“Zitto e ascolta!” – La Peer Education e il nuovo ruolo dell’insegnante.

by Stefano Ciapini on 11 Maggio 2022

Nel preferire l’attività di peer alla lezione frontale il compito del docente rimane fondamentale sotto più punti di vista. E non si tratta solo di un ruolo di controllo dell’ordine della classe e di punizione in caso di comportamenti scorretti, c’è molto di più.

Il docente non più centrale, ma comunque fondamentale.

Non lo si vuole negare: nella meccaniche di peer education l’insegnante non sale in cattedra, non è più il sole attorno a cui gravitano i ragazzi, ma questo non deve ormai sorprendere. Come si diceva, tuttavia, il docente rimane una guida per i ragazzi e le ragazze, pur secondo modalità e schemi diversi.
Va sottolineato che gli alunni che si accingono a svolgere un’attività di peer education avranno sempre come punto di riferimento l’adulto, tali attività non sono infatti un “liberi tutti!”, non equivalgono assolutamente ad una ricreazione.
È in questa fase iniziale che il docente dovrà guidare i componenti della classe a capire la differenza tra ciò che si sta per svolgere e una qualsiasi altra attività ricreativa: la peer education trasferisce responsabilità e capacità d’azione nelle mani degli alunni, e questa trasmissione dev’essere ben compresa: sarà compito dell’insegnante far passare questi concetti e avere un occhio vigile affinché questo spirito permanga durante tutta l’attività.

Insegnante e alunno sullo stesso livello.

È vero che l’aspetto cattedratico viene a perdersi quando si sceglie di intraprendere un percorso all’insegna della peer education. Il concetto base è infatti che una nozione, un’informazione o una skill trasmessa sono recepite in maniera più efficace se a “lanciarle” non è l’adulto, il docente, bensì il compagno di classe.
È proprio questo ambiente protetto che viene a crearsi che permette agli alunni di esprimersi con una libertà non indifferente, una libertà che è anticamera dello sviluppo di responsabilità e riflessione in merito alle conseguenze delle proprie azioni. Ragazzi più ricettivi si trasformano alunni con un bagaglio di conoscenze e esperienze messe a frutto con maggior soddisfazione e con un risultato finale potenzialmente più elevato.
Affinché la presenza dell’insegnante non risulti ingombrante in questo piccolo ambiente protetto che viene a crearsi in classe, questi dovrà compiere l’importante sforzo di mettersi al pari dei ragazzi durante le attività, pur non abbandonando quell'”occhio vigile” di cui sopra.
Lo sforzo non è indifferente, anzi: implica dismettere dei panni ipoteticamente indossati fino a quel momento, ma il risultato sarà davvero soddisfacente anche per l’insegnante stesso. Per arrivare a questo è necessario però un percorso di formazione specifico!

Il ruolo dell’insegnante nel creare le giuste condizioni per l’attività.

Il docente deve avere più livelli di sensibilità e, come già introdotto all’inizio dell’articolo, è su di esso che ricade la responsabilità del buon avvio delle attività.
In questo frangente la conoscenza degli alunni è fondamentale, perché la peer education, di primo acchito, può risultare un approccio non troppo confortevole per tutti. È da mettere in conto che molte persone coinvolte (in realtà lo stesso insegnante, pertanto figuriamoci i ragazzi!) abbiano da uscire dalla propria comfort zone, ed ecco che il ruolo dell’adulto torna nevralgico: niente deve risultare come qualcosa di imposto e calato dall’alto, la bontà di questo genere di pratiche risiede anche nella capacità dell’educatore di far “uscire fuori” spontaneamente i ragazzi. Per creare queste condizioni è necessario sapere su quali leve fare forza, sapendo chi a livello individuale è per propria indole più ricettivo e reattivo, e chi invece ha bisogno di una spinta più dolce.
La creazione di questo ambiente è di grande importanza anche e soprattutto per queste persone più timide e in difficoltà nell’esporsi di fronte agli altri, ed è in questa fase che si scrive il destino dell’attività di peer education. Avrà successo fra i ragazzi? Funzionerà? Dipende molto da questa preparazione: è anche l’insegnante ad avere in mano il buon esito dell’esperienza!

