E’ possibile fare Open Notebook Science a costo zero?

by Tommaso Rossi on 2 Ottobre 2015

La Open Notebook Science è la pratica di rendere disponibili i dati e le procedure utilizzate in un progetto di ricerca, rendendo questi disponibili on-line a chiunque desideri analizzarli o riprodurli.

Al giorno d’oggi i costi per produrre un output compatibile con i principi della Open Notebook Science si sono ridotti in modo importante ed è possibile cimentarsi in questo nuovo modo di fare ricerca:  in molti casi è un azione a costo zero e vi è il vantaggio di poter condividere in tempo reale il proprio lavoro e di ricevere feedback e integrazioni. Questo dovrebbe essere un importante incentivo ad utilizzare questo standard. Astronomia, Fisica, Scienze Naturali hanno già imboccato questa strada e non vi sono motivi per cui le scienze sociali debbano rimanere indietro. Anzi vi è sempre maggiore bisogno di trasparenza e condivisione per legittimare (o rilegittimare) scienze come economia e sociologia davanti alle comunità scientifiche e all’opinione pubblica.

La possibilità di questa rivoluzione è data da strumenti e paradigmi provenienti dal mondo dell’open source. In questo articolo vi raccontiamo tre strumenti che utilizziamo con profitto nelle nostre ricerche

  1. linguaggi di programmazione / scripting open source e librerie statistiche certificate dalla comunità scientifica
  2. un linguaggio di markdown per condividere in modo ordinato e documentato l’output della ricerca
  3. sistemi di controllo di versione e di hosting di codice su web / GitHub

1.  linguaggi di programmazione / scripting e librerie statistiche

Per fare ricerca è importante appoggiarsi a software verificati e testati dalla comunità scientifica, così da non incorrere in errori di calcolo. Nei linguaggi R e Python sono state prodotte svariate librerie statistiche di elevata qualità frutto del lavoro congiunto di ricercatori, imprese e centri di ricerca. reteSviluppo utilizza nelle ricerche più avanzate il framework python denominato Scipy ( http://www.scipy.org/ )

2.  un linguaggio di markdown per condividere in modo ordinato e documentato l’output della ricerca.  

Jupyter è un software che permette di rappresentare e documentare con testo, grafici e tabelle l’elaborazioni ( https://jupyter.org/ ): supporta ad oggi 40 linguaggi di programmazione, inclusi i più polari nella ricerca scientifica come Python, R, Julia e Scala.

3.  sistemi di controllo di versione e hosting di codice su web

I sistemi di controllo di versione permettono di lavorare contemporaneamente ad un progetto di ricerca da parte di più ricercatori. Il sistema tiente conto delle modifiche che vengono inviati dai vari ricercatori e le modifiche possono essere confermate od annullate dal capo della ricerca.

Inoltre diventa facile trasferire tutto su web, su piattaforme come GitHub, permettendo la collaborazione di ricercatori enterni al gruppo di ricerca.

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Tommaso RossiE’ possibile fare Open Notebook Science a costo zero?

Investire nel turismo in Italia

by Tommaso Rossi on 16 Settembre 2015

Il turismo è da sempre uno dei settori italiani che offre le maggiori potenzialità, favorito ovviamente dalle innumerevoli bellezze paesaggistiche del Bel Paese.

Investire nel settore del turismo è una pratica che anche in anni di crisi come quelli attuali sta riscuotendo un certo successo osservando i dati, che mostrano una certa controtendenza per quanto concerne le imprese riguardanti gli alloggi e la ristorazione.

I dati di Infocamere, analizzati ed elaborati da reteSviluppo, istituto di ricerca fiorentino, mostrano come le imprese operanti nei settori turistici, come attività di alloggio e ristoranti, siano cresciute negli ultimi cinque anni al contrario degli altri settori che, a causa della grave crisi economica, hanno diminuito il proprio numero. Il dato nazionale, infatti, vede negli ultimi 5 anni una diminuzione delle imprese totali del 2,56%, con diminuzioni marcate in settori come l’agricoltura (-12,78%) e l’industria (-7,86%); al contrario, le imprese operanti in attività di alloggio e ristorazione sono aumentate, dal 2009 al 2014, del 10,16%.

I dati, quindi, mostrano come il settore del turismo sia continuamente in espansione; ciò è confermato anche dal numero di imprese operanti in settori come attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento, che, dal 2009 al 2014, si accrescono a livello nazionale del 12,59%.

