Il digitale, spesso, oltre a presentarsi come una barriera per chi ha meno mezzi, funge da amplificatore e facilitatore di comportamenti e linguaggi d’odio. Questo anche grazie all’anonimato e al fatto di essere “dietro a uno schermo”, condizione che può far percepire come distanti le conseguenze delle nostre azioni online. L’obiettivo del progetto è dunque quello di educare i ragazzi e le ragazze ad un corretto utilizzo della rete e dei social network, in un’ottica che restituisca centralità alla persona e alla sua individualità.
Una quotidianità, la nostra, definita dagli studiosi “onlife”, nella quale il confine tra reale e digitale è sempre meno definito e le due dimensioni sono sempre più interconnesse. Si rende quindi necessaria un’azione di sensibilizzazione che faccia dell’online un ponte per avvicinarci agli altri, non un luogo di esclusione che legittima atteggiamenti violenti.
È la scuola, il luogo dell’istruzione per eccellenza, che deve farsi carico dell’onere di insegnare a coloro che sono i futuri cittadini il modo più corretto e rispettoso per interagire all’interno di questa realtà.
Per rendere possibile ciò viene quindi promosso l’impiego di una didattica digitale interattiva. Un tipo di didattica che si concretizza attraverso l’uso di semplici strumenti operativi e laboratori che toccano temi e situazioni della vita online, grazie ai quali incoraggiare il dibattito e il confronto, nonché una fondamentale presa di consapevolezza sulla vita online (o onlife).
Direi che sono una persona dolce, anche se con i miei lati forti, un po’ permalosetta e lavoratrice. E direi anche abbastanza resiliente, nonostante tutto.
Qual è il tuo ruolo all’interno di ReteSviluppo?
Sono qui per il tirocinio dell’Università. Sto per laurearmi alla magistrale in Scienze della formazione con una tesi su disabilità e resilienza come cura di sé stessi, come strumento positivo per autocurarsi e trovare una via di successo nel lavoro e nella vita. Studio per diventare pedagogista, spinta dal desiderio di aiutare gli altri trovando strade e metodi che mettano al centro la persona più che il suo problema. Qui a ReteSviluppo lavoro per promuovere sui social il lato positivo della disabilità e partecipo alla stesura di progetti e interventi nelle scuole. Ci siamo conosciuti alla mappatura dell’accessibilità di Prato di Kinoa e ci siamo trovati sin da subito.
Cos’è la resilienza nella vita quotidiana di una persona con disabilità?
È sia la resistenza agli sforzi di tipo fisico, sia la forza mentale necessaria a superare tutti i pregiudizi che affrontano nella vita di ogni giorno le persone con disabilità. La resilienza è anche la capacità di far fronte al fatto che quando parli con una persona, soprattutto se sconosciuta, sai che comunque lui o lei ti guarderà prima come disabile che come persona.
È lo sforzo continuo di trovare delle luci nonostante tutte le ombre.
Dalla tua esperienza personale, professionale o del tuo percorso di studi qual è la percezione della disabilità fra i bambini? Quali interventi sarebbero secondo te necessari?
Molto è cambiato rispetto a quando ho frequentato io le scuole, quando non c’erano percorsi ad hoc per le persone con disabilità e praticamente tutto era lasciato all’improvvisazione. Penso che ancora si potrebbe lavorare sull’accettazione da parte dei pari: quando cresci e il ruolo di risorsa affettiva e di intermediazione col mondo esterno della famiglia non ti basta più, trovare degli amici, delle persone con cui confrontarsi alla pari non è semplice. In questo senso si potrebbe lavorare in molti modi diversi. Sto lavorando per esempio a una serie di interventi in forma di gioco da proporre nelle scuole attraverso cui i ragazzi possono sperimentare alcune delle difficoltà sensoriali o fisiche che le persone con disabilità si trovano ad affrontare tutti i giorni. Esercizi semplici che aiutano però in modo concreto a capire le difficoltà e a guardare oltre, alla persona.
Progetti per il tuo futuro prossimo?
Spero che nel mio piccolo quello che faccio sia d’esempio per qualcuno, per i ragazzi con e senza disabilità, e mi aiuti a farmi conoscere. L’importante per me adesso però è laurearmi con un buon voto e trovare un lavoro che mi permetta di essere il più indipendente possibile.
