi due progetti realizzati da questi ragazzi sono infatti già approdati alla fiera Maker Faire di Roma. Auguri per questi 10 anni e in bocca al lupo per il futuro sperando di percorrere ancora della strada insieme”.
Cecilia Del Re
“Camera di Commercio di Firenze sostiene in tutti i modi l’innovazione delle imprese e del territorio, basti pensare che dal 2014 i progetti digitali gratuiti hanno coinvolto 6mila partecipanti e più di 2mila aziende — ha dichiarato Paola Castellacci, membro di giunta della Camera di Commercio di Firenze — Oggi ogni imprenditore può rivolgersi al PID, Punto Impresa Digitale, che è il luogo d’incontro perfetto fra le aziende e l’ecosistema dell’innovazione. Attraverso i nostri digital promoter si può migliorare l’organizzazione della propria azienda, sviluppare l’attività commerciale e allo stesso tempo utilizzare, se non lo si fa già, tutti gli strumenti cancella-burocrazia che sono a disposizione. Siamo sempre più convinti che non esista impresa senza innovazione, per questo spingiamo tantissimo per coinvolgere più aziende possibile”.
Paola Castellacci
“Adolescenti e giovani sono la fascia della popolazione meno studiata dalla ricerca sociale, eppure capirne le dinamiche è cruciale per uno sviluppo prospero dell’intera società.” ha detto la professoressa Anna Pettini presentando il Data Life Lab, il laboratorio congiunto tra reteSviluppo, Kinoa e l’Università di Firenze per studiare i comportamenti legati ai giovani attraverso nuovi format che fanno uso dei social network come strumenti di indagine. “La ricerca su questa popolazione non può prescindere da strumenti che portino il ricercatore il più vicino possibile ai dati della realtà corrente. La possibilità di utilizzare strumenti innovativi per la ricerca permette sia di aderire al mondo in cui i ragazzi si esprimono maggiormente, sia di coinvolgerli e così trasferire loro le competenze che possono costituirsi come base per un approccio innovativo al loro stesso lavoro futuro”.
Anna Pettini
Dopo gli interventi dei partecipanti sono stati mostrati i progetti innovativi dell’ecosistema nato da ReteSviluppo e dalla startup Kinoa, fondata nel 2016 dagli stessi imprenditori.
Il progetto di punta di Kinoa è Kimap, il primo navigatore per persone con disabilità motorie che offre agli utenti la strada più accessibile per raggiungere la loro destinazione. I dati sull’accessibilità sono raccolti automaticamente dai sensori degli smartphone degli utenti e elaborati da una tecnologia proprietaria brevettata da Kinoa. La raccolta automatica dei dati a partire dagli utenti stessi ha permesso di rendere Kimap disponibile ad una community mondiale.
Kimap
L’altro progetto presentato da Kinoa è stato KibiGO, un’esperienza dedicata ai giovani tra i 15 e i 25 anni ai quali viene offerta l’opportunità di sviluppare nuove idee attraverso un format che unisce la sperimentazione delle nuove tecnologie, l’educazione finanziaria tramite l’uso di una moneta virtuale e la realizzazione di veri e propri prototipi da lanciare sul mercato. Per KibiGO la startup Kinoa ha sviluppato una blockchain dedicata e una moneta virtuale, il Fiorino, che permette di certificare ogni attività all’interno dell’esperienza.
KibiGO
I partecipanti all’evento hanno potuto ammirare ed interagire con i primi due progetti realizzati dai ragazzi dell’esperienza KibiGO: Calinda, un distributore di bevande a comando vocale che serve il cocktail desiderato chiesto a voce dall’utente e iFrame, un quadro digitale dotato di intelligenza artificiale con una cornice realizzata appositamente da un artigiano fiorentino che mostra le bellezze dell’arte italiana.