In conclusione: l’insegnante non può mancare!

La figura dell’adulto rimane molto importante nelle attività di peer education, sempre considerando che, come ci sono delle cose in capo al docente, ci sono altre abilità che possiedono solo i ragazzi e di cui i “grandi” non possono proprio disporre. Però attenzione: il ruolo dell’insegnante non deve essere invasivo… ma non deve nemmeno sparire!

Leggi tutto
Stefano Ciapini“Zitto e ascolta!” – La Peer Education e il nuovo ruolo dell’insegnante.

“Ti presento Prato”: illustrati i risultati dello studio.

by Stefano Ciapini on 30 Marzo 2022

Ieri, martedì 29 marzo, presso il Salone Consiliare del Comune di Prato, sono stati illustrati i risultati dello studio Ti presento Prato alla presenza, tra gli altri, del Sindaco della città Matteo Biffoni.

Salone Consiliare di Prato, 29 marzo 2022

Il progetto: paure e sogni dei Pratesi post-pandemia.

”Ti presento Prato” è una ricerca condotta da ReteSviluppo e Forum delle Associazioni Familiari di Prato, il cui obiettivo è stato quello di rendere uno spaccato dei desideri, delle paure e delle speranze di genitori, preadolescenti e adolescenti pratesi.
La ricerca si è svolta principalmente nell’ambiente scolastico coinvolgendo, oltre ai soggetti già citati, anche il personale ATA e il corpo docenti.

Si è cercato di raccontare la Prato del presente, in una fase di riassetto della città post-pandemia, non solo per leggere le dinamiche attuali ma anche per capire le aspirazioni della Prato del futuro.
La ricerca punta in questa direzione, volendo mettere in luce perlopiù le tendenze e lo stato d’animo di giovani e giovanissimi rispetto alla propria comunità.
La raccolta dei dati si è tenuta durante gli ultimi mesi del 2021, e la loro elaborazione e sistematizzazione ha visto impegnate le realtà coinvolte fino ai primi mesi di quest’anno.

Un primo sguardo ai risultati dello studio.

Nello specifico, sono stati ben 785 i questionari raccolti nelle scuole, sottoposti a studenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni, provenienti sia dalla scuola media che dalle superiori.
A questi, poi, vanno aggiunti i sondaggi sottoposti agli adulti.

Dallo studio, senza entrare in specifiche troppo dettagliate, emerge che i giovani nel periodo post-pandemico non abbiano smarrito il senso di fiducia e curiosità nei confronti del futuro.
Tuttavia, al tempo stesso, secondo le rilevazioni in buona parte i giovani intervistati non hanno un’idea chiara di come concretizzare il proprio avvenire, di quale strada scegliere.
Queste incerte aspirazioni in merito al futuro si accompagnano e si traducono nel desiderio espresso di costruire un domani all’insegna della stabilità lavorativa e del guadagno, come si evince dai dati raccolti.
Fiducia e curiosità riposte nel futuro dunque, con l’obiettivo del raggiungimento di una stabilità e sicurezza di vita, ma con una strada incerta da percorrere.

Ottimismo, fiducia, incertezza.

Nel complesso, permane un maggior senso di ottimismo, curiosità e fiducia nel futuro da parte dei soggetti giovani rispetto a quanto riposto da docenti, genitori e personale scolastico, posti di fronte alle stesse domande.
Si tratta di una tendenza molto significativa.
La pandemia, dunque, ha sì messo alla prova ragazze e ragazzi, ma non è riuscita a spegnere del tutto la fiducia riposta dalle giovani generazioni nei confronti della Prato del domani.

Leggi tutto
Stefano Ciapini“Ti presento Prato”: illustrati i risultati dello studio.