Sono sempre di più le imprese che hanno deciso di mettersi in gioco e di affrontare i mercati globali con un nuovo strumento, il cosiddetto contratto di rete, che permette alle PMI che la sottoscrivono di fare squadra su progetti condivisi che, per dimensione, complessità e capacità innovativa, una singola impresa non potrebbe sostenere.
Secondo i dati INFOCAMERE elaborati da reteSviluppo oggi sono ben 7,870 le imprese coinvolte in 1,590 contratti di rete ed il numero è in costante crescita: negli ultimi 18 mesi sono stati attivati 260 nuovi contratti e circa 2000 sono le imprese (+24,8%) che sono entrate a far parte delle reti. Ad ulteriore conferma di un trend in ascesa gli ultimi dati maggio-giugno segnano un ulteriore aumento del 5,2% nelle imprese coinvolte.
Ci troviamo di fronte ad una popolazione di imprese mediamente più dinamica della media nazionale: nelle reti, infatti, è forte la presenza di aziende che si occupano di manifattura hi-tech e di servizi ad alto contenuto di conoscenza. Fra le imprese dei servizi (51,6% del totale) ben 1 su 2 si occupa di servizi avanzati, fra le imprese manifatturiere (36,2% del totale) 1 su 3 è hi-tech e fra le imprese di costruzioni (12,2 %) più di 1 su 2 è svolge attività specializzate.
Secondo Marco Scarselli, ricercatore di reteSviluppo – ente di ricerca spin-off dell’Università di Firenze – “bene l’adozione del contratto da parte delle imprese più dinamiche ma è necessario incentivarne l’utilizzo anche da parte di quei settori del Made in Italy e dei distretti industriali per il quale il contratto è stato pensato e nei quali ancora ha avuto una modesta applicazione
Le reti di imprese permettono del resto, da un lato, il mantenimento dell’indipendenza e dell’identità delle singole imprese partecipanti alla rete e, dall’altro, il miglioramento della dimensione necessaria per competere sui mercati globali.
Si tratta, pertanto, di uno strumento adatto al tessuto imprenditoriale italiano, composto da micro, piccole e medie imprese molto efficaci ma spesso incapaci di competere in termini di innovazione ed internazionalizzazione con imprese più strutturate e di maggiori dimensioni.
In tale contesto è chiaro allora che la parola d’ordine è innovazione”.
E proprio per tale motivo il D.L. n.78/10 ha istituito un’agevolazione fiscale, a favore delle imprese aderenti a un contratto di rete, consistente in un regime di sospensione di imposta sugli utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva e destinati al fondo patrimoniale per la realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete, che abbia ottenuto la preventiva asseverazione da parte degli organismi abilitati.
E anche le Regioni, a ben vedere, nell’ambito dei loro poteri, potrebbero intervenire con agevolazioni fiscali, per esempio in materia di Irap.
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