Anche in Toscana il trend è positivo: mentre le imprese totali si riducono del 2,47% negli ultimi 5 anni, le imprese specializzate in attività di alloggio e ristorazione crescono del 10,44%, registrando incrementi in tutte le province e in modo particolare nelle province di Firenze (+13,12%), Pisa (+18,73%) e Arezzo (+14,35%).

Ma la crescita più cospicua, è rappresentata dal turismo straniero: i dati della Banca d’Italia, sempre analizzati ed elaborati da reteSviluppo, mostrano come la spesa dei turisti stranieri in Italia sia cresciuta negli ultimi 5 anni del 18,36%, dato che in Toscana raggiunge il 24,67%, trainato dalle province di Firenze (+33,45%) e Siena (+36,53%).

Il numero dei turisti a livello mondiale sta aumentando negli anni e, di conseguenza, sta aumentando anche il fatturato legato a questa industria. È continua la nascita di nuove mete turistiche e, allo stesso tempo, il settore turistico si sta segmentando uniformandosi ai sempre nuovi flussi turistici ed ai nuovi clienti sempre più diversificati tra loro. Per tutti questi motivi, il turismo è continuamente alla ricerca di nuovi servizi da offrire e tale dinamica porta alla nascita di un gran numero di soggetti in ogni particolare segmento.

E’ tuttavia necessaria una sinergia anche con il settore pubblico che dovrebbe investire in infrastrutture, difesa dell’ambiente e beni culturali; si stima che il PIL generato dal settore turistico sia del 10,3% rispetto al totale, ma non mancano potenzialità per incrementare tale quota favorendo nuova imprenditoria e portando a una maggiore occupazione giovani e donne.

Le opportunità per investire nel turismo sono molte. L’Unione Europea offre diversi strumenti di finanziamento per il turismo, rivolti sia alle PMI che agli enti locali, con programmi specifici destinati a particolari aree tematiche come il turismo sostenibile, il turismo marittimo e costiero, il turismo culturale e favorendo l’utilizzo e l’introduzione delle ICT nel settore. Anche le stesse regioni italiane mettono a disposizione diverse opportunità di finanziamento con bandi specifici per le imprese del settore.

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Tommaso RossiInvestire nel turismo in Italia

Uscire dal tunnel in tre parole 

by Tommaso Rossi on 13 Agosto 2015

Un prima la buona notizia: ci siamo, il tunnel è finito. A fine 2015 il Pil della Toscana potrebbe aumentare fino all’1,2%. Lo certifica il rapporto Irpet-Unioncamere sullo stato di salute dell’economia regionale. Uno virgola due percento, dicevamo. Sembra poco? Lo è.

Ma se messo a paragone con la crescita zero registrata l’anno scorso, assomiglia ad un numero a tre cifre. Bene anche la partita esportazioni. Il «tosco-export» ha battuto l’Italia 4 a 0, aumentando tra il 2008 e il 2014 del 25,4%, il quadruplo della crescita registrata nello stesso periodo in tutto lo Stivale.

Ora la cattiva notizia. I disoccupati nella nostra regione restano 170mila, il doppio rispetto al 2008 quando quel tunnel chiamato Crisi lo infilammo in buona compagnia di tutta l’Eurozona. La morale: siamo avanzati di un metro ma il traguardo è lontano chilometri.

Per proseguire spediti serve una rivoluzione mentale: cominciare a vedere la Toscana come un ecosistema produttivo, politico e socio-economico dove tutti gli attori giocano la stessa partita. Quella della ripresa e della ricerca di una nuova coesione sociale, dove le imprese, soprattutto quelle che innovano, si aggregano, conquistano nuovi mercati e investono in ricerca e sviluppo.

Tre parole ci separano da questo traguardo: Cooperazione, Innovazione e Trasparenza. Le lega lo stesso filo. Cooperazione, lo ripeto, per spingere le nostre PMI dal locale al globale, tramite una nuova cultura di impresa e modelli di business alternativi come i contratti di rete. «Cartelli» virtuosi di aziende in grado di collaborare a progetti e obiettivi condivisi per dare gambe a quell’Innovazione in grado di spalancare la porta ai mercati esteri.

