Il bilancio partecipato col voto online

by Stefano Ciapini on 31 Luglio 2019

Per bilancio partecipativo (chiamato anche partecipato) s’intende una modalità di partecipazione dei cittadini alla vita politica della propria città. Attraverso il bilancio partecipativo si va ad assegnare una quota di bilancio dell’ente locale direttamente ai cittadini, in modo da permettere a questi di riflettere ed esprimere il proprio parere sulle scelte dell’Amministrazione. I cittadini, divisi in quartieri, frazioni o sezioni, possono trovarsi in assemblee e discutere per quali progetti impiegare i fondi messi a disposizione.

L’esempio del bilancio partecipativo del Comune di Campi Bisenzio

ReteSviluppo collabora da anni con il Comune di Campi Bisenzio realizzando esperienze partecipative. Infatti,il Comune di Campi Bisenzio ha già portato avanti in maniera virtuosa nel triennio 2015–2017 l’esperienza del Bilancio Partecipato coinvolgendo tutto il Comune diviso in 3 zone. Hanno partecipato ai tavoli di discussione quasi 200 cittadini.

Grazie a ReteSviluppo, il Comune di Campi Bisenzio si distingue per l’innovativa modalità del voto elettronico: le proposte emerse dai tavoli partecipativi sui territori vengono infatti votate online da tutti i cittadini, anche da coloro che non hanno partecipato al percorso.

Andando a consolidare questo percorso positivo, il Comune di Campi Bisenzio, sempre insieme a ReteSviluppo, ha introdotto nel 2019 alcune novità:

● Percorso a livello di frazioni e non più a zone, coinvolgendo per questa prima annualità del nuovo ciclo le frazioni di Gorinello, San Cresci e Sant’Angelo.

● Scatole delle idee nei territori per raccogliere le idee dei cittadini che non partecipano agli incontri serali.

● Integrazione con gli Obiettivi Agenda 2030 sulla Sostenibilità, anche in sinergia con il percorso proposto dalla Regione Toscana per la promozione e la costruzione partecipata di una Toscana Sostenibile.

La volontà è stata quella di andare tutti insieme, amministrazione e cittadini, verso un Comune Sostenibile. Lo sforzo di legare i progetti ideati per il Bilancio Partecipativo agli Obiettivi dell’Agenda 2030 è innanzitutto un’azione con intento formativo nei confronti dei cittadini. In questo modo il percorso diventa un momento di sensibilizzazione sulle tematiche dello Sviluppo Sostenibile, oltre che un momento importante di partecipazione e di dialogo tra cittadini e amministrazione.

Il percorso si è articolato con le seguenti modalità:

  • Attività di campionamento: i cittadini delle frazioni sono stati contattati telefonicamente dai facilitatori di reteSviluppo e invitati a partecipare
  • Un incontro introduttivo in ciascuna frazione (per un totale di 3 incontri) dove è stato illustrato il percorso, sono stati presentati gli Obiettivi 2030 e sono state raccolte le prime proposte dei cittadini.
  • Raccolta di ulteriori proposte tramite scatole disposte in luoghi chiave dei territori.
  • Secondo incontro in ciascuna frazione con tavoli partecipativi e interventi dei tecnici del Comune (per un totale di 3 incontri).
  • Un incontro conclusivo con la presentazione dei risultati e l’avvio del voto elettronico sulle proposte emerse nel percorso.
  • Voto elettronico aperto a tutti i cittadini con azioni di promozione del voto sul territorio

Le regole del buon Bilancio Partecipato

Dall’esperienza virtuosa del Comune di Campi Bisenzio possiamo trarre alcune linee guida per un Bilancio Partecipato che sia veramente incisivo sul territorio.

  1. Lavoro su piccoli territori: il Bilancio Partecipato è occasione di incontro tra i cittadini e serve per creare comunità e senso di appartenenza. Persone che non si conoscevano possono incontrarsi grazie al percorso e impegnarsi attivamente per promuovere un progetto.
  2. Ascolto attivo ma con dei punti fermi: il Bilancio Partecipato è un’occasione importante per un’amministrazione per ascoltare il punto di vista dei cittadini e i bisogni del territorio. Tuttavia occorre stabilire a priori delle regole molto chiare (le voci di spesa, le soglie massime, l’accesso al voto). In questo modo il percorso diventa anche formativo per i cittadini, che imparano ad esempio quanto può costare un intervento su un marciapiede o un attraversamento pedonale.
  3. Collegamento con tematiche generali: sebbene sia strumento di costruzione di comunità locale il Bilancio Partecipato può essere occasione per uscire dal localismo in senso stretto e aprire i cittadini su temi più generali e di impatto più ampio. In questo senso, la sfida del Comune di Campi di legare il percorso agli obiettivi dell’Agenda 2030 è apparsa molto interessante.
  4. Introduzione della tecnologia: il Bilancio Partecipativo è occasione per sperimentare strumenti tecnologici nuovi e utili alla semplificazione dei processi della pubblica amministrazione. L’uso di un portale per il voto online, l’introduzione di sondaggi interattivi in diretta durante gli incontri dei tavoli, la comunicazione coi cittadini tramite email, WhatsApp e social network, sono elementi importanti per la costruzione del Comune del futuro. Da un lato ciò permette di coinvolgere maggiormente i cittadini più giovani, dall’altro serve per creare una alfabetizzazione digitale di base nelle fasce medie e può far nascere sinergie intergenerazionali (ad esempio i giovani che aiutano gli anziani a votare online).
  5. Presenza sul territorio: perché il percorso abbia effettivamente una ricaduta sul territorio occorre coinvolgere le associazioni e i luoghi di aggregazione (circoli, parrocchie, esercizi commerciali) in modo che diventino punti di riferimento e tramite tra i cittadini e l’amministrazione. E’ opportuno accompagnare gli incontri “ufficiali” con delle occasioni informali di presenza sul territorio, in cui incontrare i cittadini e promuovere la partecipazione.

Il voto online

Il voto online è stato aperto ufficialmente con un evento durante il quale sono stati presentati tutti i progetti ammessi e sono state spiegate le modalità di voto. Durante l’incontro sono anche stati illustrati ai cittadini le motivazioni che hanno portato all’ammissibilità o non ammissibilità dei progetti: il costo (i progetti ammissibili non dovevano superare la soglia dei 40.000 euro) e la competenza del territorio dell’intervento (i progetti ammissibili dovevano riguardare territori di competenza del Comune di Campi Bisenzio e non di altri comuni limitrofi o di altri enti). E’ stato poi mostrato ai cittadini il sito del voto e i cittadini intervenuti alla serata hanno potuto subito votare.

