Quasi non se ne può più, ormai sembra che tutti siano diventati startupper, imprenditori innovativi e pionieri impavidi.
Ti giri per strada e qualcuno ti nomina di iniziative legate alle start up, di incontri con i venture capitalist, di incubatori tecnologici e di spazi per il coworking. Il nome straniero non aiuta, Start up non sembra possa divenire una parola simpatica e alla portata di tutti. Per intendersi, le Start up sono aziende che nascono da zero attorno ad un’idea innovativa. Sono state la formula americana del successo della Silicon Valley, esportata in molte parti del mondo e approdata anche in Italia. Il ministro Passera un anno fa ha presentato una legge specifica per il supporto alla nascita delle imprese innovative, e nel recente Cresci Italia del dicembre scorso, cosa rara, sono state inserite alcune agevolazioni fiscali.
Questi interventi normativi sono stati accompagnati da un’importante campagna informativa, promozionale e pubblicitaria legata al brand Start up. Sono nati blog specializzati, movimenti di opinione, associazioni, progetti imprenditoriali e un flusso imponente di informazioni. Poco male, anzi molto bene. Ma fortunatamente non solo questo. Ecco la buona notizia di un impegno che sta portando ad alcuni risultati, fortunatamente tangibili. Nei primi tre mesi dell’anno sono nate 307 start up e ai primi di aprile siamo a quota 453. Con questi chiar di luna, direi che anche se start up non è una parola simpatica, è bene tenercela stretta!
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