ReteSviluppo formatore a “Le regole del gioco”

by Stefano Ciapini on 17 Maggio 2023

ReteSviluppo ha partecipato come formatore a “Le regole del gioco”!, incontri di formazione e esperienze a confronto su social media, videogiochi e adolescenza. 

Un progetto promosso da Regione Emilia Romagna che ha scelto di introdurre lo scorso anno, approfondimenti sui diversi interventi che si possono realizzare per prevenire e contrastare forme di disagio di diversa entità, avvalendosi dei mezzi tecnologici che consentono un contatto e una relazione a distanza.

Una serie di laboratori esperienziali che aiuteranno i professionisti a mettere in pratica quanto già conosciuto a livello teorico per imparare anche ad esplorare possibili attività con cui intercettare e coinvolgere in modo interattivo gli adolescenti.
Dal questionario somministrato nel 2022, rispetto a piste da seguire e tematiche da sviluppare, sono stati individuati tre ambiti di approfondimento:

  • Strumenti social e comunicazione efficace.
  • Videogiochi e utilizzo a fini educativi.
  • Elementi per una diagnosi differenziale: vita online versus addiction.

Gli obiettivi sono:

  1. Aumentare la conoscenza degli strumenti digitali e del possibile utilizzo educativo
  2. Migliorare le possibilità di interazione con adolescenti e giovani
  3. Incrementare la dotazione strumentale dei professionisti in materia di comunicazione, educazione e cura rispetto alle giovani generazioni

 Nel mese di Maggio 2023 Ester Macrì, presidente di ReteSviluppo, curerà e presenterà tre delle giornate formative dal titolo “Social: strumenti social – comunicazione efficace”

Lunedì 15 Maggio, a Bologna, si è tenuto il primo appuntamento.

3 i laboratori cui i professionisti hanno potuto sperimentare:

  1. Twitch, la nuova piattaforma 
  2. Instagram, come utilizzarlo al meglio
  3. Funzione educativa dei meme

Mercoledì 24 Maggio è previsto il nuovo appuntamento a Forlì con nuovi laboratori.

Leggi tutto
Stefano CiapiniReteSviluppo formatore a “Le regole del gioco”

Arriva Zirma, la città digitale ideata da ReteSviluppo per riflettere sull’uso responsabile dei social network tra i pre-adolescenti

by Stefano Ciapini on 4 Febbraio 2020

Dopo il successo della Social Challenge e TikTok Party ReteSviluppo lancia Zirma, un nuovo progetto centrato sui giovani e i social network. Questa volta i protagonisti saranno i ragazzi delle scuole medie inferiori, che si muoveranno negli spazi virtuali di una piattaforma social creata appositamente per il progetto, Zirma appunto, vestendo i panni di diversi personaggi stereotipati e interagendo tra loro in modo sia libero che strutturato.

Cos’è Zirma?

Zirma è una città digitale, un luogo dove abitano virtualmente tante persone che interagiscono tra loro. Zirma è uno specchio della realtà ma anche un mondo a parte. Su Zirma puoi essere te stesso, ma puoi essere anche quello che vuoi, o anche quello che non vuoi, o anche tutte queste cose insieme.

Zeta di Zirma

Perché si chiama Zirma?

Zirma è una delle “città invisibili” di Italo Calvino. Non hai letto il libro? Prova a leggerlo, te lo consigliamo! Nella Zirma di Calvino le cose esistono perché si ripetono. In questa Zirma scegli tu cosa ripetere e cosa no, cosa dire e cosa non dire. Unica regola: ti devi divertire.

Il format di Zirma

La città di Zirma, sviluppata appositamente da Kinoa per conto di ReteSviluppo è quindi una piattaforma pensata per simulare un social network. Lo spazio virtuale della città sarà il luogo prediletto per le attività del nuovo laboratorio di ReteSviluppo per le scuole medie inferiori centrato sulla promozione di un uso responsabile dei social network tra i pre-adolescenti.

Come per tutti i metodi di ReteSviluppo, anche su Zirma si lavora in squadra. Attraverso una simulazione/gioco di ruolo i ragazzi impersoneranno alcuni abitanti della città digitale e interagiranno tra loro in maniera virtuale. Insieme cercheremo quindi di analizzare i nostri comportamenti digitali e riflettere su come, dal telefonino, non ci accorgiamo di fare del male agli altri. Attraverso il gioco/simulazione parleremo di hate speech, bullismo, stereotipi e molto altro.

I primi a sperimentare il viaggio dentro Zirma saranno i ragazzi di 3 classi prime della Scuola Media Pirandello di Firenze, dove ReteSviluppo, in collaborazione con la Diaconia Valdese Fiorentina, realizzerà i primi 3 laboratori. Ogni laboratorio dura complessivamente 6 ore distribuite su 3 incontri. E’ previsto anche un momento finale con i genitori dei ragazzi ai quali sarà illustrato tutto ciò che i figli hanno postato su Zirma.