Hanno potuto accedere al voto online tutti i cittadini del Comune di Campi residenti nelle frazioni oggetto del progetto partecipativo che avessero compiuto i 16 anni di età al momento dell’apertura del voto.

Per il voto online è stato appositamente creato da ReteSviluppo un portale web grazie al quale è possibile mostrare nel dettaglio tutti i progetti che si possono votare anche con foto, infografiche e video. Grazie al portale il cittadino, dopo aver inserito il proprio codice fiscale e il numero della propria carta d’identità, potrà esprimere il proprio voto sui progetti e sui temi proposti dall’amministrazione.

Dopo aver inserito il documento di riconoscimento richiesto, nel caso di Campi Bisenzio, il cittadino doveva scegliere due progetti: uno della propria frazione e uno di un’altra frazione. Non era possibile scegliere più progetti della stessa zona né votare un numero di progetti diverso da due.

Per ogni difficoltà tecnica nel voto o domande di chiarimento è stata messa a disposizione una help line telefonica con un numero di cellulare dedicato.

Per promuovere il voto e informare i cittadini sono inoltre state effettuate le seguenti azioni di promozione:

  • Campagna Facebook sponsorizzata con un post contenente le istruzioni e il link al sito del voto che ha totalizzato oltre 3.000 visualizzazioni.
  • Volantini con le istruzioni e il link al sito del voto distribuiti nei principali punti di aggregazione del territorio e consegnati ai cittadini presenti la sera del 5 luglio per incassettamento.
  • Messaggio WhatsApp a tutti i partecipanti agli incontri del Bilancio Partecipato con istruzioni per il voto, link e invito a diffondere.
  • Email a tutti i partecipanti agli incontri del Bilancio Partecipato con istruzioni per il voto, link e invito a diffondere.
  • Sollecito via messaggio a tutti i referenti dei progetti per invitare a diffondere le informazioni sul voto.
  • Presenza di operatori nei luoghi più frequentati dalla comunità che invitavano a votare.

La partecipazione al voto ha registrato un incremento rispetto al 2015, quando nelle frazioni di San Donnino, San Piero a Ponti e Sant’Angelo votarono 604 cittadini su circa 9.000 aventi diritto (circa il 6,7%). Quest’anno, nonostante gli aventi diritto fossero molti meno (6.200 circa), hanno votato 710 cittadini, cioè circa l’11,5%. I voti totali raccolti sono stati 1420.

I risultati quindi sono molto buoni sia in termini di partecipazione agli incontri sia in termini di partecipazione al voto online.

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Stefano CiapiniIl bilancio partecipato col voto online

L’evento finale della Social Challenge per App to Young

by Stefano Ciapini on 5 Giugno 2019

Cos’è App to Young

App To Young nasce a Firenze grazie all’ Associazione Fiorenzo Fratini Onlus per dare voce ai ragazzi che vivono un momento di malessere o disagio, e hanno voglia di parlare con una voce amica. Si tratta di un’ App per tablet e smartphone, free, leggera e facile da scaricare.

Uno strumento innovativo, gratuito, semplice da usare, per aiutare i ragazzi in difficoltà tramite una chat gestita da altri giovani formati dagli esperti del Comune di Firenze e supervisionati da una psicologa professionista e tramite il contatto col call center dell’ Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.

Dal momento del suo lancio, nel novembre 2018, App To Young è stata scaricata oltre 540 volte mentre sono 690 le chat effettuate. Ad oggi i ragazzi che hanno avviato almeno una chat si dividono in 297 femmine e 199 maschi. La fascia di età che ha registrato più contatti, 250 è quella tra i 12 e i 17 anni.

L’argomento più frequente nelle chat dei ragazzi è l’ autolesionismo ma tra i temi ricorrenti troviamo anche i problemi legati all’alimentazione, all’identità sessuale e alla sfera sentimentale.

Il metodo Social Challenge

La Social Challenge è un metodo partecipativo per la diffusione e la promozione di messaggi positivi tra adolescenti attraverso Instagram.

I ragazzi stessi sono coloro che meglio conoscono le regole e il funzionamento dei social, e sono in grado di determinare, molto meglio degli adulti, ciò che può funzionare o non funzionare in rete. Il metodo promuove le capacità dei ragazzi e fa emergere coloro che, tra i pari, hanno più propensione a muoversi sui social e creare una rete di influenza.

Social Challenge per promuovere App To Young

Tra gennaio e marzo 2019 sono state realizzate cinque Social Challenge per la promozione dell’applicazione App To Young nelle scuole della Provincia di Firenze. I giovani studenti, partecipando a questi eventi, si sono quindi trasformati in influencer per diffondere l’applicazione tra i loro coetanei, ottenendo ottimi risultati.

  • squadre create: 74
  • ragazzi coinvolti direttamente: 380
  • follower raggiunti: 3.918
  • like ottenuti: 7.851

Evento finale

Il 29 maggio al Tuscany Hall di Firenze si è tenuto l’ evento conclusivo dove le squadre migliori delle precedenti Social Challenge, per un totale di 160 ragazzi, si sono affrontate in una sfida finale che ha eletto i migliori influencer di App to Young.

Nella giuria erano presenti la signora Giovanna Cammi Fratini, Antonio Montanaro del Corriere Fiorentino, Silvia Francario della Fondazione CR Firenze, Lucia Corti dell’Ufficio Scolastico Regionale, Lapo Cecconi di Kinoa , Marco Benadì di Youngle, Villa Lorenzi e Progetto Itaca Firenze.

Al terzo posto si è classificata la squadra arcobalen000 dell’istituto Chino Chini di Borgo San Lorenzo, vincitrice di un buono Netflix.

Al secondo posto si è classificata la squadra colombamatteo2 dell’istituto Galielo Galilei di Firenze, anch’essa vincitrice di un buono Netflix.

La squadra vincitrice è stata manudragon9 dell’istituto Valdarno di San Giovanni Valdarno. Ognuno dei ragazzi è stato premiato con una cassa bluetooth.

La foto delle squadre vincitrici!

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Stefano CiapiniL’evento finale della Social Challenge per App to Young

Smart Poll, un metodo innovativo per la costruzione partecipata di interventi sul territorio e programmi elettorali.

by Stefano Ciapini on 1 Maggio 2019

Da dove nasce lo Smart Poll: i processi partecipativi.