La Toscana e l’innovazione, una sfida da vincere per creare lavoro e occupazione
Considerazioni sul sistema innovativo in Toscana di Lapo Cecconi:
Pro
Sicuramente il punto di forza della Toscana, non solo nel campo dell’innovazione è ovviamente la sua attrattività territoriale. Essere un punto di riferimento internazionale nei settori dell’arte, del turismo, della moda e della creatività garantisce la presenza sul territorio di un forte sistema di pmi con robusto know how nei settori tradizionali che può fare da volano per le nuove imprese innovative. Alcuni distretti da ormai qualche anno registrano dati dell’export molto incoraggianti che garantiscono le risorse per investire nell’innovazione e nell’industria 4.0.
Le tre aree universitarie della Toscana, con il sistema Pisa e il polo di Navacchio in testa lanciano segnali positivi, soprattutto nel campo della robotica, terziario avanzato e life science. Dopo anni di frammentazione tra i vari soggetti nel campo dell’innovazione stiamo finalmente assistendo ai primi segnali di collaborazione.
Anche in Toscana il Piano Nazionale Industria 4.0 ha dato l’impulso alla nascita dei primi Competence Center e Digital Innovation Hub, che dovrebbero mettere in contatto imprese, università e centri di ricerca, per realizzare progetti, fare formazione, autovalutare la maturità digitale e accedere ai finanziamenti pubblici e privati.
Firenze grazie al suo richiamo internazionale negli ultimi anni sta diventando un polo di aggregazione dove nascono continuamente nuovi spazi di coworking che diventano luoghi ibridi dove si incontrano imprenditori e studenti, vengono scelti come sede della startup, dove si fa formazione e networking.
Inoltre nel panorama regionale si sta timidamente affacciando una nuova figura imprenditoriale già presente nel resto d’europa, quella del business angel, cioè di un professionista che decide di aiutare, con il proprio denaro, giovani startupper che hanno un’idea imprenditoriale ma non hanno i fondi per svilupparla.
Contro
Il sistema dell’innovazione in Toscana deve assolutamente crescere perché abbiamo numeri bassi di start up, poca integrazione tra le aziende innovative e quelle tradizionali con forte know how, abbiamo una scarsa attrazione di investitori e le risorse quando ci sono vengono spesso filtrate tra troppi intermediari. Le regioni del Nord stanno investendo molte più risorse e stanno attraendo innovazione e talenti per poter rinnovare il proprio tessuto imprenditoriale e lanciare le sfide alle altre regioni e hub europei e internazionali.
Per competere a livello internazionale serve aggregazione, gioco di squadra e una forte identità, le risorse a disposizione e quelle da raccogliere devono puntare nella stessa direzione ed è quindi necessario abbattere una volta per tutte i campanili, ormai antistorici. Le istituzioni, le aggregazioni imprenditoriali e le università, devono scegliere, selezionare e allargare la squadra per raggiungere obiettivi specifici e identitari e per accompagnare, abbracciando una volta per tutte il cambiamento, questo territorio verso le sfide del futuro, sul quale siamo già in ritardo.
Collegare in modo efficace il sistema della formazione con il mercato del lavoro nei settori più innovativi e ad alta specializzazione tecnologica è una sfida ben nota ma per la quale non sono state trovate soluzioni adeguate. Il rischio è perdere talenti come sta succedendo nel sud Italia, accontentarsi della rendita delle bellezze del nostro territorio e scegliere di non essere protagonisti.
Unica certezza, certificata dai dati, è che per l’ennesima volta a rimetterci sono i giovani che dall’inizio della crisi, quindi da ormai dieci anni, continuano a registrare statistiche impressionanti. Un costante 30% nella casella della disoccupazione. Ci stiamo rendendo conto che il problema sta diventando irrisolvibile con le ricette applicate sono ad oggi?
