Gli approcci di tipo partecipativo stanno avendo una importante diffusione, tanto in ambito privato che in ambito pubblico. Numerose sono le esperienze che si stanno compiendo e con esse l’emergere di nuove figure di gestione o facilitazione dei gruppi e dei processi decisionali.
Oggi risulta sempre più strategico ad esempio per le organizzazioni coinvolgere le risorse umane presenti al proprio interno così come per le amministrazione pubbliche locali riuscire a coinvolgere i propri cittadini nell’indirizzo delle scelte pubbliche. Le aziende si stanno spostando verso modelli meno accentrati, meno direttivi poiché il coinvolgimento dei dipendenti e dei collaboratori è un elemento fondamentale per il buon funzionamento dell’organizzazione stessa.
Allo stesso modo, risulta sempre più strategica per le amministrazioni pubbliche locali la partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità; promuovere l’inclusione dei cittadini significa acquisire conoscenze comuni del territorio molto preziose e responsabilizzare le persone nelle decisioni da prendere.
Per promuovere l’inclusione nei processi decisionali c’è sempre più bisogno di strutturare percorsi ed eventi capaci di coinvolgere le persone per acquisire conoscenze ed informazioni. C’è bisogno di organizzazione e di figure capaci di promuovere la partecipazione attiva.
Si parla a tal proposito di strumenti e di figure capaci di facilitare tali processi. Ma che cos’è in primo luogo la facilitazione? La facilitazione è un processo di guida non direttiva di un gruppo di lavoro, con il supporto di un facilitatore o moderatore. La facilitazione ha come obiettivo quello di aiutare un gruppo a prendere delle decisioni, o anche semplicemente, a consultarsi, in modo costruttivo; promuove la presa di decisioni con un approccio partecipativo, condiviso, plurale ed inclusivo di tutti i punti di vista.
La facilitazione è dunque l’attività centrale di un progetto partecipativo ed è attuata da una figura specifica: il facilitatore.
Chi è il facilitatore? Secondo Pino De Sario, Psicologo sociale e formatore, autore, tra gli altri, del libro “Professione facilitatore. Le competenze chiave del consulente alle riunioni di lavoro e ai forum partecipati, 2005”, il facilitatore è un consulente di processo con alte competenze relazionali che accompagna le organizzazioni a perseguire i risultati progettati.
La facilitazione e la figura del facilitatore acquisiscono rilevanza quando i processi assumono caratteristiche dialogiche, nel momento in cui si abbandona una logica di tipo assembleare tra i partecipanti e si cerca al contrario una interazione forte ed informale.
Il facilitatore si occupa degli aspetti organizzativi ed interpersonali: introduce l’incontro, gestisce l’ordine del giorno o agenda, conduce le discussioni, promuove il dialogo tra i partecipanti, attribuisce il turno di intervento nella conversazione, organizza la tematica, gestisce il tempo a disposizione e le varie fasi di lavoro, cura che tutti abbiano le informazioni necessarie inerenti i temi dell’agenda. Sempre secondo le parole di Pino De Sario, il facilitatore occupa un ruolo neutro sui contenuti e mediano tra gli attori, svolge il ruolo di ponte tra soggetti che possono presentare diversi punti di vista; De Sario delinea un profilo professionale di facilitatore, un consulente nei gruppi e nelle organizzazioni che si occupa di mediare conflitti, problemi ed apprendimenti.
Nuove modalità e nuove figure si stanno dunque affacciando sullo scenario dei processi decisionali e con esse nuove possibilità di coinvolgimento dei soggetti nella elaborazione di proposte e priorità; approcci che derivano da processi di lungo periodo ma che oggi vedono concretamente punti di applicazione e competenze sempre più specifiche.