Un “processo partecipativo” è una forma di democrazia partecipata che permette ai cittadini interessati di ritrovarsi per discutere insieme e confrontarsi su tematiche di varie tipo, dividendosi in tavoli dedicati ognuno a uno specifico aspetto del tema trattato. In questo modo ogni partecipante potrà esprimere la sua opinione ed elaborare insieme agli altri proposte e progetti concreti, per esempio per il miglioramento della città o per la costruzione di un programma elettorale. Lo Smart Poll è una soluzione innovativa che è possibile integrare in questi processi per aumentare il coinvolgimento e dare maggiore possibilità di esprimersi ai partecipanti.

Gli Smart Poll come integrazione dei tavoli partecipativi.

Alla parte di discussione e interazione tradizionale aggiungiamo un’attività partecipativa innovativa, gli Smart Poll.

Ecco come funziona:

1 — In tempo reale il lavoro dei tavoli è trascritto dai facilitatori su delle slide condivise in cloud, in modo che i coordinatori possano leggerle e sistematizzarle per la restituzione finale.

2 — Finiti i lavori dei tavoli, attraverso il proprio smartphone, con un sistema semplice ed intuitivo, ogni cittadino può partecipare in diretta ad un sondaggio sui temi trattati durante l’evento. I risultati del sondaggio sono trasmessi in tempo reale su uno schermo dando la possibilità a tutti i partecipanti di esprimere la loro opinione ma anche di visualizzare e commentare istantaneamente i risultati emersi dalle votazioni. Questo procedimento permette anche di votare le proposte dei tavoli per definire quelle più gradite non solo al singolo tavolo ma all’intera assemblea. In questo modo tutti i partecipanti possono esprimere la propria opinione non solo sul tema specifico del proprio tavolo ma anche su quelli degli altri tavoli.

3 — I sondaggi in tempo reale hanno un alto grado di personalizzazione e possono essere adattati alle varie esigenze dell’evento partecipativo. I sondaggi possono essere impostati in modo che nelle infografiche proiettate in tempo reale si possa distinguere visivamente il tavolo di appartenenza dei votanti. Assegnando ad ogni tavolo un colore di riferimento sarà possibile sapere in maniera semplice e immediata quali proposte sono più gradite ai partecipanti di ciascun tavolo.

Il valore aggiunto di uno Smart Poll in un evento partecipativo.

I vantaggi di aggiungere lo Smart Poll ad un evento partecipativo sono la sua velocità, che rende rapida e agevole la lettura dei risultati, e la possibilità di dare voce a tutti i partecipanti su tematiche diverse attraverso il meccanismo interattivo dei sondaggi in tempo reale. In questo modo ogni cittadino può esprimere la propria opinione non solo sul tema relativo al proprio tavolo di discussione ma su tutti i temi affrontati durante il meeting. Gli organizzatori dell’evento, come risultato finale, grazie agli Smart Poll non avranno solo la classica documentazione di un evento di partecipazione tradizionale ma anche una serie di schede ed infografiche che mostrano in maniera semplice ed immediata i risultati dei sondaggi istantanei effettuati dai partecipanti.

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Stefano CiapiniSmart Poll, un metodo innovativo per la costruzione partecipata di interventi sul territorio e programmi elettorali.

Un anno di lavoro con centinaia ragazzi tra alternanza scuola lavoro, KibiGo e Social Challenge.

by Stefano Ciapini on 18 Gennaio 2019

Per ReteSviluppo il 2018 è stato un anno fondamentale durante il quale sono iniziati due importanti progetti innovativi per il coinvolgimento dei giovani.

Fin da quanto è nata, ReteSviluppo ha sempre cercato sia di comprendere e studiare il mondo degli adolescenti, sia di trovare nuove metodi per valorizzare il loro talento e la loro creatività.

Le esperienze di alternanza scuola lavoro hanno permesso ai giovani di entrare in contatto con strumenti sempre più innovativi e l’unione di questi due mondi ha portato alla creazione di nuove esperienze e nuovi format dedicati ai ragazzi.

KibiGO, come trasformare una necessità in un’opportunità

I ragazzi di KibiGO

Oltre ad ospitare due tirocini extra curriculari di Giovani Sì, ReteSviluppo ha accolto nei suoi uffici molti giovani studenti degli istituti superiori per l’alternanza scuola lavoro ai quali ha fatto sperimentare KibiGO, un innovativo modello di formazione che delle nasce con l’idea di rivoluzionare il percorso di inserimento in un mondo del lavoro che sta velocemente cambiando a causa della trasformazione digitale attualmente in corso.

L’attuale sistema educativo talvolta non è in grado di dare a buona parte degli studenti i giusti strumenti che l’innovazione tecnologica ha reso oggi disponibili. Spesso non c’è nemmeno la percezione delle sconfinate potenzialità che risiedono in tanti ragazzi che, a causa di varie barriere informative, sociali o territoriali, non vengono valorizzati e si trovano a intraprendere percorsi professionali senza aver prima esplorato tutte le occasioni che offre un mondo del lavoro che sta evolvendo a gran velocità.

In particolare KibiGO offre ai ragazzi l’opportunità di sviluppare nuove idee attraverso un format che unisce la sperimentazione delle nuove tecnologie, l’educazione finanziaria tramite l’uso di una moneta virtuale e la realizzazione di veri e propri prototipi da lanciare sul mercato.

Il percorso vede come protagonisti giovani tra i 15 e i 25 anni con intuito e creatività che hanno voglia di confrontarsi con le tecnologie più innovative come l’intelligenza artificiale, gli assistenti vocali, Arduino, la realtà virtuale e la stessa blockchain.

Durante il 2018 hanno partecipato al format KibiGO 23 ragazzi di 4 istituti superiori fiorentini: l’Itis Meucci, l’istituto tecnico informatico Gobetti-Volta, il liceo delle scienze umane Capponi-Machiavelli e l’istituto tecnico Balducci.

Attraverso il modello KibiGO i ragazzi sono stati in grado di sviluppare prototipi innovativi come il distributore di bevande a comando vocale Calinda, il quadro dotato di intelligenza artificiale iFrame, oltre a progettare l’architettura stessa della piattaforma KibiGO e la sua blockchain.

Social Challenge, un metodo innovativo che usa i social per creare contenuti, raccogliere dati e diffondere messaggi positivi tra i giovani

Una sessione di Social Challenge

Il lavoro di ReteSviluppo con i giovani si è sviluppato anche attraverso il metodo “Social Challenge” proposto da Kinoa/DataLifeLab ha l’obiettivo di rendere protagonisti i ragazzi chiedendo loro di trasformarsi in influencer di messaggi positivi da trasmettere attraverso i social ai loro coetanei. Si tratta quindi di utilizzare il linguaggio e il contesto tipico dei ragazzi per far circolare messaggi con un impatto positivo ed educativo.

