Effetto Brexit: e sul Turismo cosa cambia?

by Tommaso Rossi on 4 Luglio 2016

Pochi giorni fa abbiamo  analizzato cosa potrebbe accadere in Toscana e nelle varie province, ipotizzando che una riduzione delle esportazioni delle aziende toscane nei confronti del Regno Unito sia un’ipotesi realistica, a causa della futura e probabile presenza di dazi e di complicazioni normative; oltre a questo, la svalutazione della Sterlina nei confronti dell’Euro rende ancora meno appetibili i prodotti oltre confini e quindi anche quelli toscani.

Dal punto di vista turistico, quali potrebbero essere le ripercussioni? Proprio quest’ultimo aspetto, relativo alla possibile svalutazione della Sterlina potrebbe giocare un ruolo chiave nel potere di acquisto dei britannici.

Il Regno Unito, secondo i dati Banca d’Italia, occupa nel 2015 la terza posizione tra i mercati di provenienza dei principali paesi europei, con quasi 27 milioni di pernottamenti. Al primo posto troviamo la Germania con oltre 62 milioni di pernottamenti, seguita dalla Francia con 35,5 milioni di pernottamenti. Più indietro l’Austria con quasi 15 milioni, la Spagna con 14,6 milioni e l’Olanda con 11,9 milioni. Staccati il Belgio con 6,3 milioni di pernottamenti e la Svezia con 2,8 milioni.

Posizione che si mantiene stabile anche per ciò che riguarda la spesa dei britannici in Italia, con poco meno di 3.000 milioni di Euro. Anche in questo caso a guidare la classifica dei principali paesi europei è la Germania con 5.469 milioni di Euro, seguita dalla Francia con 3.549 milioni di Euro e, appunto, dal Regno Unito. Troviamo poi l’Austria con 1.517 milioni di Euro, seguita dalla Spagna con 1.144 e dall’Olanda con 1.032. Infine, Belgio e Svezia, rispettivamente, con 614 e 319 milioni di Euro.

Ma il peso dei turisti d’oltre manica aumenta guardando alla spesa giornaliera pro capite che, con 109,2 euro giornalieri è la più alta dietro a quella degli svedesi (112,8 euro), ben più cospicua della spesa giornaliera pro capite media europea (93,8 euro) e di quella degli altri principali mercati di provenienza europea (quella tedesca è di 87,4 euro, quella francese di 100 euro e quella spagnola di 78,5 euro).

Quello britannico è un turismo principalmente da città d’arte e da sport invernali, ed è proprio quello relativo alle città d’arte che potrebbe avere ripercussioni anche per la Toscana.

Il turismo britannico, infatti, rappresenta anche in Toscana una bella fetta di turismo straniero, essendo il quarto mercato di provenienza tra i principali paesi europei per numero di presenze ed il terzo per numero di arrivi. Nel 2015, sono infatti 1 milione e 500 mila le presenze britanniche in Toscana e 412.500 gli arrivi.

Il principale mercato europeo è, anche in Toscana, quello tedesco con 4 milioni e 350 mila presenze e circa 805 mila arrivi nel corso del 2015. A seguire i Paesi Bassi con 1 milione e 925 mila presenze e 313 mila arrivi; troviamo poi la Francia con 1 milione e 790 mila presenze e 546 mila arrivi e, appunto, il Regno Unito. Vi è poi la Spagna con 782 mila presenze e 309 mila arrivi, seguita dal Belgio con 681 mila presenze e 147 mila arrivi, dall’Austria con 566 mila presenze e 125 mila arrivi e, infine, dalla Svezia con 272 mila presenze e 78 mila arrivi.

E’ ancora presto per capire le conseguenze del referendum della Gran Bretagna sulle presenze turistiche britanniche in Toscana legate ad un possibile impoverimento reale causato da una possibile svalutazione della sterlina, ma è anche vero che sia a livello nazionale che toscano, il peso della Gran Bretagna non è di poco conto, soprattutto perché strettamente legato a quel turismo delle città d’arte ben rappresentato dalla Toscana.

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BREXIT – Cosa può accadere alle aziende della Toscana?

by Tommaso Rossi on 24 Giugno 2016

Solo poche ore dal voto che ha cambiato la vita dei cittadini britannici e, forse, anche di tutti quelli dell’Eurozona. Mercati in fibrillazione e tensione alle stelle. Vediamo in numeri la Toscana e cosa hanno da perdere le varie province con questo scenario.

Le due campagne referendarie sono ferme, gli Inglesi, i Gallesi, gli Scozzesi ed i Nord Irlandesi si sono espressi ed hanno deciso. Il 51,9% ha deciso che il futuro del Regno Unito è al di fuori di questa Europa  ed in solitaria. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi i mercati saranno agitati ed il quadro normativo/politico internazionale sarà da ridefinire e rivedere. Facciamo però il punto su quello che la Toscana esporta oltre manica.

La riduzione delle esportazioni delle aziende toscane nei confronti del Regno Unito è realistica, a causa della futura presenza dei dazi e delle complicazioni normative.  Oltre ai dazi, la svalutazione della Sterlina nei confronti dell’Euro rende ancora meno appetibili i prodotti oltre confine e quindi anche toscani.

La Toscana ha avuto un export nei confronti dell’UK di ben 1 miliardo e 800 milioni di euro nel 2015 con una crescita del +17% rispetto al 2009. Firenze, negli ultimi 6 anni, ha raddoppiato il proprio fatturato dai rapporti economici con la Gran Bretagna portandosi oltre soglia 580 milioni di euro.

I settori che hanno trainato la crescita, a livello regionale, degli ultimi anni sono i prodotti tessili con un + 54%, gli articoli di abbigliamento con un +78% e gli articoli in pelle cresciuti del 71%. Sono queste tre voci fanno un terzo del fatturato da export oltre manica, ben 654 milioni di euro.

L’export del settore moda nell’area Firenze-Prato-Pistoia, in crescita costante negli ultimi 7 anni ha chiuso il 2015 con 664 milioni di euro, rappresentando oltre il 30% delle esportazioni regionali oltre manica. Una riduzione, anche solo di qualche punto percentuale, farebbe perdere centinaia di migliaia di euro alle aziende della Toscana.

Dopo Firenze, la provincia che ha avuto maggior rapporti economici oltre manica nel 2015, è Arezzo con 377 milioni di euro; in terza posizione Lucca con 263 milioni. Molto staccate dalle prime tre province troviamo Livorno, Grosseto e Massa-Carrara rispettivamente con 51, 28  e 25 milioni di euro.

Arezzo con il settore della metallurgia, in cui vengono ricompreso le lavorazioni orafe, è la seconda voce regionale con 126 milioni di euro, secondo solo alla pelletteria (escluso l’abbigliamento) fiorentina che esporta ben 241 milioni di euro in Gran Bretagna. Lucca e Prato con rispettivamente 63 e 62 milioni di euro si posizionano al 4° e 5° posto con i prodotti della filiera della carta e con l’abbigliamento.

Numeri alla mano l’export toscano oltre manica è decisamente sostanzioso e perdere anche solo qualche punto percentuale di questo fatturato è una grave perdita per la nostra regione. Se da un lato, però, non è pensabile che la Gran Bretagna azzeri gli acquisti fuori dai propri confini, diventando autosufficiente è altre sì possibile che le difficoltà di commercio con l’Eurozona, portino le aziende di sua maestà a guardare altrove.

Non ci resta che attendere e vedere tra 6 / 12 mesi cosa diranno i dati aggiornati.

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Tommaso RossiBREXIT – Cosa può accadere alle aziende della Toscana?