Lapo Cecconi
Gli interventi dei nostri ospiti:
“Stiamo vivendo un cambiamento molto significativo dal punto di vista tecnologico ma anche sociale e sanitario e adesso c’è una necessità sempre maggiore di aumentare e migliorare la presa in carico delle persone. — ha sottolineato l’assessore regionale Stefania Saccardi — I crescenti problemi sociali come la disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della popolazione potranno essere affrontati solo grazie ad un forte investimento nell’innovazione tecnologica che permetterà di affrontare queste sfide in modo più efficace e riducendo i costi di gestione. L’esperienza di Kimap è un esempio di come la tecnologia può venire in aiuto ad un’esigenza sociale. La Toscana ha un patrimonio straordinario. Oltre alle Università, vere e proprie eccellenze, abbiamo una straordinaria industria innovativa, sia nel settore del farmaco che delle tecnologie informatiche. Come amministrazione abbiamo l’obiettivo di mettere tutto in sinergia, per alimentare e migliorare questo ecosistema puntando su realtà come la Fondazione Toscana Life Sciences, capace di mettere in relazione questi mondi, clinica e ricerca, coordinando pubblico e privato.”
Stefania Saccardi
“I dieci anni di attività di ReteSviluppo sono il successo di un team che fin dall’inizio ha creduto nell’innovazione e nella creatività come motore di sviluppo per l’intera comunità. Un’attività molto legata al tema del sociale e che grazie al navigatore Kimap ha realizzato una mappatura delle barriere architettoniche della città, che presto entrerà negli open data del Comune di Firenze: una collaborazione pubblico-privata sempre importante per la crescita delle comunità.” ha dichiarato Cecilia Del Re, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Firenze “È bello vedere come una realtà così giovane sia già così affermata nell’ecosistema fiorentino dell’innovazione. Un’esperienza particolarmente virtuosa, che ha permesso anche a tanti ragazzi degli istituti superiori di entrare a contatto diretto con il mondo dell’impresa e dell’imprenditorialità, rendendoli protagonisti delle attività e fonti di nuovi progetti. I primi due progetti realizzati da questi ragazzi sono infatti già approdati alla fiera Maker Faire di Roma. Auguri per questi 10 anni e in bocca al lupo per il futuro sperando di percorrere ancora della strada insieme”.
Cecilia Del Re
“Camera di Commercio di Firenze sostiene in tutti i modi l’innovazione delle imprese e del territorio, basti pensare che dal 2014 i progetti digitali gratuiti hanno coinvolto 6mila partecipanti e più di 2mila aziende — ha dichiarato Paola Castellacci, membro di giunta della Camera di Commercio di Firenze — Oggi ogni imprenditore può rivolgersi al PID, Punto Impresa Digitale, che è il luogo d’incontro perfetto fra le aziende e l’ecosistema dell’innovazione. Attraverso i nostri digital promoter si può migliorare l’organizzazione della propria azienda, sviluppare l’attività commerciale e allo stesso tempo utilizzare, se non lo si fa già, tutti gli strumenti cancella-burocrazia che sono a disposizione. Siamo sempre più convinti che non esista impresa senza innovazione, per questo spingiamo tantissimo per coinvolgere più aziende possibile”.
Paola Castellacci
“Adolescenti e giovani sono la fascia della popolazione meno studiata dalla ricerca sociale, eppure capirne le dinamiche è cruciale per uno sviluppo prospero dell’intera società.” ha detto la professoressa Anna Pettini presentando il Data Life Lab, il laboratorio congiunto tra reteSviluppo, Kinoa e l’Università di Firenze per studiare i comportamenti legati ai giovani attraverso nuovi format che fanno uso dei social network come strumenti di indagine. “La ricerca su questa popolazione non può prescindere da strumenti che portino il ricercatore il più vicino possibile ai dati della realtà corrente. La possibilità di utilizzare strumenti innovativi per la ricerca permette sia di aderire al mondo in cui i ragazzi si esprimono maggiormente, sia di coinvolgerli e così trasferire loro le competenze che possono costituirsi come base per un approccio innovativo al loro stesso lavoro futuro”.
Anna Pettini
Dopo gli interventi dei partecipanti sono stati mostrati i progetti innovativi dell’ecosistema nato da ReteSviluppo e dalla startup Kinoa, fondata nel 2016 dagli stessi imprenditori.