Leggi tutto
Stefano CiapiniArriva Zirma, la città digitale ideata da ReteSviluppo per riflettere sull’uso responsabile dei social network tra i pre-adolescenti

Occupazione, la Sfida del 2016. Per ripartire bisogna condividere

by Tommaso Rossi on 20 Gennaio 2016

Intervista di Monica Pieraccini – giornalista de La Nazione –  a Lapo Cecconi , presidente di reteSviluppo.

Un 2016 di ripresa, ma importante è non abbassare la guardia sul tema lavoro. Secondo Lapo Cecconi, fondatore e presidente di reteSviluppo, società di consulenza che si occupa principalmente di studi economici, sociali e statistici, c’è ancora molto da fare su questo fronte.

Quale quadro in provincia di Firenze?

Ci sono ancora molte ombre. Dal 2009 al 2014 la disoccupazione è cresciuta del 67%. Il lavoro è ancora il problema dei problemi, al quale credo debba dedicare ogni sforzo possibile non solo il governo, ma anche la Regione e le altre istituzioni. Non conforta nemmeno il dato sulla disoccupazione giovanile, che è ad un livello ancora molto alto, dal 34-35%.

Che si può fare?

Innanzi tutto puntare sulla formazione, il lavoro di una volta non c’è più e manca a mio avviso una formazione adatta ai giovani. Bene l’alternanza scuola – lavoro, ma occorre fare di più. Serve creare un percorso vero di avvicinamento delle nuove leve alle aziende più innovative e dinamiche, perché i giovani possano davvero imparare qualcosa per poi essere in grado di affrontare la giungla del mercato del lavoro.

Le parole del 2016. Lavoro, poi?

Condivisione e dati.

Ci spieghi meglio…

La crisi ha costretto le persone a trovare delle soluzioni. Meno soldi e bisogni crescenti hanno portato ad abbandonare l’individualismo sfrenato e ad aprirsi agli altri. Grazie anche alla tecnologia, le persone si sono organizzate condividendo spazi e servizi. Così è nata ad esempio la badante di condominio oppure gli spazi di coworking, due facce della stessa medaglia. Premettono di abbattere i costi e rispondere ad una maggiore efficienza. Credo che anche nel 2016 s svilupperanno ancora di più queste forme di condivisione, creando un nuove opportunità di lavoro.

Per quanto riguarda invece i dati?

Il flusso costante di dati è l’oro del 21 secolo. Se le informazioni che continuamente produciamo tramite smartphone e i portatili vengono studiate, monitorate e trasportate in comportamenti e politiche pubbliche più mirate possono davvero rappresentare una rivoluzione, possono essere un fattore esplosivo creando anche in questo caso nuovi posti di lavoro.

Informazioni che potrebbero essere utilizzate anche per migliorare la mobilità cittadina…

Certo. E infatti su questo mi sento di fare una critica all’amministrazione Nardella, che non ha evidentemente monitorato adeguatamente il flusso di informazioni visti i disagi creati dai cantieri della tramvia. Sarebbe stato opportuno mettere a punto anche un piano integrato sulla mobilità di area vasta. Assurdo, ad esempio, che non si sia pensato prima di fare arrivare la tramvia a Campi e a Bagno a Ripoli. Siamo o non siamo una città metropolitana?

Leggi tutto
Tommaso RossiOccupazione, la Sfida del 2016. Per ripartire bisogna condividere

Chi ascolta un consiglio trova un tesoro 

by Tommaso Rossi on 10 Dicembre 2015

Oggi parliamo di università. Fra agosto e settembre l’università di Shanghai e la Qs Intelligence hanno pubblicato due delle più autorevoli classifiche sui migliori atenei mondiali. I risultati? Niente di nuovo. Tra le prime 100 continuano a mancare le italiane. Stesso copione nella top ten, quasi tutta occupata da college angloamericani. Se Shanghai premia Harvard, l’indice Qs invece assegna la medaglia d’oro al Mit degli Stati Uniti.

Per trovare la prima italiana dobbiamo scendere dopo il 100esimo posto con il Politecnico di Torino e la Normale di Pisa. E allora perché ne parliamo? Una novità in effetti c’è. Se le italiane volano giù nel ranking generale, secondo l’incide Qs, salgono invece nella employer reputation. Cos’è? Un indice che misura l’opinione di dei datori di lavoro sulla preparazione offerta ai laureati dei singoli atenei. In poche parole la nostra reputazione è cresciuta. Nella classifica Qs ben quattro italiane compaiono tra le prime 200. Sembra una buona notizia ma, forse, non lo è. Questo risultato è frutto di uno dei principali prodotti d’esportazione italiani: i cervelli dei nostri under 30. L’ottimo risultato della nostra reputazione è merito soprattutto di chi lascia il cuore in Italia ma porta reddito e competenze all’estero.