In questa direzione  l’innovazione, però, deve riguardare anche tutta la politica dei servizi alle imprese, portate avanti oggi da una miriade di soggetti che spaziano dal pubblico al privato, dalle associazioni di categoria ai professionisti.  Per il nostro ecosistema dovranno essere servizi sempre   alla crescita delle nostre aziende, all’acquisizione di vera formazione specilizzata e sempre più costruiti intorno all’azienda.  In poche parole, se l’azienda cresce è perché c’è una squadra a supporto e non solo perchì il titolare è illumnato.

Siamo alla Trasparenza (che al contrario si legge Merito). La Regione può premiare e incentivare questo meccanismo con una governance che destini risorse su base produttiva e non assistenziale, premiando le idee innovative che magari restano murate dentro un piccola impresa a conduzione familiare o una start-up nata ma già sul viale del tramonto.

Ecco, se da domani, questo diventasse reale, avremmo appena inventato un piccolo ecosistema. L’esatto opposto della selezione darwiniana con cui la crisi ha selezionato i soggetti più forti e ucciso il resto. Un ecosistema dove ogni stakeholder, ogni corpo intermedio o soggetto politico gioca nella stessa squadra, avendo però preso insegnamento da questa crisi e rinnovando concretamente i propri ruoli. Basta illusioni o mantra consolatori, è il momento di brillare. Insieme.

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Tommaso RossiUscire dal tunnel in tre parole 

OPEN DATA – La grande rivoluzione

by Tommaso Rossi on 22 Marzo 2015

Prendiamo tutti gli abitanti di Firenze. Immaginiamo di poter disporre liberamente dei dati relativi alla loro biografia sanitaria: quante radiografie o ecografie hanno effettuato in un mese. Quanto hanno speso. Quanto è stata lunga la loro attesa in ogni ospedale per ogni singola cura. Poi liberare questi dati online (ovviamente rispettando la privacy). Mettere il cittadino nella condizione di potersi orientare nella struttura più adatta alle proprie esigenze e il sistema sanitario di intervenire dove c’è maggiore bisogno, in modo chirurgico.

Oppure immaginiamo di conoscere in diretta quanti operai sono coinvolti nei cantieri della tramvia. Quali sono i tempi di avanzamento e poter confrontare l’opera con i progetti di Nizza o di Strasburgo. In una parola open data. Ogni ente locale mette a disposizione il suo patrimonio informativo e lo restituisce alla comunità. Il risultato: un’istantanea dell’effetto delle politiche sul territorio.

Immaginiamo. Perché oggi, purtroppo non è (ancora) così. La colpa è di quella trasparenza che manca. Oppure di valanghe di numeri gettati in Rete e travestiti da trasparenza. Le Pa troppo spesso rovesciano sul web il contenuto dei propri cassetti, lasciando al cittadino il compito di fare ordine e mettere insieme le tessere del puzzle.

Al CNR di Pisa a marzo è stato presentato il progetto ODINet. Cos’è? Un «Google dei dati», una piattaforma che aggrega e rende accessibili i miliardi di dati pubblicati ogni giorno in Rete da imprese e Pa. Nel team di ricerca che lo ha progettato e ideato c’è anche reteSviluppo, unica azienda fiorentina ad aver dato il proprio contributo a questo strumento.

Nel 2015 il numero dei file aperti pubblicati online dagli enti pubblici è arrivato a quota 14mila. Un oceano, pieno di informazioni sporadiche e spesso non aggiornate. Il rischio è che il cittadino ci anneghi dentro. Serve un faro: l’azione di filtraggio e indirizzamento svolto dall’amministrazione.

Le elezioni regionali sono dietro l’angolo. L’obiettivo deve essere una rivoluzione. Di quelle vere. Fra le priorità della nuova Toscana che uscirà dal voto dovrà essere predicata e messa in pratica la religione civile della trasparenza. Non basta rendere accessibili i dati. Serve un’azione di narrazione, indirizzo e guida in un mare magnum dove oggi siamo tutti pescatori solitari.

Perché un cittadino informato è un cittadino sovrano e partecipe. La posta in palio è troppo alta per sbagliare. Open data significa: ospedali più efficienti, inquinamento sotto controllo, politica più trasparente. E un potere di controllo in chiave anticorruzione. Grandi Opere incluse.