Il progetto di punta di Kinoa è Kimap, il primo navigatore per persone con disabilità motorie che offre agli utenti la strada più accessibile per raggiungere la loro destinazione. I dati sull’accessibilità sono raccolti automaticamente dai sensori degli smartphone degli utenti e elaborati da una tecnologia proprietaria brevettata da Kinoa. La raccolta automatica dei dati a partire dagli utenti stessi ha permesso di rendere Kimap disponibile ad una community mondiale.
Kimap
L’altro progetto presentato da Kinoa è stato KibiGO, un’esperienza dedicata ai giovani tra i 15 e i 25 anni ai quali viene offerta l’opportunità di sviluppare nuove idee attraverso un format che unisce la sperimentazione delle nuove tecnologie, l’educazione finanziaria tramite l’uso di una moneta virtuale e la realizzazione di veri e propri prototipi da lanciare sul mercato. Per KibiGO la startup Kinoa ha sviluppato una blockchain dedicata e una moneta virtuale, il Fiorino, che permette di certificare ogni attività all’interno dell’esperienza.
KibiGO
I partecipanti all’evento hanno potuto ammirare ed interagire con i primi due progetti realizzati dai ragazzi dell’esperienza KibiGO: Calinda, un distributore di bevande a comando vocale che serve il cocktail desiderato chiesto a voce dall’utente e iFrame, un quadro digitale dotato di intelligenza artificiale con una cornice realizzata appositamente da un artigiano fiorentino che mostra le bellezze dell’arte italiana.
Pochi giorni fa abbiamo analizzato cosa potrebbe accadere in Toscana e nelle varie province, ipotizzando che una riduzione delle esportazioni delle aziende toscane nei confronti del Regno Unito sia un’ipotesi realistica, a causa della futura e probabile presenza di dazi e di complicazioni normative; oltre a questo, la svalutazione della Sterlina nei confronti dell’Euro rende ancora meno appetibili i prodotti oltre confini e quindi anche quelli toscani.
Dal punto di vista turistico, quali potrebbero essere le ripercussioni? Proprio quest’ultimo aspetto, relativo alla possibile svalutazione della Sterlina potrebbe giocare un ruolo chiave nel potere di acquisto dei britannici.
Il Regno Unito, secondo i dati Banca d’Italia, occupa nel 2015 la terza posizione tra i mercati di provenienza dei principali paesi europei, con quasi 27 milioni di pernottamenti. Al primo posto troviamo la Germania con oltre 62 milioni di pernottamenti, seguita dalla Francia con 35,5 milioni di pernottamenti. Più indietro l’Austria con quasi 15 milioni, la Spagna con 14,6 milioni e l’Olanda con 11,9 milioni. Staccati il Belgio con 6,3 milioni di pernottamenti e la Svezia con 2,8 milioni.
Posizione che si mantiene stabile anche per ciò che riguarda la spesa dei britannici in Italia, con poco meno di 3.000 milioni di Euro. Anche in questo caso a guidare la classifica dei principali paesi europei è la Germania con 5.469 milioni di Euro, seguita dalla Francia con 3.549 milioni di Euro e, appunto, dal Regno Unito. Troviamo poi l’Austria con 1.517 milioni di Euro, seguita dalla Spagna con 1.144 e dall’Olanda con 1.032. Infine, Belgio e Svezia, rispettivamente, con 614 e 319 milioni di Euro.
Ma il peso dei turisti d’oltre manica aumenta guardando alla spesa giornaliera pro capite che, con 109,2 euro giornalieri è la più alta dietro a quella degli svedesi (112,8 euro), ben più cospicua della spesa giornaliera pro capite media europea (93,8 euro) e di quella degli altri principali mercati di provenienza europea (quella tedesca è di 87,4 euro, quella francese di 100 euro e quella spagnola di 78,5 euro).
Quello britannico è un turismo principalmente da città d’arte e da sport invernali, ed è proprio quello relativo alle città d’arte che potrebbe avere ripercussioni anche per la Toscana.
Il turismo britannico, infatti, rappresenta anche in Toscana una bella fetta di turismo straniero, essendo il quarto mercato di provenienza tra i principali paesi europei per numero di presenze ed il terzo per numero di arrivi. Nel 2015, sono infatti 1 milione e 500 mila le presenze britanniche in Toscana e 412.500 gli arrivi.
