L’approccio partecipativo nei processi decisionali: facilitazione dei percorsi e degli eventi partecipativi

by Tommaso Rossi on 12 Febbraio 2016

Gli approcci di tipo partecipativo stanno avendo una importante diffusione, tanto in ambito privato che in ambito pubblico. Numerose sono le esperienze che si stanno compiendo e con esse l’emergere di nuove figure di gestione o facilitazione dei gruppi e dei processi decisionali.

Oggi risulta sempre più strategico ad esempio per le organizzazioni coinvolgere le risorse umane presenti al proprio interno così come per le amministrazione pubbliche locali riuscire a coinvolgere i propri cittadini nell’indirizzo delle scelte pubbliche. Le aziende si stanno spostando verso modelli meno accentrati, meno direttivi poiché il coinvolgimento dei dipendenti e dei collaboratori è un elemento fondamentale per il buon funzionamento dell’organizzazione stessa.

Allo stesso modo, risulta sempre più strategica per le amministrazioni pubbliche locali la partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità; promuovere l’inclusione dei cittadini significa acquisire conoscenze comuni del territorio molto preziose e responsabilizzare le persone nelle decisioni da prendere.

Per promuovere l’inclusione nei processi decisionali c’è sempre più bisogno di strutturare percorsi ed eventi capaci di coinvolgere le persone per acquisire conoscenze ed informazioni. C’è bisogno di organizzazione e di figure capaci di promuovere la partecipazione attiva.

Si parla a tal proposito di strumenti e di figure capaci di facilitare tali processi. Ma che cos’è in primo luogo la facilitazione? La facilitazione è un processo di guida non direttiva di un gruppo di lavoro, con il supporto di un facilitatore o moderatore. La facilitazione ha come obiettivo quello di aiutare un gruppo a prendere delle decisioni, o anche semplicemente, a consultarsi, in modo costruttivo; promuove la presa di decisioni con un approccio partecipativo, condiviso, plurale ed inclusivo di tutti i punti di vista.

La facilitazione è dunque l’attività centrale di un progetto partecipativo ed è attuata da una figura specifica: il facilitatore.

Chi è il facilitatore? Secondo Pino De Sario, Psicologo sociale e formatore, autore, tra gli altri, del libro “Professione facilitatore. Le competenze chiave del consulente alle riunioni di lavoro e ai forum partecipati, 2005”, il facilitatore è un consulente di processo con alte competenze relazionali che accompagna le organizzazioni a perseguire i risultati progettati.

La facilitazione e la figura del facilitatore acquisiscono rilevanza quando i processi assumono caratteristiche dialogiche, nel momento in cui si abbandona una logica di tipo assembleare tra i partecipanti e si cerca al contrario una interazione forte ed informale.

Il facilitatore si occupa degli aspetti organizzativi ed interpersonali: introduce l’incontro, gestisce l’ordine del giorno o agenda, conduce le discussioni, promuove il dialogo tra i partecipanti, attribuisce il turno di intervento nella conversazione, organizza la tematica, gestisce il tempo a disposizione e le varie fasi di lavoro, cura che tutti abbiano le informazioni necessarie inerenti i temi dell’agenda. Sempre secondo le parole di Pino De Sario, il facilitatore occupa un ruolo neutro sui contenuti e mediano tra gli attori, svolge il ruolo di ponte tra soggetti che possono presentare diversi punti di vista; De Sario delinea un profilo professionale di facilitatore, un consulente nei gruppi e nelle organizzazioni che si occupa di mediare conflitti, problemi ed apprendimenti.

Nuove modalità e nuove figure si stanno dunque affacciando sullo scenario dei processi decisionali e con esse nuove possibilità di coinvolgimento dei soggetti nella elaborazione di proposte e priorità; approcci che derivano da processi di lungo periodo ma che oggi vedono concretamente punti di applicazione e competenze sempre più specifiche.

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Intervista a Claudia Fiaschi, Presidente di ACI Toscana

by Tommaso Rossi on 27 Novembre 2013

 Intervista al Presidente ACI Toscana sul metodo partecipativo: “Quello che è venuto fuori oggi ci dà degli strumenti di programmazione importanti per il futuro!”

Martedì 26 novembre si è svolto il primo incontro del comitato esecutivo dell’Alleanza delle cooperative italiane Toscana.

La giornata è stata interamente organizzata da ReteSviluppo insieme a Lama, attraverso un processo partecipativo caratterizzato dal dialogo, dall’interazione e dallo scambio di vedute su due temi scelti (quello della promozione alla cooperazione e quello dei mercati emergenti) che ha fatto emergere delle linee politiche comuni per il futuro della nuova rappresentanza della cooperazione in Toscana. Vediamo qual è stata l’opinione del presidente Claudia Fiaschi, che gentilmente ha risposto alle nostre domande.

Ha trovato utile o costruttivo un metodo di lavoro che prevede l’interazione e la partecipazione attiva di tutti i presenti, piuttosto che un’assemblea classica con interventi singoli?

Sì, questo gruppo ha bisogno di affinare le sensibilità e di armonizzare i linguaggi, di individuare degli obiettivi comuni; questo metodo mi sembra funzionale allo scopo e siamo contenti di averlo utilizzato in questa prima assemblea dell’esecutivo.

Dunque un modo per conoscersi meglio all’interno di ACI?

Sì, sicuramente sappiamo che le tre esperienze hanno delle matrici culturali diverse, linguaggi, esperienze che sono il retroterra da cui veniamo, il punto di partenza comune che si costruisce armonizzando i pensieri con il lavoro “gomito a gomito”.

Potrebbe diventare un metodo di lavoro continuativo da riproporre in altre occasioni?

È stata una prima sperimentazione. Io credo molto ai modelli partecipativi, ovviamente non sono da sola, quindi saranno importanti per il futuro le valutazioni di chi ha partecipato oggi, vediamo se riterranno che questo strumento ci aiuterà a disegnare il nostro futuro in maniera più rapida ed efficacie, soprattutto meno pesante. Se è così perché no?

Ha delle sue proposte sul metodo? Sulla durata ad esempio? Ci potrebbe dare alcune sue considerazioni personali.

Sicuramente avremmo avuto bisogno di più tempo, di qualche pausa in più; però sapevamo che oggi era una giornata con queste caratteristiche. Possiamo lavorare sull’affinamento delle domande; sono cose che però progrediscono nel tempo. Ma già quello che è venuto fuori oggi ci dà degli strumenti di programmazione importanti, almeno per quello che ho potuto vedere fino ad oggi.

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