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Tommaso RossiOPEN DATA – La grande rivoluzione

Percorso partecipativo “Centrale idroelettrica di Camaioni”, Comune di Carmignano

by Tommaso Rossi on 17 Marzo 2015

Nel Comune di Carmignano (PO), ReteSviluppo sta seguendo il percorso partecipativo legato alla realizzazione della mini-centrale idroelettrica sul fiume Arno, nella frazione di Camaioni.

logo-camaioni-sito

Il progetto costituisce il primo esempio di percorso partecipativo strutturato per il Comune di Carmignano. Il processo mette al centro la tematica delle energie rinnovabili prendendo come punto di riferimento il progetto di realizzazione di una centrale idroelettrica in località Camaioni. I partecipanti esprimeranno le proprie opinioni, idee e suggerimenti in merito allo specifico intervento, all’utilizzo delle misure di compensazione e più in generale sulle possibilità di sviluppo sostenibile per il territorio. Il processo vuole avviare una discussione informata per fornire una corretta conoscenza del progetto, approfondire le ricadute di tale intervento sul territorio e valutare i possibili scenari che si verrebbero a creare, individuare le opere di compensazione da realizzare, raccogliere idee e proposte in ambito di energie rinnovabili, sviluppo sostenibile, efficienza energetica.

Il percorso prevede assemblee pubbliche, incontri con esperti e tecnici, momenti partecipativi, ascolto di proposte da parte di cittadini e associazioni, una fase di restituzione delle idee progettuali emerse. Oltre ai cittadini autocandidati che decideranno di prendere parte al percorso, verrà coinvolto anche un campione rappresentativo sotto il profilo sociale, demografico e territoriale. Al percorso prenderanno parte esperti in ambito di ambiente, sviluppo sostenibile, energie rinnovabili, green economy, impianti idroelettrici.

Maggiori informazioni sulla pagina Open Toscana: http://open.toscana.it/web/centrale-idroelettrica-camaioni

Facebook: www.facebook.com/centraleCamaioni?fref=ts

Twitter: www.twitter.com/centralecamaion

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Tommaso RossiPercorso partecipativo “Centrale idroelettrica di Camaioni”, Comune di Carmignano

Workshop sul progetto ODINet – OnLine Data Integration Network

by Tommaso Rossi on 16 Marzo 2015

Web Semantico, Open Data, Big Data e Social Network Analysis applicate ai settori Sociale, Economico e Sanitario nel contesto Toscano“,

odinet_retesviluppoMartedì 24 Marzo 2015, presso l’Aula Magna del CNR di Pisa, si terrà il Workshop sul progetto ODINet organizzato da Rete SviluppoSistemi Territoriali srl, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, CQR srl e SIMURG Ricerche, intende riunire professionisti, ricercatori, studiosi e decision-makers per una giornata di studio e confronto sulle tecnologie quali web semantico, open data, big data, Social Network Analysis applicate in settori quali il sociale, l’economico ed il sanitario nel contesto della Regione Toscana.

Nel corso del Workshop verranno esposti i risultati ottenuti dal progetto di ricerca e sviluppo ODINet (www.odinet.sister.it), co-finanziato dalla Regione Toscana, per lo sviluppo di una nuova piattaforma per la catalogazione, l’analisi, la ricerca e la restituzione di dataset con metodologie innovative. Il prototipo di progetto, che intende prefigurarsi come un ‘Google dei dati’, dà la possibilità di ricercare e visualizzare informazioni raccolte da vari portali open data nazionali e regionali attraverso tabelle, grafici e mappe.

La giornata si articolerà con vari interventi sia di carattere scientifico che tematico, per concludersi con una tavola rotonda in cui si confronteranno esperti e decision-makers. E’ prevista la partecipazione di figure quali l’assessore alla presidenza di Regione Toscana Vittorio Bugli, del presidente del W3C Italia Oreste Signore, il responsabile per l’open data ISTAT Vincenzo Patruno, e altre figure di primo piano nel panorama toscano negli ambiti di progetto.

Il workshop è aperto a tutti senza quote d’iscrizione, previa registrazione.