Il principale mercato europeo è, anche in Toscana, quello tedesco con 4 milioni e 350 mila presenze e circa 805 mila arrivi nel corso del 2015. A seguire i Paesi Bassi con 1 milione e 925 mila presenze e 313 mila arrivi; troviamo poi la Francia con 1 milione e 790 mila presenze e 546 mila arrivi e, appunto, il Regno Unito. Vi è poi la Spagna con 782 mila presenze e 309 mila arrivi, seguita dal Belgio con 681 mila presenze e 147 mila arrivi, dall’Austria con 566 mila presenze e 125 mila arrivi e, infine, dalla Svezia con 272 mila presenze e 78 mila arrivi.
E’ ancora presto per capire le conseguenze del referendum della Gran Bretagna sulle presenze turistiche britanniche in Toscana legate ad un possibile impoverimento reale causato da una possibile svalutazione della sterlina, ma è anche vero che sia a livello nazionale che toscano, il peso della Gran Bretagna non è di poco conto, soprattutto perché strettamente legato a quel turismo delle città d’arte ben rappresentato dalla Toscana.
Nel 1565 probabilmente Giorgio Vasari non pensava che il Corridoio costruito per Cosimo I dei Medici e la sua ristretta cerchia familiare avrebbe un giorno, oltre 450 anni dopo, consentito a qualche milione di persone di spostarsi tra la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti.
Sembra infatti essere questo lo scenario prospettato dal nuovo direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che intende utilizzare il Corridoio Vasariano – senza la collezione di autoritratti – per portare quello che sarebbe il nuovo Polo museale degli Uffizi a sfidare i numeri dei principali musei europei. Già nel 2015 i visitatori degli Uffizi sono aumentati del 2% rispetto all’anno precedente (1.971.596 ingressi totali), in un contesto nazionale comunque segnato dall’ottima dinamica turistica: i visitatori dei musei italiani sono aumentati del 6% (2,5 milioni di persone in più), gli incassi del 14% (+20 milioni) e gli ingressi gratuiti del 4% (+ 900mila).
Proprio Firenze piazza 3 attrazioni nella “Top ten” nazionale per numero di visitatori, con gli Uffizi al terzo posto (dopo il Colosseo e gli Scavi di Pompei), le Gallerie dell’Accademia al quarto (1,4 milioni di visite) e il Circuito museale Boboli e Argenti al sesto posto (864 mila visite). Considerando i soli musei, quindi, Firenze vanta la maggiore attrattività delle proprie strutture, e il “numero chiuso” della Galleria degli Uffizi – non possono essere presenti contemporaneamente più di 900 persone – non sembra influire sui numeri costantemente in crescita del sito museale.
Restano comunque lontani i principali poli museali europei, come il Louvre di Parigi (9 milioni di visitatori) o il British Museum (6,6 milioni) e la National Gallery (6,4 milioni) di Londra. Facendo una semplice somma algebrica dei visitatori della Galleria degli Uffizi, del Corridoio Vasariano (la cui collezione però necessiterebbe di una nuova collocazione), dei musei di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli, il nuovo Polo “sfonderebbe” senza problemi la cifra di oltre 3 milioni di visitatori annui. A questo numero potrà verosimilmente aggiungersi un’ulteriore quota di visite derivanti dalla riorganizzazione del sistema, aspettandosi che da tale processo venga fuori un gioco a somma positiva, in cui cioè a beneficiarne saranno non solo le nuove Gallerie degli Uffizi, ma anche le altre attrazioni del circuito e, in sintesi, l’intera offerta turistico-culturale fiorentina.
Ulteriore aspetto su cui pare utile soffermarsi riguarda la tipologia di turismo su cui la nuova offerta museale andrebbe ad impattare. L’ampliamento dell’offerta legata al biglietto che il turista acquista per visitare gli Uffizi potrebbe avere un impatto positivo anche sulla permanenza media, che ad oggi per Firenze si assesta sui 2,6 giorni, agendo così sul cd. “turismo mordi e fuggi”, molto impattante sul lato della domanda di servizi della città, ma meno dal punto di vista del finanziamento degli stessi servizi attraverso, ad esempio, il pagamento della tassa di soggiorno. Se si ipotizzasse un aumento annuale del 3% del numero di presenze in città dovuto alla riorganizzazione degli Uffizi, Palazzo Vecchio potrebbe contare su risorse aggiuntive, in media, per oltre 1 milione di euro derivante dalla solo tassa di soggiorno, senza contare gli effetti sull’intero indotto turistico.