Il format è già stato applicato alla promozione delle scuole (i ragazzi si sono trasformati in veri e propri influencer per sponsorizzare la propria scuola), alla riqualificazione di spazi urbani (i ragazzi hanno dovuto portare il proprio punto di vista su uno spazio da riqualificare attraverso foto pubblicate su Instagram) e come strumento di supporto alla didattica (i ragazzi hanno creato i profili Instagram di personaggi studiati a scuola).

Le Social Challenge realizzate fino ad ora hanno coinvolto in tutto oltre 800 giovani.

In questi mesi il format è utilizzato nelle scuole superiori fiorentine per la promozione di AppToYoung, una app che offre sostegno e aiuto agli adolescenti in difficoltà con la finalità di prevenire il suicidio.

ReteSviluppo continuerà il suo lavoro con i ragazzi attraverso KibiGO, Social Challenge e tanti eventi di formazione, discussione e incontro organizzati nei nostri spazi, sempre aperti ai giovani protagonisti del futuro.

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Stefano CiapiniUn anno di lavoro con centinaia ragazzi tra alternanza scuola lavoro, KibiGo e Social Challenge.

Cosa va e cosa resta, uso di tempo verticale e orizzontale su Instagram

by Stefano Ciapini on 28 Dicembre 2018

Instagram permette di condividere due diversi tipi di contenuto:

  • I post: foto e video accompagnati da una breve didascalia e hashtag che restano nella bacheca dell’utente. Gli altri utenti possono interagire pubblicamente con i post, mettendo “like” (il cui simboli su Instagram è un cuore) o commentando. Il formato dei post è quadrato.

Esempio di post

  • Le storie: sono foto e brevi video che dopo 24 ore dalla pubblicazione vengono cancellate automaticamente. Sulle storie è possibile applicare adesivi e gif animate e, da poco, inserire una canzone di sottofondo. L’interazione nelle storie è solo privata, chi vuole rispondere a una storia lo può fare solo tramite un messaggio privato oppure ricondividendola tra le proprie storie. Attraverso le storie è possibile anche effettuare piccoli sondaggi o chiedere agli altri utenti di porre una domanda a cui rispondere. Il formato delle storie ricalca esattamente la schermata dello smartphone.

Esempio di storia

Un tempo per ogni contenuto: tempo verticale e tempo orizzontale

Il tempo verticale è quello dei post, che si scorrono attraverso un movimento verticale sul touch screen dei nostri telefonini. I post rimangono nel profilo Instagram e possiamo vederli anche a distanza di tempo.

Il tempo orizzontale è invece quello delle storie, che visualizziamo scorrendo orizzontalmente e che si cancellano automaticamente ogni 24 ore. E’ il tempo effimero nel senso etimologico del termine, dal greco ἐϕήμερος, composto da ἐπί, cioè “sopra” e ἡμέρα , cioè “giorno”. Quindi effimero è proprio ciò che “dura un solo giorno”.

I post fissano quello che resta, le storie condividono in maniera rapida quello che poi è destinato a scorrere e ad essere dimenticato.

Ricerca esplorativa: focus group

Cogliere la sfumatura tra un contenuto che merita un post e un contenuto adatto ad una storia non è affatto semplice. Nei focus group sull’uso di Instagram che abbiamo condotto come laboratorio su alcuni studenti delle scuole superiori della provincia di Firenze, i ragazzi hanno saputo spiegare a voce quando scelgono di fare una storia e quando un post solo in parte, come si può vedere dalla trascrizione dei focus:

Intervistatore: “Come faccio a capire se una cosa è adatta da essere messa in un post o in una storia?”

Ragazzo1: “Tutto quello che ti succede è una storia”

Ragazza1: “Una bella foto è un post”

Ragazzo2: “No, secondo me no, direi quasi inspiegabile, nel senso che noi tutti lo sappiamo ma altre persone come te, grandi (riferito all’intervistatore n.d.r), non ce la farete mai a saperlo. Magari anche fai una cosa ma è un post”

Ragazzo1: “Le storie sono le cose più istantanee, che rimangano un giorno e poi ciao”

Ragazzo3: “Se è uno sketch fai una storia”

Ragazzo2: “Tipo quando ha nevicato tre quarti delle persone sulle storie hanno messo il video che nevicava”

Ragazzo3: “Il post è quando ti svegli, vedi che sei molto bello e ti fai una foto”

Ragazza2: “Il post sono le foto belle con le mie amiche”

Ragazzo2: “In gita delle 800 foto che hai fatto ne metti una come post, la più bella”

A parte la convinzione, da parte dei ragazzi, che Instagram sia un mondo le cui regole sono per lo più sconosciute ai “grandi”, dai focus emerge chiaramente che il confine tra storia e post è sottile e discrezionale, anche se una cosa è certa: quello che si merita di rimanere in un post è solo la parte più “bella”.

La ricerca sul campo: Galileo Social Challenge

Per approfondire questo aspetto sul campo si è scelto di utilizzare il metodo Social Challenge. Durante la Galileo Social Challenge, che ha coinvolto circa 100 studenti di diverse scuole fiorentine, il nostro team ha proposto ai ragazzi 4 sfide da portare avanti attraverso il profilo, creato dai ragazzi stessi, di un personaggio studiato a scuola.

In tutto sono stati creati 14 profili di personaggi scelti dai ragazzi tra quelli che in questi anni hanno incontrato tra i libri di scuola.

Proprio per cogliere le sfumature nell’uso di tempo verticale e tempo orizzontale, si è deciso di chiedere ai ragazzi di rispondere agli stimoli proposti scegliendo loro stessi, di volta in volta, se fare un post o se fare una storia. In questo modo si è lasciata piena libertà di espressione ai ragazzi, che hanno potuto connotare i loro personaggi sia dal punto di vista del registro utilizzato sia nella capacità di muoversi con dimestichezza nel tempo verticale e orizzontale di Instagram.

Le quattro sfide proposte riguardavano situazioni della vita quotidiana in cui i personaggi dovevano produrre un post o una storia: la mattina al risveglio, l’innamoramento, l’interazione con un altro personaggio della sfida e il momento del pasto.

