Il conflitto russo-ucraino può comportare una perdita di 120 milioni per le imprese fiorentine

by Tommaso Rossi on 2 Settembre 2014

centro commerciale MoscaLa crisi ucraina sta per presentare un conto salatissimo alle aziende fiorentine. Il Presidente russo Vladimir Putin ha ordinato infatti l’embargo su una lista di prodotti provenienti dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, in risposta alle sanzioni economiche comminate al suo Paese. Divieto di importazione di prodotti alimentari e, dal 1 settembre, di quelli legati al settore Moda: una batosta per le imprese dell’area metropolitana fiorentina quantificabile in circa 120 milioni di euro, pari al valore delle esportazioni realizzate verso la Russia da questi due settori nel corso del 2013.

La stima del danno che attenderebbe le imprese esportatrici fiorentine potrebbe essere in realtà più contenuta, considerando che l’embargo è limitato ad alcuni prodotti: via libera, ad esempio, ad eccellenze enogastronomiche quali vino e olio. Allo stesso tempo l’escalation del conflitto russo-ucraino in corso nelle ultime settimane potrebbe portare ad un muro contro muro diplomatico tra UE-USA, da un lato, e Russia, dall’altro: se l’embargo fosse esteso a tutti  i prodotti, il danno per l’economia fiorentina potrebbe allora assumere proporzioni ben più gravi, quantificabile in circa 300 milioni di euro, ovvero il 3,1% dell’export dell’area metropolitana. Appare inoltre non secondario sottolineare come, negli ultimi anni, il mercato russo sia stato tra quelli a maggiore crescita per le imprese fiorentine: dal 2011 al 2013 le esportazioni verso la Russia sono cresciute del 27,4%, un saldo positivo cui le imprese sono ormai davvero ben poco abituate a rapportarsi negli ultimi anni.

I dati sull’export verso la Russia delle imprese fiorentine, elaborati da reteSviluppo S.c. (Istat-Coeweb), mostrano quindi seri rischi di un indebolimento della presenza di queste aziende sui mercati internazionali. “Sulla politica estera”, commenta Marco Scarselli, ricercatore reteSviluppo, “chiaramente le aziende hanno ben poca facoltà di incidere, per questo il rischio di perdere un mercato che ha mostrato notevoli potenzialità negli ultimi anni non può che essere qualcosa che spaventa il tessuto produttivo fiorentino. L’attendismo, in questo caso, non può che peggiorare la situazione: occorre che le nostre aziende si mettano immediatamente alla ricerca di sbocchi di mercato alternativi, senza dimenticare che la qualità di alcune delle nostre produzioni resta non sostituibile dalla concorrenza proveniente da altri Paesi. Anche per questo motivo, è lecito pensare che il mercato russo non vada completamente perso anche di fronte ad un peggioramento delle relazioni diplomatiche tra Putin e i Paesi dell’Unione Europea”.

Se da un lato non è pensabile che la Russia possa proseguire con un atteggiamento di autarchia di sovietica memoria, è pur vero che altri Paesi nel frattempo non sono rimasti certo a guardare, cercando di sfruttare il gelo che si è creato tra l’ex gigante comunista e le democrazie occidentali: Turchia, Brasile ed altri Paesi latino-americani nelle ultime settimane stanno stringendo accordi di scambio con il mercato russo. Oltre agli effetti immediati sulla bilancia commerciale delle imprese dell’area fiorentina, la crisi di Kiev potrebbe comportare quindi degli effetti molto più duraturi nel medio e lungo termine.

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Sempre più imprese stipulano il “Contratto di rete” . Da inizio 2013 +25%.

by Tommaso Rossi on 8 Luglio 2014

Sono sempre di più le imprese che hanno deciso di mettersi in gioco e di affrontare i mercati globali con un nuovo strumento, il cosiddetto contratto di rete, che permette alle PMI che la sottoscrivono di fare squadra su progetti condivisi che, per dimensione, complessità e capacità innovativa, una singola impresa non potrebbe sostenere.

Secondo i dati INFOCAMERE elaborati da reteSviluppo oggi sono ben 7,870 le imprese coinvolte in 1,590 contratti di rete ed il numero è in costante crescita:  negli ultimi 18 mesi sono stati attivati 260 nuovi contratti e circa 2000 sono le imprese (+24,8%) che sono entrate a far parte delle reti. Ad ulteriore conferma di un trend in ascesa gli ultimi dati maggio-giugno segnano un ulteriore aumento del 5,2% nelle imprese coinvolte.

Ci troviamo di fronte ad una popolazione di imprese mediamente più dinamica della media nazionale: nelle reti, infatti, è forte la presenza di aziende che si occupano di manifattura hi-tech e di servizi ad alto contenuto di conoscenza. Fra le imprese dei servizi (51,6% del totale) ben 1 su 2 si occupa di servizi avanzati, fra le imprese manifatturiere (36,2% del totale) 1 su 3 è hi-tech e fra  le imprese di costruzioni (12,2 %)  più di 1 su 2 è svolge attività specializzate.

Infografica reti di impresa

Secondo Marco Scarselli, ricercatore di reteSviluppo – ente di ricerca spin-off dell’Università di Firenze – “bene l’adozione del contratto da parte delle imprese più dinamiche ma è necessario incentivarne l’utilizzo anche da parte di quei settori del Made in Italy e dei distretti industriali per il quale il contratto è stato pensato e nei quali ancora ha avuto una modesta applicazione

Le reti di imprese permettono del resto, da un lato, il mantenimento dell’indipendenza e dell’identità delle singole imprese partecipanti alla rete e, dall’altro, il miglioramento della dimensione necessaria per competere sui mercati globali.

Si tratta, pertanto, di uno strumento adatto al tessuto imprenditoriale italiano, composto da micro, piccole e medie imprese molto efficaci ma spesso incapaci di competere in termini di innovazione ed internazionalizzazione con imprese più strutturate e di maggiori dimensioni.

In tale contesto è chiaro allora che la parola d’ordine è innovazione”.

E proprio per tale motivo il D.L. n.78/10 ha istituito un’agevolazione fiscale, a favore delle imprese aderenti a un contratto di rete, consistente in un regime di sospensione di imposta sugli utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva e destinati al fondo patrimoniale per la realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete, che abbia ottenuto la preventiva asseverazione da parte degli organismi abilitati.

E anche le Regioni, a ben vedere, nell’ambito dei loro poteri, potrebbero intervenire con agevolazioni fiscali, per esempio in materia di Irap.

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