BREXIT – Cosa può accadere alle aziende della Toscana?

by Tommaso Rossi on 24 Giugno 2016

Solo poche ore dal voto che ha cambiato la vita dei cittadini britannici e, forse, anche di tutti quelli dell’Eurozona. Mercati in fibrillazione e tensione alle stelle. Vediamo in numeri la Toscana e cosa hanno da perdere le varie province con questo scenario.

Le due campagne referendarie sono ferme, gli Inglesi, i Gallesi, gli Scozzesi ed i Nord Irlandesi si sono espressi ed hanno deciso. Il 51,9% ha deciso che il futuro del Regno Unito è al di fuori di questa Europa  ed in solitaria. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi i mercati saranno agitati ed il quadro normativo/politico internazionale sarà da ridefinire e rivedere. Facciamo però il punto su quello che la Toscana esporta oltre manica.

La riduzione delle esportazioni delle aziende toscane nei confronti del Regno Unito è realistica, a causa della futura presenza dei dazi e delle complicazioni normative.  Oltre ai dazi, la svalutazione della Sterlina nei confronti dell’Euro rende ancora meno appetibili i prodotti oltre confine e quindi anche toscani.

La Toscana ha avuto un export nei confronti dell’UK di ben 1 miliardo e 800 milioni di euro nel 2015 con una crescita del +17% rispetto al 2009. Firenze, negli ultimi 6 anni, ha raddoppiato il proprio fatturato dai rapporti economici con la Gran Bretagna portandosi oltre soglia 580 milioni di euro.

I settori che hanno trainato la crescita, a livello regionale, degli ultimi anni sono i prodotti tessili con un + 54%, gli articoli di abbigliamento con un +78% e gli articoli in pelle cresciuti del 71%. Sono queste tre voci fanno un terzo del fatturato da export oltre manica, ben 654 milioni di euro.

L’export del settore moda nell’area Firenze-Prato-Pistoia, in crescita costante negli ultimi 7 anni ha chiuso il 2015 con 664 milioni di euro, rappresentando oltre il 30% delle esportazioni regionali oltre manica. Una riduzione, anche solo di qualche punto percentuale, farebbe perdere centinaia di migliaia di euro alle aziende della Toscana.

Dopo Firenze, la provincia che ha avuto maggior rapporti economici oltre manica nel 2015, è Arezzo con 377 milioni di euro; in terza posizione Lucca con 263 milioni. Molto staccate dalle prime tre province troviamo Livorno, Grosseto e Massa-Carrara rispettivamente con 51, 28  e 25 milioni di euro.

Arezzo con il settore della metallurgia, in cui vengono ricompreso le lavorazioni orafe, è la seconda voce regionale con 126 milioni di euro, secondo solo alla pelletteria (escluso l’abbigliamento) fiorentina che esporta ben 241 milioni di euro in Gran Bretagna. Lucca e Prato con rispettivamente 63 e 62 milioni di euro si posizionano al 4° e 5° posto con i prodotti della filiera della carta e con l’abbigliamento.

Numeri alla mano l’export toscano oltre manica è decisamente sostanzioso e perdere anche solo qualche punto percentuale di questo fatturato è una grave perdita per la nostra regione. Se da un lato, però, non è pensabile che la Gran Bretagna azzeri gli acquisti fuori dai propri confini, diventando autosufficiente è altre sì possibile che le difficoltà di commercio con l’Eurozona, portino le aziende di sua maestà a guardare altrove.

Non ci resta che attendere e vedere tra 6 / 12 mesi cosa diranno i dati aggiornati.

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Tommaso RossiBREXIT – Cosa può accadere alle aziende della Toscana?

Strategia per la crescita EUROPA 2020: che direzione le risorse?

by Tommaso Rossi on 12 Novembre 2013

L’obiettivo di questo articolo è quello di fare un’analisi della strategia per la crescita europea per il periodo di nuova programmazione (2014/20), cercando di capire in quali settori dell’economia si prevede un investimento di risorse maggiore.

Obiettivi generali

Partiamo dagli obiettivi generali.

Europa 2020 parte dalla costatazione del mancato raggiungimento di alcuni dei macro obiettivi che erano stati prefissati nella strategia di Lisbona (conclusasi nel 2010) e dalla presa d’atto di alcune criticità e difficoltà che sono emerse. Se la strategia di Lisbona aveva fallito di molto nel suo primo obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione pari al 70% e si era fermata al 62%, e nel suo secondo obiettivo che era quello di investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3% del PIL complessivo dell’UE, risultato fermo, invece, all’ 1,9%, gli obiettivi di Europa 2020 sono parimenti ambiziosi e forse non maggiormente realistici.