I risultati rivelano chiaramente che le storie sono lo strumento preferito per la gestione dell’interazione con altri utenti. Nella prova in cui il personaggio doveva interagire con un altro profilo, 11 squadre su 14 hanno scelto di utilizzare una storia. Il tempo orizzontale sembra essere quindi quello dello scambio di battute, della condivisione di momenti passati insieme, del lancio di provocazioni. La sfida in cui, invece, i ragazzi hanno scelto di utilizzare prevalentemente i post è stata quella relativa all’amore (10 squadre su 14). Il tempo verticale, quello che resta, è quindi quello delle relazioni amorose e dell’amore in generale.

Se mi lasci non ti cancello

Al termine del gioco/contest è stata anche effettuata una breve discussione con i ragazzi che hanno partecipato ed è stato chiesto loro di provare a spiegare che criterio avessero utilizzato per scegliere se creare un post o una storia. “L’amore è qualcosa che rimane”, hanno detto gli studenti. Se le interazioni, scherzose o serie, con gli amici, il risveglio, i pasti, le cose del quotidiano, fanno parte di quel tempo orizzontale effimero, che ogni 24 ore si cancella e riparte, l’amore è qualcosa che merita un posto nel tempo verticale della nostra esistenza. Chissà cosa penserebbe Zygmunt Bauman e come concilierebbe con il suo “amore liquido” questa scelta dei ragazzi di immortalare l’amore come qualcosa che resta impresso, probabilmente non solo in una bacheca di Instagram.

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Stefano CiapiniCosa va e cosa resta, uso di tempo verticale e orizzontale su Instagram

La festa di 10 anni di ReteSviluppo, 10 anni di innovazione.

by Stefano Ciapini on 17 Ottobre 2018

La Toscana e l’innovazione, una sfida da vincere per creare lavoro e occupazione

Considerazioni sul sistema innovativo in Toscana di Lapo Cecconi:

Pro

Sicuramente il punto di forza della Toscana, non solo nel campo dell’innovazione è ovviamente la sua attrattività territoriale. Essere un punto di riferimento internazionale nei settori dell’arte, del turismo, della moda e della creatività garantisce la presenza sul territorio di un forte sistema di pmi con robusto know how nei settori tradizionali che può fare da volano per le nuove imprese innovative. Alcuni distretti da ormai qualche anno registrano dati dell’export molto incoraggianti che garantiscono le risorse per investire nell’innovazione e nell’industria 4.0.

Le tre aree universitarie della Toscana, con il sistema Pisa e il polo di Navacchio in testa lanciano segnali positivi, soprattutto nel campo della robotica, terziario avanzato e life science. Dopo anni di frammentazione tra i vari soggetti nel campo dell’innovazione stiamo finalmente assistendo ai primi segnali di collaborazione.

Anche in Toscana il Piano Nazionale Industria 4.0 ha dato l’impulso alla nascita dei primi Competence Center e Digital Innovation Hub, che dovrebbero mettere in contatto imprese, università e centri di ricerca, per realizzare progetti, fare formazione, autovalutare la maturità digitale e accedere ai finanziamenti pubblici e privati.

Firenze grazie al suo richiamo internazionale negli ultimi anni sta diventando un polo di aggregazione dove nascono continuamente nuovi spazi di coworking che diventano luoghi ibridi dove si incontrano imprenditori e studenti, vengono scelti come sede della startup, dove si fa formazione e networking.

Inoltre nel panorama regionale si sta timidamente affacciando una nuova figura imprenditoriale già presente nel resto d’europa, quella del business angel, cioè di un professionista che decide di aiutare, con il proprio denaro, giovani startupper che hanno un’idea imprenditoriale ma non hanno i fondi per svilupparla.

Contro

Il sistema dell’innovazione in Toscana deve assolutamente crescere perché abbiamo numeri bassi di start up, poca integrazione tra le aziende innovative e quelle tradizionali con forte know how, abbiamo una scarsa attrazione di investitori e le risorse quando ci sono vengono spesso filtrate tra troppi intermediari. Le regioni del Nord stanno investendo molte più risorse e stanno attraendo innovazione e talenti per poter rinnovare il proprio tessuto imprenditoriale e lanciare le sfide alle altre regioni e hub europei e internazionali.

Per competere a livello internazionale serve aggregazione, gioco di squadra e una forte identità, le risorse a disposizione e quelle da raccogliere devono puntare nella stessa direzione ed è quindi necessario abbattere una volta per tutte i campanili, ormai antistorici. Le istituzioni, le aggregazioni imprenditoriali e le università, devono scegliere, selezionare e allargare la squadra per raggiungere obiettivi specifici e identitari e per accompagnare, abbracciando una volta per tutte il cambiamento, questo territorio verso le sfide del futuro, sul quale siamo già in ritardo.

Collegare in modo efficace il sistema della formazione con il mercato del lavoro nei settori più innovativi e ad alta specializzazione tecnologica è una sfida ben nota ma per la quale non sono state trovate soluzioni adeguate. Il rischio è perdere talenti come sta succedendo nel sud Italia, accontentarsi della rendita delle bellezze del nostro territorio e scegliere di non essere protagonisti.

Unica certezza, certificata dai dati, è che per l’ennesima volta a rimetterci sono i giovani che dall’inizio della crisi, quindi da ormai dieci anni, continuano a registrare statistiche impressionanti. Un costante 30% nella casella della disoccupazione. Ci stiamo rendendo conto che il problema sta diventando irrisolvibile con le ricette applicate sono ad oggi?

Lapo Cecconi

Gli interventi dei nostri ospiti:

“Stiamo vivendo un cambiamento molto significativo dal punto di vista tecnologico ma anche sociale e sanitario e adesso c’è una necessità sempre maggiore di aumentare e migliorare la presa in carico delle persone. — ha sottolineato l’assessore regionale Stefania Saccardi — I crescenti problemi sociali come la disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della popolazione potranno essere affrontati solo grazie ad un forte investimento nell’innovazione tecnologica che permetterà di affrontare queste sfide in modo più efficace e riducendo i costi di gestione. L’esperienza di Kimap è un esempio di come la tecnologia può venire in aiuto ad un’esigenza sociale. La Toscana ha un patrimonio straordinario. Oltre alle Università, vere e proprie eccellenze, abbiamo una straordinaria industria innovativa, sia nel settore del farmaco che delle tecnologie informatiche. Come amministrazione abbiamo l’obiettivo di mettere tutto in sinergia, per alimentare e migliorare questo ecosistema puntando su realtà come la Fondazione Toscana Life Sciences, capace di mettere in relazione questi mondi, clinica e ricerca, coordinando pubblico e privato.”