FORM DI REGISTRAZIONE

AGENDA PROVVISORIA

OrarioTitoloRelatoreRuoloEnte
08:30Registrazione
09:00Saluti istituzionali
Giorgio IervasiDirettoreIFC CNR
Carlo MagnarapaPresidenteSistemi Territoriali srl
Lapo CecconiPresidenteRete Sviluppo
Fabio MarianiPresidenteCQR srl
Moreno ToigoPresidenteSimurg Ricerche
09:15apertura di Regione Toscana: titolo da definireVittorio BugliAssessore alla presidenzaRegione Toscana
Odinet: un framework per il riuso e la valorizzazione dei dati aperti(moderatore) Oreste SignorePresidenteW3C Italia
09:35Introduzione al progetto ODINet: un innovativo framework per raccogliere, analizzare e rendere fruibili i dati onlineAlessandro GrecoSistemi Territoriali
09:50Semantic Web, SKOS, Linked Open Data: questi (s)conosciutiOreste SignorePresidenteW3C Italia
10:10Il knowledge graph di Odinet e il data linkage con i big data di WikipediaFrancesco PittoSistemi Territoriali
10:25La Social Network Analysis applicata alla ricerca semanticaErnesto LastresSistemi Territoriali
10:40Coffee break
Le ontologie tematiche alla base del motore di ricerca semantico(moderatore) Sabrina MolinaroIFC CNR
10:55Il thesaurus EUROVOC come patrimonio informativo di base per le ontologie tematiche (titolo provvisorio)Leopoldo TriesteScuola Superiore Sant’Anna
11:05L’ontologia di dominio salute, approccio metodologico e risultatiStefania Pieroni e Fabio MarianiIFC CNR e CQR
11:20Prospettive di uso dell’ontologia salute, le potenzialità del motore ODINetMichela Franchini e Fabio MarianiIFC CNR e CQR
11:35Il dominio sociale: metodologia, risultati, spunti per il futuroMoreno ToigoSIMURG
11:50L’ontologia di dominio economico, complessità e sovrapposizioni con gli ambiti sociale e sanitarioLuca CaterinoRete Sviluppo
Il riuso degli open data(moderatore) Vincenzo Patruno
12:05Open Toscana (titolo provvisorio)Vittorio BugliAssessore alla presidenzaRegione Toscana
12:20Il portale open data della Provincia di Lucca (titolo provvisorio)Lorenzo MaravigliaResponsabile open dataProvincia di Lucca
12:35SoldiPubblici.gov.it: gli open data per  promuovere l’accesso ai dati della spesa Pubblica (titolo provvisorio)Cristina MartelliUniversità di Firenze
12:50ISTAT: la strategia Open Data e il framework SDMX per lo scambio di dati statisticiVincenzo PatrunoResponsabile open dataISTAT
13:05Lunch break
Lo scenario di validazione e gli enti sperimentatori(moderatore) Cristina MartelliUniversità di Firenze
14:15Strumenti e metodi per la programmazione sanitariaFrancesco CiprianiDirettoreARS Toscana
14:30Strumenti e metodi per la programmazione economica (titolo provvisorio)Simone BertiniIRPET
14:45La programmazione sociale e sociosanitaria regionale: indicatori per il profilo di saluteLuca Puccetti/Marco La MastraOSR Toscana
Prospettive future e scenari di utilizzomoderatore da definire
15:00Open data e programmazione partecipata per un nuovo modello di welfare localeFabrizio BoldriniDirettoreSocietà della Salute Area Grossetana 
15:15La programmazione socio sanitaria come risultato dell’integrazione fra consapevolezza, disponibilità informativa e tecnologiaFranco DoniDirettoreSocietà della Salute del Vadarno
15:30La piattaforma StatLomb di Eupòlis LombardiaAntonio LentiniDirigenteEupòlis Lombardia
15:45Tavola rotonda
Prospettive future e scenari di utilizzo
Conoscere per decidere: gli open data possono migliorare le politiche pubbliche?
Conclusioni e chiusura dei lavori

 

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Tommaso RossiWorkshop sul progetto ODINet – OnLine Data Integration Network

Laureati fiorentini: poco pagati ma soddisfatti

by Tommaso Rossi on 22 Ottobre 2014
FIRENZE – Laurea, un anno dopo. Fiorentini pagati poco ma soddisfatti: il 70% ritiene la laurea uno strumento efficace per lavorare ma il guadagno medio è di 895 euro. Lo studio di ReteSviluppo, ente di ricerca spin-off dell’Università di Firenze.

Laureati fiorentini pagati poco ma soddisfatti: a un anno dal conseguimento del titolo più del 70% di loro ritiene la laurea uno strumento efficace per lo svolgimento della propria occupazione che però frutta un guadagno medio di 895 euro. Un livello retributivo che colloca l’ateneo di Firenze al 40esimo posto fra quelli aderenti al consorzio Almalaurea composto da 64 atenei italiani.