“L’impatto dell’apertura del Corridoio Vasariano sul turismo di Firenze – affermano i ricercatori di reteSviluppo – non può essere comunque stimata appieno con le informazioni ad oggi a disposizione. Molto dipenderà anche dalla politica dei prezzi che verrà adottata attraverso un probabile biglietto unico, così come sarà fondamentale l’offerta di servizi durante il percorso di visita, soprattutto attraverso il supporto di tecnologie digitali in grado di rendere l’esperienza sempre più personalizzata e appetibile per le esigenze del turista”.
Nel dibattito sulla “Buona Scuola”, che ha occupato buona parte dell’opinione pubblica sulla stabilizzazione del personale docente precario (tema indubbiamente importante, ma di ancor più forte impatto mediatico), è passato quasi in sordina il nuovo modello di alternanza scuola-lavoro previsto dalla riforma: rivolto a tutti gli studenti del secondo biennio e dell’ultimo anno degli istituti superiori, prevede obbligatoriamente un percorso di orientamento utile ai ragazzi nella scelta che dovranno fare una volta terminato il percorso di studio. Il periodo di alternanza scuola-lavoro si articola in 400 ore per gli istituti tecnici e 200 ore per i licei e si realizza sia attraverso attività dentro la scuola, che fuori da essa (nelle aziende, ad esempio).
Il nuovo modello intende avvicinarsi al cd. “Sistema Duale”, che vede la sua più nota applicazione all’interno del modello tedesco, dove il sistema di istruzione in alternanza è organizzato all’interno della scuola, Berufsschule, e dell’azienda. L’obiettivo è quello di colmare il gap, costantemente lamentato dal mondo produttivo, tra le esigenze professionali delle aziende e quelle detenute dai giovani in uscita dai percorsi scolastici. Allo stesso tempo il nuovo modello vuole essere più attrattivo nei confronti delle giovani generazioni, andando così ad impattare sul tasso di dispersione scolastico, che in Italia raggiunge una delle quote più elevate a livello europeo.
La sperimentazione del Sistema Duale nel nostro Paese consentirà, nel prossimo biennio, a circa 60 mila giovani di poter conseguire i titoli di studio con percorsi formativi che prevedono, attraverso modalità diverse, una effettiva alternanza scuola-lavoro: per una parte dei giovani studenti l’apprendimento in impresa avverrà tramite un contratto di apprendistato di primo livello, mentre per l’altra parte avverrà attraverso l’introduzione dell’alternanza “rafforzata” di 400 ore annue a partire dal secondo anno del percorso di istruzione e formazione professionale.
Anche reteSviluppo crede nella bontà di un modello che cerca di creare reali sinergie tra scuola, istituzioni e mondo produttivo: a tale scopo abbiamo sottoscritto un accordo, con il contributo di Confcooperative, che ci consentirà di ospitare – durante il prossimo mese di febbraio – 5 giovani del Liceo delle Scienze Umane, opzione Economico-Sociale, Niccolò Machiavelli di Firenze. Anche per noi quest’esperienza rappresenta una novità, avendo finora collaborato soprattutto con l’Università, tuttavia riteniamo che proprio il contatto con gli istituti superiori possa essere una sfida interessante e offrire possibilità di contaminazione e apprendimento reciproco tra la nostra realtà e quella della scuola superiore.
Cosa apprenderanno questi 5 ragazzi dall’esperienza con reteSviluppo? Anzitutto si confronteranno con la forma di impresa cooperativa e i suoi meccanismi di funzionamento, apprendendo – e sperimentando sul campo – alcune competenze strettamente legate ai nostri ambiti di attività: ricerca sociale ed economica, partecipazione e cittadinanza attiva, servizi alle imprese, comunicazione. Cosa chiederemo loro? Di essere curiosi, propositivi, di metterci in difficoltà nel rispondere alle loro mille curiosità, di ispirarci nuove idee.
Insomma, non vediamo l’oradi conoscerli. Voi state pure tranquilli, vi racconteremo com’è andata!