Stefania Saccardi

“I dieci anni di attività di ReteSviluppo sono il successo di un team che fin dall’inizio ha creduto nell’innovazione e nella creatività come motore di sviluppo per l’intera comunità. Un’attività molto legata al tema del sociale e che grazie al navigatore Kimap ha realizzato una mappatura delle barriere architettoniche della città, che presto entrerà negli open data del Comune di Firenze: una collaborazione pubblico-privata sempre importante per la crescita delle comunità.” ha dichiarato Cecilia Del Re, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Firenze “È bello vedere come una realtà così giovane sia già così affermata nell’ecosistema fiorentino dell’innovazione. Un’esperienza particolarmente virtuosa, che ha permesso anche a tanti ragazzi degli istituti superiori di entrare a contatto diretto con il mondo dell’impresa e dell’imprenditorialità, rendendoli protagonisti delle attività e fonti di nuovi progetti. I primi due progetti realizzati da questi ragazzi sono infatti già approdati alla fiera Maker Faire di Roma. Auguri per questi 10 anni e in bocca al lupo per il futuro sperando di percorrere ancora della strada insieme”.

Cecilia Del Re

“Camera di Commercio di Firenze sostiene in tutti i modi l’innovazione delle imprese e del territorio, basti pensare che dal 2014 i progetti digitali gratuiti hanno coinvolto 6mila partecipanti e più di 2mila aziende — ha dichiarato Paola Castellacci, membro di giunta della Camera di Commercio di Firenze — Oggi ogni imprenditore può rivolgersi al PID, Punto Impresa Digitale, che è il luogo d’incontro perfetto fra le aziende e l’ecosistema dell’innovazione. Attraverso i nostri digital promoter si può migliorare l’organizzazione della propria azienda, sviluppare l’attività commerciale e allo stesso tempo utilizzare, se non lo si fa già, tutti gli strumenti cancella-burocrazia che sono a disposizione. Siamo sempre più convinti che non esista impresa senza innovazione, per questo spingiamo tantissimo per coinvolgere più aziende possibile”.

Paola Castellacci

“Adolescenti e giovani sono la fascia della popolazione meno studiata dalla ricerca sociale, eppure capirne le dinamiche è cruciale per uno sviluppo prospero dell’intera società.” ha detto la professoressa Anna Pettini presentando il Data Life Lab, il laboratorio congiunto tra reteSviluppo, Kinoa e l’Università di Firenze per studiare i comportamenti legati ai giovani attraverso nuovi format che fanno uso dei social network come strumenti di indagine. La ricerca su questa popolazione non può prescindere da strumenti che portino il ricercatore il più vicino possibile ai dati della realtà corrente. La possibilità di utilizzare strumenti innovativi per la ricerca permette sia di aderire al mondo in cui i ragazzi si esprimono maggiormente, sia di coinvolgerli e così trasferire loro le competenze che possono costituirsi come base per un approccio innovativo al loro stesso lavoro futuro”.

Anna Pettini

Dopo gli interventi dei partecipanti sono stati mostrati i progetti innovativi dell’ecosistema nato da ReteSviluppo e dalla startup Kinoa, fondata nel 2016 dagli stessi imprenditori.

Il progetto di punta di Kinoa è Kimap, il primo navigatore per persone con disabilità motorie che offre agli utenti la strada più accessibile per raggiungere la loro destinazione. I dati sull’accessibilità sono raccolti automaticamente dai sensori degli smartphone degli utenti e elaborati da una tecnologia proprietaria brevettata da Kinoa. La raccolta automatica dei dati a partire dagli utenti stessi ha permesso di rendere Kimap disponibile ad una community mondiale.

Kimap

L’altro progetto presentato da Kinoa è stato KibiGO, un’esperienza dedicata ai giovani tra i 15 e i 25 anni ai quali viene offerta l’opportunità di sviluppare nuove idee attraverso un format che unisce la sperimentazione delle nuove tecnologie, l’educazione finanziaria tramite l’uso di una moneta virtuale e la realizzazione di veri e propri prototipi da lanciare sul mercato. Per KibiGO la startup Kinoa ha sviluppato una blockchain dedicata e una moneta virtuale, il Fiorino, che permette di certificare ogni attività all’interno dell’esperienza.

KibiGO

I partecipanti all’evento hanno potuto ammirare ed interagire con i primi due progetti realizzati dai ragazzi dell’esperienza KibiGO: Calinda, un distributore di bevande a comando vocale che serve il cocktail desiderato chiesto a voce dall’utente e iFrame, un quadro digitale dotato di intelligenza artificiale con una cornice realizzata appositamente da un artigiano fiorentino che mostra le bellezze dell’arte italiana.

Calinda e IFrame
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Stefano CiapiniLa festa di 10 anni di ReteSviluppo, 10 anni di innovazione.

Ricerca sociale e IA

by Tommaso Rossi on 29 Giugno 2017

Marco Scarselli, Data Scientist e imprenditore, non ha dubbi:

“10 anni fa quando, con i miei colleghi dell’università, abbiamo fondato la società di ricerca reteSviluppo era nei presupposti di dare grandissima importanza alla tecnologia: migliora la capacità di analizzare la realtà economico – sociale e ci ha permesso dare risposte veloci e complete ai nostri clienti.”

Fra i progetti sviluppati da reteSviluppo possiamo annoverare Odinet , motore di ricerca semantico di dataset: data una parola chiave, l’intelligenza artificiale insita nel programma  individua tutti i dataset (nel web o nel proprio archivio) relativi a quel tema / argomento / territorio, li rende omogenei, e ne fornisce una rappresentazione grafica.

 

“Lo strumento permette al decisore pubblico di individuare e dare una prima lettura dei dati in autonomia, permettendo ai centri studi regionali di concentrarsi sulla fase di approfondimento dei fenomeni.” Un altro progetto che fa largo utilizzo delle tecnologie “AI” è Tourinet: il sistema informativo, raccoglie informazioni dal web e dai social network turistici generando un piano di conoscenza in tempo reale sulle caratteristiche dell’offerta turistica. “Classificare tutte le informazioni presenti sul web sul tema turismo e renderle confrontabili e aggregabili è un qualcosa che solo l’intelligenza artificiale può fare in modo tempestivo: rispetto alle statistiche tradizionali il nostro cliente si trova un livello mai così dettagliato sui punti di forza e debolezza del territorio e la loro evoluzione nel tempo.”