Europa 2020Vediamoli nel dettaglio.

  1. Occupazione – innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni);
  2. R&S: aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell’UE (rimane lo stesso obiettivo non raggiunto nel decennio precedente…);
  3. Cambiamenti climatici e sostenibilità energetica: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; aumento del 20% dell’efficienza energetica;
  4. Istruzione. Riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% – aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria –
  5. Lotta alla povertà e all’emarginazione – almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno.

Come si può notare, si pone l’accento sul grave problema legato al tasso di occupazione nei paesi europei, soprattutto quella giovanile e delle donne, in continuo calo a causa della crisi economica, della globalizzazione e della maggiore competitività dei PVS (in primis Cina e India) in alcuni settori che in passato erano dominati dal Vecchio continente e infine dal ritardo, soprattutto nei paesi del sud Europa, nell’adozione e nella diffusione delle moderne tecnologie (ITC – Information and Communication Technology). Per questo l’azione dell’UE, nell’ottica di una crescita intelligente e del raggiungimento di un obiettivo assai ambizioso per quanto riguarda il tasso di occupazione (posto al 75%), prevede investimenti e risorse nello sviluppo dell’Agenda Digitale Europea con l’obiettivo specifico di creare un mercato unico del digitale basato su Internet ad alta e altissima velocità e su applicazioni interoperabili, in modo da colmare il gap con USA e PVS (l’Italia è molto indietro – ultima insieme a Bulgaria e Romania negli acquisti on line, per fare un esempio).Si prevedono inoltre ampie risorse in vista di un nuovo orientamento delle politiche di ricerca e dello sviluppo e nel campo dell’innovazione; infine verranno destinate risorse per favorire ulteriormente la mobilità dei giovani (Youth on the Move), con l’obiettivo di migliorare i livelli di istruzione e di formazione di quest’ultimi, in modo da attrezzarli ad un mercato del lavoro più competitivo ed internazionalizzato.

La strategia Europa 2020 inoltre, mette in primo piano un’altra necessità per il futuro dell’UE (e del mondo), ovvero la questione ambientale; protezione dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico sono priorità per una crescita sostenibile (difatti si prevede che il 37% delle risorse previste nel c.d. Multi Financial Framework (MFF) siano destinate proprio alla crescita sostenibile). Obiettivi molto ambiziosi da raggiungere, ma che fanno capire la direzione presa dall’UE nell’erogazione dei prossimi fondi strutturali ed europei.

Infine Europa 2020 intende promuovere una crescita solidale, attraverso una serie di azioni concrete per aiutare le persone ad acquisire nuove competenze in ambito lavorativo, garantire la sostenibilità dei nostri modelli sociali, tutelare i diritti dei poveri ed emarginati, aiutandoli a vivere in modo dignitoso e a partecipare attivamente alla società.

Abbiamo sottolineato in grassetto le parole chiave intelligente, sostenibile e solidale, da considerarsi delle vere e proprie priorità (possiamo definirle linee – guida) che saranno alla base di tutti finanziamenti diretti e indiretti provenienti da Bruxelles.

È ancora presto per capire e analizzare nel dettaglio specifico quanti miliardi di euro saranno destinati in ciascuna regione e in quali settori , in ogni caso è fondamentale, e si è cercato di farlo in questo articolo, sottolineare quali sono le linee guida (o priorità), gli obiettivi generali che verranno seguiti dalla strategia Europa 2020. Nella speranza e nella convinzione che l’Italia, nella via intrapresa dagli ultimi due ministri della coesione territoriale (Barca e Trigilia), riesca a fare ulteriori passi in avanti nella spesa dei fondi messi a disposizione dall’UE – il 7 novembre il commissario Hanh ha dichiarato che l’Italia al momento ha speso la metà dei fondi che deve impiegare entro il 2015 per non perderli.

I finanziamenti europei arrivano. Bisogna e si deve fare di più per spenderli e non mandarli indietro. Dobbiamo imparare a conoscere i fondi europei, diretti e indiretti, e le amministrazioni nazionali e regionali devono imparare a non solo ottenerli, ma anche a programmarne efficacemente e tempestivamente l’utilizzo.

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Tommaso RossiStrategia per la crescita EUROPA 2020: che direzione le risorse?