UnivesitàFirenzeLO STUDIO È il risultato dello studio di Rete Sviluppo, ente di ricerca spin-off dell’Università di Firenze che ha analizzato le performance dell’Università di Firenze tramite i dati Almalaurea 2013 classificandole in base a 4 voci: posizione contrattuale, efficacia del titolo di studio per lo svolgimento del proprio lavoro, livello retributivo e grado di soddisfazione del lavoro.

LA POSIZIONE CONTRATTUALE «Per quel che riguarda il primo aspetto – spiegano Marco Scarselli, ricercatore di Rete Sviluppo eFrancesco Schirripa  che ha collaborato allo studio – il 35,1% svolge un lavoro stabile (autonomo e dipendente a tempo indeterminato), e l’ateneo si posiziona, rispetto agli atenei più popolosi, dietro Catania e Bari e staccando Bologna (+7,3%) e Napoli (+6,6%) ed al di sopra di due punti  percentuali sulla media del collettivo indagato. Al di sotto della media è, invece, la percentuale di occupati “senza contratto” (11,9%); interessante è notare come in testa a questa classifica vi sono tre università napoletane: L’Orientale (30,9%), Parthenope (22,8%) e Federico II (21,9%); tra i più grandi atenei, i più bassi tassi di “occupati senza contratto” si rilevano per il Politecnico di Torino (8,5%) e l’Università di Bologna (9,2%)».

UNA LAUREA EFFICACE? La quota di laureati fiorentini che ritengono la laurea efficace per svolgimento della propria occupazione è del 71,6%, in linea con quella relativa all’intero collettivo (71,2%), e con quella dei dieci atenei più grandi (71,4%).

LA RETRIBUZIONE Non molto elevato è, invece, il livello retributivo: l’ateneo si colloca, in questa speciale classifica, al 40° posto, ed il guadagno medio è di 895 euro, mentre la media del collettivo è di 919 euro. Di poco inferiore è invece la media relativa agli atenei con il più elevato numero di laureati, 911 euro, e nel confronto con questi, l’Università di Firenze si colloca davanti solo agli atenei “più meridionali” (La Sapienza, Catania, Bari e Napoli).

LA SODDISFAZIONE Relativamente alla soddisfazione per il lavoro svolto le valutazioni dei laureati risultano simili per tutti gli atenei: su una scala da uno a dieci, infatti il gap tra i laureati dell’ateneo di Bolzano, che hanno manifestato il più elevato grado di soddisfazione (8,2) e quelli de L’Orientale di Napoli, i meno soddisfatti, è minore di due punti e mezzo. I laureati dell’ateneo fiorentino hanno espresso una valutazione in linea con la media generale (7).

L’OCCUPAZIONE «Il tasso di occupazione  dei laureati fiorentini – concludono Scarselli e Schirripa – ad un anno dal conseguimento del titolo (58,9%) risulta piuttosto soddisfacente, in relazione alla media generale degli atenei appartenenti al consorzio (52,8%), e l’ateneo si colloca in 19ᵃ posizione; nel confronto con i dieci atenei più grandi è preceduto solo da quelli di Torino, Genova e Padova, che presentano quote di poco superiori al 60%, ma davanti a Bologna (+2,6%) ed a La Sapienza (+7%). Tuttavia si registra un calo degli occupati di circa il 4% rispetto alla precedente rilevazione sui laureati del 2012».
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Tommaso RossiLaureati fiorentini: poco pagati ma soddisfatti

Geografia della crisi Toscana provincia per provincia

by Tommaso Rossi on 1 Ottobre 2014

 

Firenze ha retto l’onda della crisi con l’export, trainato da moda e meccanica, garantendo occupazione con il turismo. Massa è stata aggredita nell’edilizia e nelle costruzioni, e la ristorazione, il commercio e i servizi non hanno supplito a quanto la crisi ha «mangiato» nel resto della sua economia. A Prato invece l’occupazione è aumentata, però solo grazie a produzioni a basso valore aggiunto. Sono solo tre delle 10 fotografie che arrivano dai dati elaborati da Rete Sviluppo.

Le province che complessivamente sono andate meglio nell’ultimo periodo sono Firenze, Pisa (dove l’occupazione e l’aumento delle imprese sono dati positivi legati al turismo e all’hi-tech), Arezzo (con un exploit del settore oro, dopo anni di stallo) e Lucca (ma soprattutto, quasi solamente, grazie alle cartiere). Quelle peggiori sono state Massa, Prato (dove l’abbigliamento ha sostituito il tessile, cioè una produzione meno «ricca») ma anche Livorno. Anzi, per la (ex) principale provincia siderurgica e industriale della Toscana, se i dati fossero stati raccolti fin dall’inizio della sua crisi (metà del decennio scorso) il giudizio sarebbe ancora più severo.