Entrambi i progetti di ricerca e sviluppo sono stati realizzati grazie al cofinanziamento di fondi europei:

“la partecipazione al programma CReO FESR di Regione Toscana ci ha permesso di entrare in rete con importanti soggetti della ricerca nazionale, come ad esempio IFC CNR,  e di stabilire relazioni solide con soggetti di mercato che operano ad alto livello nel campo della Business Intelligence come ad esempio Sistemi Territoriali (parnter SAS). Il veloce scambio di idee fra privato e università generato da questi co-finanziamenti è un volano che permette di trasferire velocemente tecnologie, anche legate alla IA, dalla teoria alla vita di tutti i giorni”

“Nel nostro piccolo l’intelligenza artificiale ha avuto un impatto positivo anche a livello organizzativo interno: ha permesso di valorizzare il lavoro dell’uomo su attività a maggiore valore aggiunto lasciando alla IA le operazioni più ripetitive. Il tempo risparmiato è stato investito nello studio e nello sviluppo di prodotti ancora più innovativi e che potessero avere un impatto ancora maggiore sulla società. È in questo modo che abbiamo creato Kinoa”.

Kinoa è una  realtà spin-off di reteSviluppo impegnata specificamente nella realizzazione di prodotti innovativi per il bene pubblico attraverso l’integrazione di Big Data, tecnologie di Internet of Things e IA. Progetto di punta della start-up è Kimap: un’applicazione smartphone che permette di mappare in modo automatico l’accessibilità del territorio e contemporaneamente offrire funzione di navigazione ai portatori di disabilità motoria.

 

“In molti contesti urbani ed extraurbani, in strade, sentieri, nei luoghi di interesse, la presenza di barriere architettoniche – più o meno impattanti – rende estremamente complessa la mobilità di cittadini che utilizzano la sedia a rotelle anche per spostamenti a piccolo raggio. Negli ultimi anni l’innovazione tecnologica ha permesso di realizzare ausili/carrozzine in grado di aumentare enormemente la mobilità dei disabili. Essi ora sono in grado di spostarsi su lunghe distanze, con un’autonomia impensabile soltanto pochi anni fa, facendo crescere in maniera proporzionale le loro possibilità di lavoro e di svago. In questo contesto, ancora più di prima, l’accessibilità dei territori è il fattore chiave per l’autonomia dei disabili.”

“Quello che mancava prima di Kimap era uno strumento in grado di individuare i percorsi accessibili e confortevoli per il viaggiatore in carrozzina. La nostra comunità di Kimappers – cittadini in sedia a rotelle che utilizzano l’applicazione – ha già iniziato a mappare, alcune importanti città turistiche italiane fra cui Firenze, Roma e Bologna”.

Premiato anche alla Tuscan Big Data Challenge, competizione indetta dal SoBigData – laboratorio di ricerca promosso da Cnr, Scuola Normale di Pisa e IMt di Lucca, il progetto Kimap continua a crescere e mappare nuovi luoghi.

“Grazie all’entusiasmo di persone come Lapo Cecconi (Co Founder di Kinoa e presidente di ReteSviluppo) e Armando Dei (Socio di Kinoa e primo Kimappers) che è possibile diffondere e trasformare la tecnologia, di per sé neutra, ottenendo un impatto veramente positivo per tutti i cittadini”

articolo di Sara Aquilani @ Media Duemila – Rumors of the future

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Tommaso RossiRicerca sociale e IA

beFood, stili di vita a confronto

by Tommaso Rossi on 28 Giugno 2017

Ricette sperimentali per un futuro healthy degli adolescenti. Oltre 5000 ragazzi toscani coinvolti in un innovativo progetto di ricerca sociale legato allo stile di vita ed alle abitudini alimentari.

Obesità, alimentazione disordinata e disturbi dell’alimentazione sono tra i più grandi problemi di salute degli adolescenti, per l’alta prevalenza e le conseguenze fisiche e psicosociali potenzialmente molto gravi. Ad oggi, la prevenzione dell’obesità e dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) così come la promozione di stili di vita sani passa frequentemente attraverso le scuole e la voce dei docenti.

La Regione Toscana ha messo in campo nuove strategie di azioni, che prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie per facilitare la comunicazione, la centralità del giovane quale protagonista del suo percorso di “auto-educazione” e l’introduzione di processi peer-to-peer; in questa prospettiva si pone il progetto beFood.

beFood è stato definito con la collaborazione della Regione Toscana, sviluppato da reteSviluppo assieme al Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna, ha testato un metodo basato sull’interazione tra pari, con l’obiettivo di investigare in primis come diversi fattori, tra i quali il coinvolgimento diretto dei giovani destinatari delle politiche di promozione della salute, il loro network di riferimento e le modalità di relazione e comunicazione, il tutto legato a stili di vita sani e comportamenti che, nel tempo, possono essere dannosi alla salute.

Il progetto ha coinvolto 49 studenti di licei toscani, impegnati in un percorso Alternanza scuola-lavoro fornendo agli studenti una vera esperienza “professionale”, in cui è stata combinata formazione sul campo alla ricerca sociale con una responsabilità specifica sui risultati da conseguire, costruita sulla base del loro contesto stesso di appartenenza, cioè la rete dei loro coetanei.

I ragazzi coinvolti hanno raggiunto più di 5000 persone, di cui più di 4700 loro coetanei 16-17enni, dimostrando che, con strumenti e metodi adeguati, condividendo obiettivi, con responsabilità e fiducia, sono in grado di portare a termine con successo lavori complessi e raggiungere l’obiettivo.

Cuore dell’innovazione del progetto be Food è l’uso di canali di comunicazione e delle tecnologie familiari ai nativi digitali, cui il progetto è destinato. L’indagine è stata quindi realizzata sviluppando una webAPP dedicata che può essere utilizzata su di uno smartphone connesso ad internet senza necessità di installazione.

Caratteristiche peculiari della webAPP sono: la possibilità di rispondere al questionario tramite qualsiasi dispositivo connesso al web; un processo di registrazione e autenticazione che mantiene comunque il risultato del questionario del tutto anonimo; la valutazione in tempo reale a fine questionario della propria situazione, tramite un profilo e dei suggerimenti per migliorare il proprio stato di salute e la propria attività fisica; la presenza di un cruscotto di statistiche in tempo reale per valutare l’andamento dell’attività dei ragazzi delle varie provincie; un backend approfondito per sviluppatori e ricercatori necessario per monitorare risultati aggregati in tempo reale, statistiche di somministrazione, progressione del questionario e raggiungimento del campione.

I canali di somministrazione scelti, il web ed i social network, hanno tenuto conto non solo delle caratteristiche della popolazione target (popolazione giovane, grandi utilizzatori di tecnologie e di canali di comunicazione via internet), ma anche della necessità di raggiungere in modo capillare tutti i territori delle 10 province toscane. 