Il cortocircuito si crea quando chi è partito, a tornare, non ci pensa proprio. E grazie alle proprie capacità attrae investimenti che volano in altri stati. Negli ultimi dieci anni questa scelta è stata compiuta da 700mila persone. Il governo questa estate ha proposto un bonus del 30 percento sulla tassa Irpef per facilitare il rientro dei talenti fuggiti. Un incentivo che rischia di essere debole. Il dato preoccupante infatti non sono le partenze degli universitari, in linea con il resto d’Europa, quanto l’assenza di arrivi in Italia. Le cause non sono né la crisi economica né la mancanza di risorse e prestigio dei nostri atenei ma il divorzio avvenuto tra università e lavoro.

La soluzione per ripartire non è solo tentare di risollevare la domanda domestica ma lavorare per produrre fascino verso chi si trova di fuori dei nostri confini. Che tradotto vuole dire trasformaci in un Eldorado in grado di attrarre capitale umano. Ce lo insegna Antonio Iavarone, medico italiano emigrato negli Stati Uniti negli anni 90 in seguito ad una vicenda di nepotismo e che oggi alla Columbia University di New York è a capo di un team che ricerca una cura ai tumori cerebrali dei bambini.  La sua proposta per prevenire la fuga? Legare a doppio filo università e lavoro in un ecosistema, creando parchi scientifici dove far collaborare istituti di ricerca e imprese. Una filiera corta dove chi esce con una laurea in tasca, bussa alla porta accanto dove ad attenderlo c’è già un ufficio. Un sogno, certo. Ma la strada per la rivoluzione di cui abbiamo bisogno passa da qui. Per costruire la nostra città dell’oro non possiamo non ascoltare i consigli di chi un tesoro l’ha già trovato a migliaia di chilometri di distanza. Ripartiamo da un consiglio d’oro.

E, forse, troveremo l’Eldorado.

Leggi tutto
Tommaso RossiChi ascolta un consiglio trova un tesoro 

La meglio gioventù (che aspetta un lavoro)

by Tommaso Rossi on 30 Maggio 2013

La XV indagine Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati registra un ulteriore peggioramento del posizionamento dei giovani laureati all’interno del mercato del lavoro: aumenta il tasso di disoccupazione, mentre tra gli occupati si registra un aumento delle forme contrattuali a tempo determinato, e ciò avviene anche per quei giovani in possesso di lauree tradizionalmente considerate più ‘spendibili’, come ad esempio ingegneria informatica.

Tra gli occupati i dati mostrano tuttavia le migliori performance dei lavoratori in possesso di laurea rispetto ai diplomati, con un tasso di occupazione superiore di oltre 12 punti percentuali (76,6 contro 64,2) e una retribuzione media che, nel confronto, risulta superiore del 50% per gli occupati con laurea. Studiare conviene, quindi, e conviene ancora di più accompagnare il percorso accademico con uno stage curriculare di qualità, che accresce del 12% la probabilità di occupazione dei laureati ad un anno della conclusione degli studi rispetto a chi invece non vanta tale esperienza formativa. L’indagine smorza quindi quello che negli ultimi anni sembrava un quadro sempre più a tinte fosche per i giovani che puntavano sul cd. fattore ‘k’, quel capitale umano fatto di conoscenze teoriche e saper fare pratici appresi durante il percorso universitario.

Ciò ovviamente non cancella le problematiche del mercato del lavoro italiano ad ‘imbuto’, in cui le recenti riforme – in primis quella pensionistica – hanno di fatto ridotto il turnover raggiungendo ragionieristici obiettivi di riduzione della spesa pubblica, col risultato di trattenere al lavoro persone poco motivate (che solo fino a qualche mese fa avevano la prospettiva di poter andare in pensione) bloccando invece l’ingresso di forze giovani, più formate e motivate. Ciò è avvenuto nel mondo dell’impresa, ma in maniera evidente anche all’interno della Pubblica Amministrazione. Patetico persino pensare che alle condizioni attuali le imprese e le PA italiane possano raggiungere significativi aumenti dei livelli di produttività, fondamentali per realizzare quella CRESCITA così tanto evocata da soloni e burocrati delle istituzioni nazionali ed europee. Centrale resta l’esigenza di un taglio del costo del lavoro per le imprese, senza il quale fare impresa e creare sviluppo diventa difficile anche per l’imprenditore visionario à la Schumpeter.

Di tutto questo l’attuale classe dirigente deve dare conto, c’è una generazione che non può aspettare.

Leggi tutto
Tommaso RossiLa meglio gioventù (che aspetta un lavoro)