Nel mezzo, con alterne fortune, si trovano Pistoia, dove l’export (soprattutto da i vivai) tiene ma non dà segnali sul fronte dell’occupazione. A Siena la farmaceutica traina l’export ma la crisi di Mps si fa sentire soprattutto sul consumo al dettaglio e sul valore aggiunto. Le tante crisi delle industrie grossetane vengono (pochissimo) attenuate dal buon successo dell’export, legato all’agricoltura.

immagine blog

Se invece si va a vedere un periodo più lungo, cioè gli anni della crisi (dal 2009 al 2013) si nota come proprio a Massa ci sia il dato migliore per imprese attive (confronto primo trimestre 2009-2014): l’1,98 in più, così come a Prato (0,47%), mentre tutte le altre, comprese Pisa e Firenze, hanno un saldo negativo, fino al «fanalino di coda» Lucca (-5,31%). Lapo Cecconi, presidente di Rete Sviluppo, e il ricercatore Marco Scarselli spiegano: «Massa ha visto nascere più aziende, ma sono dei settori del terziario di basso livello, con scarso valore aggiunto. È la provincia con più “neet” (ragazzi che non studiano, non cercano lavoro e non si formano) della Toscana». Prato, nonostante i dati sul numero di imprese in positivo (+0,7% confronto primo trimestre 2013-2014) è proprio la città che ha retto peggio alla crisi. Prato ha infatti una vivacità imprenditoriale che non aumenta il Pil procapite: il tessile è stato sostituito dall’abbigliamento, soprattutto di ditte cinesi, quindi si lavora di più ma si “guadagna” di meno. Nel lungo periodo, forse, sarà un vantaggio. Nel breve, è un problema. Lo stesso che hanno avuto, nei 5 anni presi in considerazione dalle analisi, anche Lucca, Pistoia, Siena e Grosseto: quelle che hanno subito di più la crisi. E anche i segnali positivi di Grosseto sono soprattutto un “effetto rimbalzo”. Dal fondo, insomma, si può risalire.

 

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Tommaso RossiGeografia della crisi Toscana provincia per provincia

Firenze: regina tra le città turistiche italiane

by Tommaso Rossi on 19 Settembre 2014

Vince la «camera con vista». I turisti stranieri preferiscono Firenze, battute Roma e Venezia. Nel primo semestre del 2014 gli arrivi stranieri nel territorio della provincia di Firenze sono cresciuti del 7,9% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Una cifra che stacca di un punto Roma (+0,6%) e Venezia (+6%) facendo conquistare a Firenze il primo posto sul podio delle città italiane più visitate nei primi sei mesi del 2014 rispetto al 2013.

LO STUDIO Sono i risultati dello studio di reteSviluppo, ente di ricerca spin-off dell’Università di Firenze che analizzando i dati della Banca d’Italia ha comparato la crescita dei flussi turistici del primo semestre 2014 del capoluogo toscano con quelli di Roma e Venezia, rispetto al 2013. Ma per il territorio di quella che da gennaio si trasformerà in Città Metropolitana le buone notizie non finiscono qui.

LA SPESA MEDIA La spesa giornaliera dei viaggiatori stranieri, infatti, nel periodo gennaio-giugno 2014, cresce nell’area fiorentina dell’8,5% rispetto all’anno precedente, facendo segnare, anche in questo caso, un incremento più deciso rispetto alle aree turistiche «rivali»: +1,8% a Venezia e +3% a Roma.

NEGLI ULTIMI 4 ANNI Dal 2010 invece, la spesa giornaliera dei turisti stranieri nell’area fiorentina è cresciuta del 26,9%, contro il +19,8% di Venezia e il +3% diRoma. Va detto tuttavia che, in valore assoluto, il primato spetta all’area metropolitana di Roma, con una spesa giornaliera dei turisti stranieri di 126 euro, contro i 121 euro di Firenze ed i 112 di Venezia.

IL COMMENTO «Il dato è senza dubbio molto significativo – spiega Nicolò Caciotti, ricercatore di reteSviluppo – soprattutto se confrontato con quelli relativi alle altre due città d’arte per antonomasia ed ai dati riferiti alle loro rispettive aree metropolitane che vedono incrementi più contenuti nell’arco di tempo considerato.