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Tommaso RossibeFood, stili di vita a confronto

A scuola di innovazione da Beethoven alla stampante 3D

by Tommaso Rossi on 16 Marzo 2017

Un laboratorio di giovanissimi studenti alla ricerca di soluzioni creative a problemi e bisogni

I bambini della IV elementare della Giotto di Firenze vanno a scuola di innovazione: lo stimolo fornito da Tommaso Rossi, musicista e sviluppatore autodidatta classe ’94, è quello di avviare alla creatività al servizio dell’innovazione, per immaginare nuove soluzioni grazie alla combinazione di tecnologie già esistenti con nuovi strumenti. Il primo maestro di innovazione è proprio un musicista, Ludwig van Beethoven: dopo l’ascolto della IX Sinfonia, emblema della musica e inno europeo, i bambini hanno scoperto che quando Beethoven ha composto questa musica era completamente sordo da cinque anni.

Dalla necessità di continuare a comporre e ascoltare musica, Beethoven si è ingegnato creando un meccanismo che gli permetteva di sentire suoni e vibrazioni tramite un bastoncino che metteva tra i denti e appoggiava al pianoforte. I giovani studenti hanno potuto ascoltare la musica dalla bocca, con lo stesso meccanismo: applicando ad una penna un magnete che vibra, è possibile ascoltare la musica attraverso le ossa.

Questo principio, la conduzione ossea, è stato poi applicato dagli anni ’70 negli apparecchi acustici che integravano le scoperte nel campo dell’elettronica.

Dai bisogni all’innovazione, quindi, passando per tecnologie esistenti ricombinate in modo creativo con nuove scoperte. I bambini sono stati stimolati a pensare proprio in questi termini: “Abbiamo bisogno di creare piccoli oggetti in 3D” – li ha imbeccati Tommaso Rossi – “Ma le nostre stampanti di casa stampano solo in due dimensioni: come potremmo fare?”  La risposta dei bambini, intuitiva ed immediata, è stata quella di utilizzare inchiostri più spessi, come colla a caldo o bianchetto, creando degli strati.

La stampante 3D si basa proprio su questo principio: si stampa uno strato sopra l’altro fino a creare uno spessore. I giovani innovatori hanno contemporaneamente potuto lanciare la stampa di un gadget con la stampante 3D seguendo il processo di stampa, e provare a costruire un oggetto in 3D con degli strati di cartone sovrapposti a formare con strati l’oggetto.

Modalità di apprendimento come questa, in un ambiente giocoso e informale in cui i bambini sono abituati a scoprire autonomamente l’innovazione avendo l’opportunità di riflettere e lavorare osservando le nuove tecnologie, si rivelano di grande importanza per l’acquisizione di competenze digitali. La classe si è dimostrata entusiasta dell’attività, in un clima di apprendimento divertente che ha permesso a tutti di esplorare e reinventare le tecnologie: insomma, giovani innovatori crescono!

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Tommaso RossiA scuola di innovazione da Beethoven alla stampante 3D

Realtà virtuale e dati, così si rinnova il giornalismo

by Tommaso Rossi on 16 Marzo 2017

Il Creative Technologist Mark Boas: portare nuove forme di empatia per entrare dentro le notizie

“Immaginate l’empatia di camminare con un visore di realtà virtuale nella città di Aleppo prima della guerra, e con un solo tocco essere proiettati nello stesso posto adesso, distrutto” – inizia così il racconto di Mark Boas, sviluppatore specializzato in media e web, con una collaborazione con Al Jazeera.

Mark Boas con il gruppo di lavoro di giovani fiorentini

Davanti a lui una platea di giovani, studenti universitari e sviluppatori, riuniti per l’occasione nella sede fiorentina di reteSviluppo. Si avvia così un percorso formativo finalizzato allo sviluppo di un gruppo di lavoro che utilizzi in modo continuo e professionale i dati, rendendoli fruibili attraverso la data visualization.

In un contesto in cui i lettori hanno a disposizione una quantità enorme di informazione – il 43,7% degli utenti non cerca le notizie, ma è raggiunto da esse durante la navigazione su Facebook – l’empatia e la capacità di restituire al lettore un buon grado di approfondimento sono infatti di enorme importanza. La raccolta e visualizzazione dei dati consente di fruire più pienamente della notizia, contrastando la tendenza allo scarso approfondimento e alla poca attenzione nei confronti della notizia. Trovare modi per restituire il giusto peso ai fatti che accadono è infatti una delle principali sfide di un giornalismo in crisi, che per attirare utenti è sempre più proteso a pubblicare notizie di scarsa rilevanza, con un crescente spazio per il gossip e per gli amici a quattro zampe.

Il data journalism e la facilità di visualizzazione e approfondimento dei dati possono rivelarsi poi una potente arma contro le fake news che ammorbano i fruitori di notizie online. La sfida del gruppo di lavoro dei giovani fiorentini è quella di dare una nuova empatia, dando all’utente la possibilità di entrare dentro la notizia, non solo visualizzando i fatti rilevanti in un modo intuitivo e che resta impresso nella memoria, ma potendoci interagire.

Florence Nightingale, 1858 – Diagramma delle cause di mortalità dell’esercito britannico ad Est (le aree indicano il numero di morti, i colori le cause di morte: in blu malattie prevenibili, in rosso ferite di guerra, in nero altre cause)

La grande quantità disponibile di Open data e le analisi sempre più affinate dei Big data, combinate con modalità di visualizzazione e fruizione dei dati accessibili a tutti, possono restituire una fotografia della realtà interessante, ed aprire spazi di discussione scovando notizie attraverso l’analisi dei dati. La possibilità di geolocalizzare i dati dà forza poi alla dimensione spaziale dell’informazione, collocandola nei luoghi in cui è generata e ai quali è riferita.

La frontiera dell’empatia dell’utente è lo sviluppo di modalità di visualizzazione dei dati con la realtà virtuale e l’utilizzo dei visori, come ricordava l’esempio di Boas sulla guerra in Siria e la necessità di riportare il tema al centro dell’attenzione. Il gruppo di giovani fiorentini si occuperà di utilizzare e sviluppare strumenti per analizzare i dati e visualizzarli in modo coinvolgente, facile da approfondire e attraente, a partire dall’analisi del contesto locale e delle tante notizie nascoste nel nostro vivere quotidianamente il territorio.

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Tommaso RossiRealtà virtuale e dati, così si rinnova il giornalismo