Donne e giovani, il sistema Toscano va in crisi sul lavoro
Il recente rapporto annuale dell’IRPET sul Mercato del lavoro (presentato il 15 Marzo a Firenze) ci illustra le difficoltà che la nostra Regione ha vissuto nello scorso anno e le sfide che deve saper cogliere. Stiamo vivendo la più grave crisi del dopoguerra, la Toscana in questi anni ha mostrato una buona tenuta rispetto alla crisi, in alcuni casi superiore a quella di molte regioni. Il quadro è però decisamente peggiorato e tale tendenza non sembra arrestarsi; l’uscita dalla congiuntura negativa è ancora lontana e il mercato del lavoro mostra segnali evidenti di indebolimento.
È indubbio come l’intensità e la durata della crisi siano tali che la ripresa del mercato del lavoro dipenderà giocoforza da una maggiore crescita, parola fortemente richiamata in questo periodo ma che necessita di azioni concrete a livello nazionale e politiche decise e ben mirate a livello locale.
Nel contesto delineato si inseriscono le nuove fasce in difficoltà e le categorie che maggiormente in questi anni sono state penalizzate: i giovani e le donne. Questo aspetto lo vediamo dai numeri: il tasso di occupazione delle donne toscane diminuisce di quasi due punti percentuali rispetto al 2008 passando dal 56,2% al 55,4%. A questo si aggiunge una maggiore penalizzazione sul fronte dei contratti di lavoro, che vede aumentare per le donne il part time involontario, dal 34,7 del 2008 al 45,8 del 2011. Infine, un altro aspetto non trascurabile riguarda l’aumento delle inattive, che sono cresciute del 6% rispetto al 2008.
Rispetto ai giovani, il rapporto evidenzia come sia la categoria demografica più colpita dalla crisi economica e quella più in generale penalizzata dai cambiamenti strutturali intervenuti nel mercato del lavoro negli ultimi dieci anni. In tale contesto è andata poi ad operare la nuova legge del ministro Fornero, i cui effetti non sembrano essere al momento visibili rispetto alle semplificazioni per sbloccare il lavoro di giovani e precari.
La posizione dei nostri giovani risulta essere più grave rispetto alla media europea con percentuali simili agli altri paesi della fascia mediterranea. Anche su questo punto alcuni numeri possono aiutarci a comprendere la gravità del fenomeno: la fascia di età tra i 15 e 24 anni ha perduto 170 mila occupati, raddoppiando la disoccupazione dal 15 al 30%, mentre raggiunge il 20% nella fascia 15-29. Circa 18 giovani su 100 appartengono oggi ai Neet (giovani che non studiano e non lavorano). Nel 2008 erano 13 su 100. Fra i Neet la prevalenza degli inattivi è maggioritaria (62%), così come la quota di giovani senza esperienze di lavoro (41%).
Questo quadro ci narra un situazione complessa, dove la legislazione nazionale deve fare la propria parte in modo determinato sostenendo e supportando queste categorie in forte difficoltà. Ma anche la Regione Toscana non può esimersi da prendere dei provvedimenti maggiormente decisi e mirati alle singole realtà.
Da tale situazione si esce solo se si propongono interventi concreti per agevolare il mercato del lavoro delle donne, giovani e meno giovani, e delle misure più adeguate a colmare il problema della conciliazione lavoro-famiglia, questione che penalizza maggiormente le donne che devono essere assunte con contratti più stabili.
Sui giovani, il dato che emerge è che giovaniSI non basta. Serve un maggiore sostegno all’occupazione in generale e non solo ai tirocini retribuiti, ancora oggi strumenti poco remunerati e in alcuni casi utili per approfittare delle speranze dei giovani. Così come servono delle misure fiscali più coraggiose per agevolare l’impresa che assume, proponendo anche maggiori sistemi di premialità. Ma serve anche dare entusiasmo a quei giovani che hanno perso speranza nel futuro, ma qui il compito non è solo politico!