«La spesa giornaliera dei turisti stranieri – continua Caciotti – pur restando, nell’area fiorentina, leggermente inferiore rispetto a quella registrata nell’area romana, cresce costantemente negli ultimi anni, tant’è che dal 2010 il dato si è incrementato di oltre 20 punti percentuali».

«I dati relativi alla prima parte del 2014 – conclude – ci mettono di fronte ad una situazione tutto sommato abbastanza buona per quanto concerne l’area metropolitana fiorentina sul fronte del turismo straniero, seppur intermedia; è evidente che un quadro più completo potremo averlo solamente tra qualche mese, quando saranno disponibili i dati relativi al periodo estivo».

Infografica turismo Firenze

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Tommaso RossiFirenze: regina tra le città turistiche italiane

Il conflitto russo-ucraino può comportare una perdita di 120 milioni per le imprese fiorentine

by Tommaso Rossi on 2 Settembre 2014

centro commerciale MoscaLa crisi ucraina sta per presentare un conto salatissimo alle aziende fiorentine. Il Presidente russo Vladimir Putin ha ordinato infatti l’embargo su una lista di prodotti provenienti dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, in risposta alle sanzioni economiche comminate al suo Paese. Divieto di importazione di prodotti alimentari e, dal 1 settembre, di quelli legati al settore Moda: una batosta per le imprese dell’area metropolitana fiorentina quantificabile in circa 120 milioni di euro, pari al valore delle esportazioni realizzate verso la Russia da questi due settori nel corso del 2013.

La stima del danno che attenderebbe le imprese esportatrici fiorentine potrebbe essere in realtà più contenuta, considerando che l’embargo è limitato ad alcuni prodotti: via libera, ad esempio, ad eccellenze enogastronomiche quali vino e olio. Allo stesso tempo l’escalation del conflitto russo-ucraino in corso nelle ultime settimane potrebbe portare ad un muro contro muro diplomatico tra UE-USA, da un lato, e Russia, dall’altro: se l’embargo fosse esteso a tutti  i prodotti, il danno per l’economia fiorentina potrebbe allora assumere proporzioni ben più gravi, quantificabile in circa 300 milioni di euro, ovvero il 3,1% dell’export dell’area metropolitana. Appare inoltre non secondario sottolineare come, negli ultimi anni, il mercato russo sia stato tra quelli a maggiore crescita per le imprese fiorentine: dal 2011 al 2013 le esportazioni verso la Russia sono cresciute del 27,4%, un saldo positivo cui le imprese sono ormai davvero ben poco abituate a rapportarsi negli ultimi anni.

I dati sull’export verso la Russia delle imprese fiorentine, elaborati da reteSviluppo S.c. (Istat-Coeweb), mostrano quindi seri rischi di un indebolimento della presenza di queste aziende sui mercati internazionali. “Sulla politica estera”, commenta Marco Scarselli, ricercatore reteSviluppo, “chiaramente le aziende hanno ben poca facoltà di incidere, per questo il rischio di perdere un mercato che ha mostrato notevoli potenzialità negli ultimi anni non può che essere qualcosa che spaventa il tessuto produttivo fiorentino. L’attendismo, in questo caso, non può che peggiorare la situazione: occorre che le nostre aziende si mettano immediatamente alla ricerca di sbocchi di mercato alternativi, senza dimenticare che la qualità di alcune delle nostre produzioni resta non sostituibile dalla concorrenza proveniente da altri Paesi. Anche per questo motivo, è lecito pensare che il mercato russo non vada completamente perso anche di fronte ad un peggioramento delle relazioni diplomatiche tra Putin e i Paesi dell’Unione Europea”.

Se da un lato non è pensabile che la Russia possa proseguire con un atteggiamento di autarchia di sovietica memoria, è pur vero che altri Paesi nel frattempo non sono rimasti certo a guardare, cercando di sfruttare il gelo che si è creato tra l’ex gigante comunista e le democrazie occidentali: Turchia, Brasile ed altri Paesi latino-americani nelle ultime settimane stanno stringendo accordi di scambio con il mercato russo. Oltre agli effetti immediati sulla bilancia commerciale delle imprese dell’area fiorentina, la crisi di Kiev potrebbe comportare quindi degli effetti molto più duraturi nel medio e lungo termine.

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Tommaso RossiIl conflitto russo-ucraino può comportare una perdita di 120 milioni per le imprese fiorentine